Pubblicato in: Gio, Dic 10th, 2015

Erano Famosi/Il Ciclismo di una volta… faticoso e povero

Come descriveresti il ciclismo di allora?

Lo definirei molto diverso, perfi­no le strade su cui si correva erano al 90% sterrate e dissestate. Spesso dopo il primo km foravo ed ero costretto a scendere dalla sella per cambiarmi la ruota da solo. Infatti correvamo con un tubolare al collo pieno di grasso. Il ci­clismo di allora può essere paragona­to ai ‘lavori forzati’. Tuttavia era una disciplina che ti aiutava a crescere, formava il carattere e ti insegnava a vivere. Era un ciclismo profondamen­te segnato dalla fame del dopoguerra; ricordo che molti diventavano ciclisti per sfuggire alla propria condizione ed ho visto gente davvero affamata durante i pasti. Non c’era il benessere di oggi al contrario fra i ciclisti c’e­ra molta povertà. Si centellinava, si risparmiava eppure si andava avanti.

Che differenze vedi fra ieri e oggi?

Oggi rispetto a ieri il ciclismo è del tutto sui generis nel senso che i ci­clisti di adesso hanno tutto e possono contare su molto di più a cominciare da determinate certezze che in passato mancavano. Anche le biciclette sono cambiate e l’abbigliamento è più con­sono. Ieri avevamo una maglia di lana grezza appena che quando pioveva era solita restringersi. Tuttavia, era me­glio prima in quanto eravamo abituati al sacrificio. Anche ottenere una sem­plice bottiglia d’acqua era pressoché impossibile Coppi, Bartali, Kübler, Koblet e altri grandi professionisti erano coadiuvati da alcuni gregari che correvano avanti entravano in un bar e si facevano dare una bottiglia d’acqua senza pagarla, solo per i capitani. Non era come oggi che ti danno anche da mangiare.

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Primo Anno di Gare – 1949

Personalmente alcune vol­te riuscivo a nascondere una bottiglia d’acqua da qualche parte lungo il per­corso e poi durante la gara mi abbas­savo fino a terra senza scendere dalla bici e la recuperavo per quanto possi­bile. Nessuno ti passava acqua come in quella famosa foto tra Bartali e Coppi. Oggi al termine delle gare sono pronti i massaggiatori per chi ne fa richiesta, allora neanche per idea dovevo tro­varmelo da solo e a pagamento. Oggi quando cade a terra un corridore viene subito assistito, prima doveva cavarse­la da solo.

Attualmente è tornato in voga il tema del doping, negli Anni ’50 c’e­rano casi di questo tipo?

In quegli anni fra gli atleti che ve­nivano dal nord Italia andava di moda farsi le punture intramuscolo. Era tutta gente super allenata che nelle gare spa­riva come niente. Questo però è un caso isolato in quanto allora il doping non influiva così tanto nei risultati dei cor­ridori. Da noi al massimo circolavano la “coramina” e la “stenamina” che si diceva avessero un effetto eccitan­te ed antidepressivo. Un ciclista forte avrebbe vinto con o senza “coramina”. Senza contare che se il corridore mal calcolava come e quando prenderla rischiava che non facesse affatto effet­to. Oggi il discorso è diverso, siamo di fronte a delle sostanze dopanti che in­fluenzano in maniera considerevole le prestazioni degli atleti. È pur vero che il ciclismo rimane uno sport duro e solo per veri appassionati, dove si guada­gna poco rispetto agli altri sport. Però, se condotto in maniera degna, può dare notorietà e molte soddisfazioni.

Pagine a cura di Christian Tarantino

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