Erano Famosi/Il Ciclismo di una volta… faticoso e povero
Come descriveresti il ciclismo di allora?
Lo definirei molto diverso, perfino le strade su cui si correva erano al 90% sterrate e dissestate. Spesso dopo il primo km foravo ed ero costretto a scendere dalla sella per cambiarmi la ruota da solo. Infatti correvamo con un tubolare al collo pieno di grasso. Il ciclismo di allora può essere paragonato ai ‘lavori forzati’. Tuttavia era una disciplina che ti aiutava a crescere, formava il carattere e ti insegnava a vivere. Era un ciclismo profondamente segnato dalla fame del dopoguerra; ricordo che molti diventavano ciclisti per sfuggire alla propria condizione ed ho visto gente davvero affamata durante i pasti. Non c’era il benessere di oggi al contrario fra i ciclisti c’era molta povertà. Si centellinava, si risparmiava eppure si andava avanti.
Che differenze vedi fra ieri e oggi?
Oggi rispetto a ieri il ciclismo è del tutto sui generis nel senso che i ciclisti di adesso hanno tutto e possono contare su molto di più a cominciare da determinate certezze che in passato mancavano. Anche le biciclette sono cambiate e l’abbigliamento è più consono. Ieri avevamo una maglia di lana grezza appena che quando pioveva era solita restringersi. Tuttavia, era meglio prima in quanto eravamo abituati al sacrificio. Anche ottenere una semplice bottiglia d’acqua era pressoché impossibile Coppi, Bartali, Kübler, Koblet e altri grandi professionisti erano coadiuvati da alcuni gregari che correvano avanti entravano in un bar e si facevano dare una bottiglia d’acqua senza pagarla, solo per i capitani. Non era come oggi che ti danno anche da mangiare.
Primo Anno di Gare – 1949
Personalmente alcune volte riuscivo a nascondere una bottiglia d’acqua da qualche parte lungo il percorso e poi durante la gara mi abbassavo fino a terra senza scendere dalla bici e la recuperavo per quanto possibile. Nessuno ti passava acqua come in quella famosa foto tra Bartali e Coppi. Oggi al termine delle gare sono pronti i massaggiatori per chi ne fa richiesta, allora neanche per idea dovevo trovarmelo da solo e a pagamento. Oggi quando cade a terra un corridore viene subito assistito, prima doveva cavarsela da solo.
Attualmente è tornato in voga il tema del doping, negli Anni ’50 c’erano casi di questo tipo?
In quegli anni fra gli atleti che venivano dal nord Italia andava di moda farsi le punture intramuscolo. Era tutta gente super allenata che nelle gare spariva come niente. Questo però è un caso isolato in quanto allora il doping non influiva così tanto nei risultati dei corridori. Da noi al massimo circolavano la “coramina” e la “stenamina” che si diceva avessero un effetto eccitante ed antidepressivo. Un ciclista forte avrebbe vinto con o senza “coramina”. Senza contare che se il corridore mal calcolava come e quando prenderla rischiava che non facesse affatto effetto. Oggi il discorso è diverso, siamo di fronte a delle sostanze dopanti che influenzano in maniera considerevole le prestazioni degli atleti. È pur vero che il ciclismo rimane uno sport duro e solo per veri appassionati, dove si guadagna poco rispetto agli altri sport. Però, se condotto in maniera degna, può dare notorietà e molte soddisfazioni.
Pagine a cura di Christian Tarantino