Emergenza Xylella/Perché combatterla? Perché debellarla?
PARLA L’AGRONOMO/PREZIOSO IL CONSIGLIO DI UN TECNICO PER LA SALVAGUARDIA DELL’ECOSISTEMA
FITOFARMACI: TANTI PERICOLI, TANTA UTILITÀ
Erano i lontani anni ottanta quando, studente di scienze agrarie della storica Università di Bari, apprendevo i sistemi di lotta dei parassiti delle colture agrarie, principalmente fondati sull’utilizzo di pesticidi chimici e sul loro corretto impiego in agricoltura. In quegli anni la chimica era fondamentale in agricoltura, tanti principi attivi venivano messi in commercio per combattere le diverse “pesti”, comprese le erbe infestanti, da sempre antagoniste delle colture agrarie. Alla fine degli anni novanta ho avuto l’opportunità di lavorare presso l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano in uno splendido progetto dal nome “Biopuglia”. Era l’inizio dell’epoca del “Biologico”, il ritorno ai metodi di produzione sostenibili nei confronti dell’ambiente. Eravamo un gruppo di giovani ed entusiasti agronomi che avrebbero costruito la prima banca dati pugliese del Biologico, dove gli agricoltori sensibili a queste tematiche, avrebbero potuto interfacciarsi per avere consulenza e sostegno tecnico. Finalmente si riprendeva a considerare concetti quali la corretta gestione degli agroecosistemi in agricoltura, la costruzione di aree di rifugio, si individuavano i diversi sistemi di produzione a basso impatto ambientale, si ritornava a dare importanza alla biodiversità animale e vegetale e, finalmente, il brutto termine “lotta ai parassiti”, veniva sostituito dalla parola “controllo”, molto più accettabile da chi, come me, ha fatto della sostenibilità degli ecosistemi una professione ed un lavoro. Avere un approccio sostenibile all’agricoltura è fondamentale, ma svolgendo la professione di agronomo, ogni giorno, mi trovo a dover dare consigli e ricette sul controllo dei tantissimi parassiti che affliggono le piante agrarie ed ornamentali, parassiti che, probabilmente per effetto della globalizzazione, diventano sempre più numerosi, più sconosciuti e più difficili da affrontare.
I fitofarmaci continuano ad essere una importante risorsa, non vanno demonizzati a prescindere, a volte rimangono l’unica àncora di salvezza per recuperare un raccolto o l’intera coltura. Sicuramente l’aspetto più importante, molte volte trascurato, è quello legato alla loro commercializzazione ed al loro utilizzo: veleni che possono essere acquistati in fitofarmacie gestite spesso da individui senza un titolo di studio, e che possono essere utilizzati senza alcuna ricetta, da hobbisti e da agricoltori, che ancora oggi, purtroppo, non conoscono la differenza tra un fungicida e un insetticida, tra un diserbante di contatto ed un antigerminello. Questo per me rappresenta il maggiore pericolo! Immaginate che cosa potrebbe accadere se per ogni malattia umana o veterinaria non ci fosse un medico che prescrivesse una ricetta ed un farmacista che vendesse i farmaci sottolineandone le modalità di utilizzo? Cambiano le normative sugli agrofarmaci e dal 1 giugno 2015 il regolamento CLP (Classification Labelling & Packaging) sostituirà integralmente le attuali norme, con lo scopo di armonizzare i criteri di classificazione ed etichettatura dei fitofarmaci al fine di raggiungere un elevato livello di protezione per la salute dell’uomo e per la tutela dell’ambiente, ma ciò che dovrebbe realmente cambiare è l’approccio all’utilizzo di questi veleni, la coscienza di comprendere che anche se la legge non lo prevede, il consiglio di un tecnico può essere a volte fondamentale per la salvaguardia di un ecosistema e della propria salute.
Paolo Marini – Agronomo
















