Pubblicato in: Ven, Mag 29th, 2015

Fenomeni Sociali/Matrimoni da salvare… Itinerari di condivisione

La Mediazione Familiare/A colloquio con l’Avv. Alessandra Capone, esperta di questioni matrimoniali 

“RIDURRE I CONFLITTI A VANTAGGIO DEI MINORI” 

Manca nel nostro ordinamento una regolamentazione dell’istituto e questa lacuna genera una confusione sugli scopi, oltre a difficoltà pratiche per garantirne l’operatività”. 

Avvocato, quali cop­pie si rivolgono al mediatore familia­re?

Sono coppie sposate o di fatto, di ceto cultu­rale medio – alto, che intendono separarsi e desiderano concordare le condizio­ni della separazione in un ambien­te neutro e riservato, decidendo in prima persona quale sarà il futuro proprio e dei propri figli. La media­zione familiare si articola in una serie di sedute della durata di circa un’ora/un’ora e mezza la cui caden­za (settimanale o bisettimanale) ed il cui numero (da un minimo di sei ad un massimo di quindici) varia in relazione alle esigenze specifiche della famiglia.

Quanto è diffusa nella nostra realtà la mediazione familiare?

Purtroppo questa modalità di risoluzione dei conflitti familiari è scarsamente nota tra i possibili utenti e poco conosciuta tra gli ope­ratori del diritto. Manca nel nostro ordinamento una regolamentazione dell’istituto e questa lacuna gene­ra una confusione sugli scopi, oltre a difficoltà pratiche per garantirne l’operatività. Tanto bisogna fare partendo dalla riscoperta dell’in­dissolubilità del legame genitoriale.

capone

Cosa si può fare per diffonde­re l’istituto della mediazione familiare?

Sembrerà retorica, ma l’inter­vento è soprattutto di carattere cul­turale. In questo momento viviamo una fase di transizione; proveniamo da un’esperienza ove sotto il profi­lo giuridico, la procedura di sepa­razione è basata sull’antagonismo delle parti in causa, ove affrontare la separazione significa rivolgersi a un avvocato, presentare un ricorso nel quale, se congiunto, si prevedono le condizioni frutto di meri compro­messi; se giudiziale, vengono esposte le pretese, al vaglio di un giudice a cui delegare tutte le responsabilità, ivi compresa quella genitoriale. Tale soluzione risulta nel campo delle re­lazioni familiari insoddisfacente per­ché segna la fine della contesa legale, senza riflettere la reale composizio­ne del conflitto che rimane irrisolto e nella maggior parte si acuisce a detrimento dei minori.

Che consiglio daresti alle cop­pie in crisi?

Da parte mia consiglierei di spe­rimentare il percorso di mediazione familiare per provare a darsi l’occa­sione di riscoprire il senso di essere genitori responsabili e consapevoli. Esso, infatti, non mira a risolvere le problematiche di coppia, non essen­do il mediatore un terapeuta, né di risolvere questioni giuridiche, non rivestendo nel setting di mediazione il ruolo di avvocato. Il mediatore è un professionista, tenuto al segre­to professionale, terzo neutrale ed imparziale, qualificato, con una formazione specifica di carattere interdisciplinare che agisce in modo da incoraggiare e facilitare la riso­luzione di una disputa con la crea­zione di uno spazio relazionale dove è possibile per entrambi i genitori separati o divorziati raccontarsi, elaborando i reali bisogni, sospen­dendo il risentimento, il rancore, la rabbia per fare spazio dentro di sé, ai bisogni e ai desideri dei figli.

 Giovanni Mangiullo

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