Pubblicato in: Dom, Ott 26th, 2014

Emergenza/Mancano gli aghi e il reparto si ferma

All’ospedale di Casarano da mesi non è possibile sottoporre i malati di cancro al fegato alla termoablazione. 

rx

Qualche giorno fa un articolo comparso su “sanitasalento.net” riguardante l’interruzione della terapia oncologica per la mancanza degli aghi elettrodi a Casarano, ha destato qualche segnale positivo, poiché è arrivato all’attenzione della politica regionale, compiendo un primo passo in avanti. Infatti, la notizia giunta all’orecchio del tribunale dei diritti del malato ha scatenato scalpore e la Presidentessa regionale, Annamaria De Filippi, ha subito scritto una lettera all’Assessore regionale. Molte lettere sono state inviate anche all’Asl per chiedere chiarimenti, ma ad oggi, la situazione pare bloccata. Un’unica parola di conforto da parte del direttore Asl Narracci che ha affermato che la termoablazione è possibile farla al Vito Fazzi di Lecce, tuttavia nessuno sa come e quando ciò avverrà. Ma, facciamo un passo indietro. La termoablazione è una tecnica nuova per la cura del tumore al fegato. Si attua attraverso un ago elettrodo che si introduce con l’eco-guida nel tessuto malato del paziente per bruciare le cellule tumorali a 100 gradi centigradi. Tale servizio, oltre a garantire al paziente un’aspettativa di vita più alta, è anche più vantaggiosa economicamente rispetto ai tradizionali interventi, perché il paziente può tornare a casa entro le 24/48 ore dal trattamento. Inoltre, il malato non subisce spese aggiuntive che invece avrebbe se dovesse andare a curarsi fuori sede ed anche le spese sanitarie della Asl di appartenenza diminuiscono. Tuttavia, qui da noi non è stato così semplice mettere in piedi una tecnica innovativa come la termoablazione, non tanto per la mancanza delle risorse, quanto per le difficoltà burocratiche. Ci spiega il tutto la giornalista specializzata nel settore sanitario, Roberta Grima, la quale ha seguito la vicenda dalla nascita della metodica a Casarano ad oggi. La termoablazione è nata per iniziativa dei singoli medici che hanno messo a disposizione le loro risorse ed unendo le forze sono riusciti a portare avanti il servizio, naturalmente avendo ottenuto l’autorizzazione da parte della Asl a procedere.

ospedale

In particolare, dice Roberta Grima, “il Primario e chirurgo di Casarano ha messo a disposizione la sala operatoria dell’ospedale all’Infet tivologo ed epatologo di Galatina che, facendo, diciamo così, lo staordinario, ha cercato di mantenere il servizio fino a che, lo scorso luglio sono terminati gli aghi (la gara è scaduta a dicembre dello scorso anno ed il reperimento di tali aghi è stato sempre più difficile)”. Il problema dell’interruzione del servizio di termoablazione per i malati di epatocarcinoma, in realtà, non è nuovo, esiste da tempo. Negli anni è stato interrotto tante volte per mancanza di farmaci o aghi o per l’assenza di disponibilità del medico, etc… Ad oggi circa 200 persone nel Salento sono state trattate con tale metodica, “ma potevano essere molte di più”, afferma la dott.ssa Grima, “perché il servizio non è strutturato, non adeguatamente organizzato. Manca una struttura consolidata con un centro di costo dove far rifornimento senza chiedere per favore come se fosse un capriccio del medico”. Conclude, “basterebbe davvero poco per dare una risposta concreta ai pazienti e un po’ più di buona volontà da parte delle istituzioni per far sì che il servizio riprenda a funzionare”. Alla luce dei fatti si spera che il nodo possa essere sciolto, che ognuno possa fare la sua parte e che i pazienti possano al più presto avere le cure necessarie, con un servizio completo e continuativo.

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