Fenomeni Sociali/Matrimoni da salvare… Itinerari di condivisione
La Mediazione Familiare/A colloquio con l’Avv. Alessandra Capone, esperta di questioni matrimoniali
“RIDURRE I CONFLITTI A VANTAGGIO DEI MINORI”
“Manca nel nostro ordinamento una regolamentazione dell’istituto e questa lacuna genera una confusione sugli scopi, oltre a difficoltà pratiche per garantirne l’operatività”.
Avvocato, quali coppie si rivolgono al mediatore familiare?
Sono coppie sposate o di fatto, di ceto culturale medio – alto, che intendono separarsi e desiderano concordare le condizioni della separazione in un ambiente neutro e riservato, decidendo in prima persona quale sarà il futuro proprio e dei propri figli. La mediazione familiare si articola in una serie di sedute della durata di circa un’ora/un’ora e mezza la cui cadenza (settimanale o bisettimanale) ed il cui numero (da un minimo di sei ad un massimo di quindici) varia in relazione alle esigenze specifiche della famiglia.
Quanto è diffusa nella nostra realtà la mediazione familiare?
Purtroppo questa modalità di risoluzione dei conflitti familiari è scarsamente nota tra i possibili utenti e poco conosciuta tra gli operatori del diritto. Manca nel nostro ordinamento una regolamentazione dell’istituto e questa lacuna genera una confusione sugli scopi, oltre a difficoltà pratiche per garantirne l’operatività. Tanto bisogna fare partendo dalla riscoperta dell’indissolubilità del legame genitoriale.
Cosa si può fare per diffondere l’istituto della mediazione familiare?
Sembrerà retorica, ma l’intervento è soprattutto di carattere culturale. In questo momento viviamo una fase di transizione; proveniamo da un’esperienza ove sotto il profilo giuridico, la procedura di separazione è basata sull’antagonismo delle parti in causa, ove affrontare la separazione significa rivolgersi a un avvocato, presentare un ricorso nel quale, se congiunto, si prevedono le condizioni frutto di meri compromessi; se giudiziale, vengono esposte le pretese, al vaglio di un giudice a cui delegare tutte le responsabilità, ivi compresa quella genitoriale. Tale soluzione risulta nel campo delle relazioni familiari insoddisfacente perché segna la fine della contesa legale, senza riflettere la reale composizione del conflitto che rimane irrisolto e nella maggior parte si acuisce a detrimento dei minori.
Che consiglio daresti alle coppie in crisi?
Da parte mia consiglierei di sperimentare il percorso di mediazione familiare per provare a darsi l’occasione di riscoprire il senso di essere genitori responsabili e consapevoli. Esso, infatti, non mira a risolvere le problematiche di coppia, non essendo il mediatore un terapeuta, né di risolvere questioni giuridiche, non rivestendo nel setting di mediazione il ruolo di avvocato. Il mediatore è un professionista, tenuto al segreto professionale, terzo neutrale ed imparziale, qualificato, con una formazione specifica di carattere interdisciplinare che agisce in modo da incoraggiare e facilitare la risoluzione di una disputa con la creazione di uno spazio relazionale dove è possibile per entrambi i genitori separati o divorziati raccontarsi, elaborando i reali bisogni, sospendendo il risentimento, il rancore, la rabbia per fare spazio dentro di sé, ai bisogni e ai desideri dei figli.
Giovanni Mangiullo
















