Pubblicato in: Sab, Dic 5th, 2015

Giornata del Seminario Diocesano/La Casa delle Vocazioni

IL RETTORE/PRONTI A GRIDARE LA GRATITUDINE

Nel primo messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 2014 Papa Francesco dette un’indicazione chiara e precisa: “A voi Vescovi, sacerdoti, religiosi, comunità e famiglie cristiane chiedo di orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando i giovani su percorsi di santità…”. Da questa indicazione la Chiesa Italiana si sta muovendo nella sua programmazione e proposta vocazionale. Anche il nostro Seminario si è inserito nel solco della Chiesa Italiana. Così, dopo aver approfondito il tema  dello “stupore per una messe abbondante che solo Dio può donare” (2015), quest’anno vogliamo mettere al centro della nostra riflessione e alla base di ogni percorso e iniziativa vocazionale il tema della gratitudine. Da qui scaturisce una scelta operativa che ci porta inevitabilmente a fare “discernimento” rispetto a tutto ciò che come Seminario viviamo “ad intra” e proponiamo “ad extra”: tutto ciò che ci aiuta a entrare dentro sentieri di santità è ben accolto e scelto da noi. Il resto è tempo perso! Non a caso la famiglia di Seminario di Lecce, che da gennaio si è trasferita nel cuore della città e, speriamo, nel cuore della Chiesa diocesana, si sta cimentando nel comprendere e mettere in pratica “l’arte di amare”. Per così come l’età dell’adolescenza lo consente. Già. Proprio così! L’adolescenza.

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Come si fa in una stagione delicata e unica, qual è l’adolescenza, carica di turbolenze e tempeste, riuscire a mettere al centro del vivere l’arte di amare? E la sfida che ci vede impegnati ogni giorno. È il ricordarci costantemente che la persona umana nasce dall’amore e ha come fine l’amore. Solo vivendo nell’amore, dunque, si trova il significato pieno del vivere la vita. Dobbiamo ammetterlo sulle pagine del nostro “quaderno spirituale”, sul quale annotiamo ogni giorno le conquiste e i fallimenti, le attese e le delusioni, le battute d’arresto e gli slanci di generosità, non riusciamo ancora a svolgere quel filo rosso che lega il cammino del nostro andare. Ma siamo certi e, questo lo stiamo imparando “alla scuola dell’amore”, è Lui, Cristo Gesù, Colui che sta tessendo la trama della nostra vita che, comunque vada, vogliamo spendere per amore. Pronti, allora, a gridare la gratitudine! Grazie a Dio Padre: è Lui che ci ha chiamati alla vita e ci ha permesso di custodire nell’animo una scintilla del fuoco d’amore che arde dall’eternità. Grazie a Dio Figlio, Cristo Gesù: è Lui a regalarci la dignità di scoprirci figli amati che imparano a rispondere all’amore donato donando amore. Grazie a Dio Spirito Santo, Amore: è Lui a renderci melodia del canto multiforme che dalla terra sale verso il cielo. Il Seminario è il tempo nel quale si va a scuola di gratitudine. È il luogo dove si impara a dire: “Grazie!”. Questo è ciò che fa ogni giorno il Seminario. Solo a partire dalla gratitudine può nascere un’autentica responsabilità nei confronti dell’esistenza, che tende a concretizzarsi in una risposta nella linea della gratuità. Solo a questo punto è possibile e convincente una proposta di vocazione cristiana forte. “In concreto, quanto più il giovane viene formato a passare con naturalezza dalla gratitudine per il dono ricevuto della vita alla gratuità del bene donato, tanto più sarà possibile proporgli il dono totale di sé a Dio come esito naturale e per taluni inevitabile” (NVNE 26d).

Stefano Spedicato 

MAI AVER PAURA/NON TEMERE DI FIORIRE NONOSTANTE TUTTO 

“Non temere, Maria perché hai trovato grazia presso Dio”, queste sono le parole che l’angelo aggiunge al primo saluto di gioia che noi sentiremo nelle nostre chiese. Chi vi parla è un seminarista di terzo anno del se­minario maggiore, che dopo l’esperienza degli esercizi, non ha smesso di pensare che la prima richiesta del Signore di fronte all’uomo è quel­la di non avere paura. Devo dire che molte volte anche nell’arco di una settimana mi rendo conto che la scelta che ho fatto già da piccolo, deve essere rivissuta proprio come si fa, quando si incontra una persona. Mi piace pensare, che ogni volta che lo faccio, l’iniziativa non è mia, ma Sua, perché è Lui che continua a guidare il mio cammino di discernimento. Voglio partire proprio dalla Bibbia, il libro più diffuso al mondo ma alcune volte forse troppo sconosciuto ma che è la “ricetta” della nostra vita.

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Dio quando si rivolge ad Abram nel libro della Genesi prima di rivelarli le promesse, usa proprio queste due paroline: “Non temere”, molte volte si ha paura della figura di Dio ritenendola distaccata dal genere umano. Ecco allora che in maniera parallela, dall’altra parte della Bibbia, nel vangelo di Luca, Gesù rivolge le stesse parole a Pietro: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Gesù, non vuole mettere in crisi la vita di Pietro, che leggendo il brano per intero si comprende la sua tristezza per essere tornato dalla pesca con la barca vuota, ma lo voglia ri-definire affinché nella vita di Pietro fiorisse l’equilibrio giusto nella sua umanità. Quindi solo scorgendo nella quotidianità, il Suo sguardo siamo capaci di comprendere quanto Gesù usa grazia, misericordia e pazienza verso di noi, e non vuole altro che, questo amore ricevuto, non sia rinchiuso nelle nostre parrocchie, nei nostri seminari o luoghi di culto ma sia emanato e messo in circolazione ognuno secondo le sue capacità. Quindi, ora mi rivolgo a voi lettori: caro giovane, non temere di conoscere un Gesù scomodo nonostante molti lo calpestano, ma che nella missione abbiamo amato insieme; caro adulto non temere di fare scelte autentiche nella vita nonostante molti vogliono vivere nel provvisorio; caro anziano non temere e non smettere di istradare noi che nella tua sofferenza troviamo il mistero di una vita vissuta nella vera felicità e in un’umanità davvero fiorita. 

Emanuele Tramacere 

UOMINI CORAGGIOSI E DI PREGHIERA/AUTENTICA SCUOLA DI PREGHIERA E DI VITA 

La vita di un giovane che sceglie di dire sì alla chiamata di Dio è paragonabile ad un pezzo di argilla, che, nel corso del cammino di discernimento e di formazione in seminario, assumerà una forma ben definita, quel­la del pastore, ad immagine dell’unico vero pastore, Cristo Gesù. Sono Cosimo, ho 29 anni e sono al quinto anno nel Pontificio Seminario Romano Maggiore. Nel giorno in cui la nostra Chiesa di Lecce celebra la giornata del Seminario, non posso che guardare agli anni della formazione in seminario come ad un’autentica scuola di vita, sotto tutti gli aspetti, spirituale, re­lazionale, intellettuale e pastorale. In questo cammino, non certo facile, perché visto dalla società moderna come scelta coraggiosa, fatto di momenti in cui ti trovi a mettere in gioco tutta la tua vita, le tue certezze, impari a vedere l’opera del Signore su di te, il suo modellarti e prendersi cura di te.

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È un cammino di profonda intimità con lui, di preghiera e di vita al servizio dei fratelli che condividono con te questa scelta. Il seminario è veramente il luo­go in cui scopri il tuo essere uomo, che guarda alle necessità del fratello, soprattutto nelle esperienze pastorali nelle parrocchie o al servizio dei bisognosi, come nelle carceri o negli ospedali. In esse scopri come non è fondamentale chi sei, perché ciò che veramen­te conta è il mettere in pratica ciò che impari dalla preghiera, ciò che ogni giorno fai tuo dalla meditazione della parola e dall’Eu­carestia. Impari a vivere ogni momento della giornata a immagine di Cristo, trasformando il tuo uomo vecchio, grazie all’aiuto dei formatori e del padre spirituale, nell’uomo nuovo fatto ad imma­gine di Cristo. Auguro ai giovani della nostra chiesa di Lecce, che hanno deciso di seguire Cristo, di essere uomini coraggiosi e di preghiera, per essere pastori ad immagine di Cristo. 

Cosimo Marullo 

ARRIVARE ALLA VERITÀ/FIDARSI DI LUI E IMPARARE AD AMARE 

Arriva un momento, nella vita di un uomo, in cui questo sente il bisogno di mettere ordine alle cose. È un istante in cui ci si rende conto che forse la vita non è poi tutto quel disordine e quel non senso di cui ci vogliamo convincere. Quando questo momento nella mia vita è arrivato, è proprio allora che ho deciso di camminare. Camminare per capire. Camminare per arrivare a una qualche verità. Sono in cam­mino da quattro anni qui al seminario maggiore di Molfetta e forse avrei gettato la spugna già da tempo se questa verità non l’avessi potuta toccare nella carne di Gesù Cristo e in ogni persona incontrata. Questa verità, che si fa toccare e che si rende visibile nell’uomo Gesù, però non rimane fer­ma, non resta in silenzio, ma ti interpella chiedendo alla tua libertà di reagire, di rispondere in qualche modo: confesso che io mi sono sentito turbato davanti a questo appello, come Maria di fronte all’angelo.

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Anche io, come lei, non riesco a spiegare il significato di quello che il Signore mi sta chiedendo. Ma posseggo una certezza dentro di me. Una certezza che mi batte dentro al ritmo del cuore, perché è grazie a questa che continuo a vivere: la certezza che Dio non si sbaglia mai! Anche se adesso non sempre lo capisco, anche se sono un ragazzino che ha ancora tanto da imparare per diventare presbitero e quindi anziano nella fede. Anche con tutte le mie fragilità, sono sicuro che Dio non si sbaglia mai. Mi fido di Lui, consapevole che la strada che sto scegliendo richiederà ogni giorno di più un affidarsi totale e incondizionato a Lui e ai suoi vicari qui sulla terra. Penso che se tutti avessero il coraggio di fidarsi di Dio, il mondo sarebbe un luogo che, senza molta difficoltà, si potrebbe chiamare Paradiso, perché ognuno di noi sarebbe semplice­mente capace di amare. 

Carmelo Gentile 

PRIMA DI TUTTO UOMINI… PALESTRA DEL CUORE E NON FABBRICA DI PRETI

Molto spesso guardiamo al seminario come ad un luogo di chiusura, dove c’è gente etichettata che quasi sembri uscire in serie come da una catena di montaggio di una fabbrica e questi esseri molte volte considerati ab norme al giorno d’oggi miste­riosamente e magicamente diventano preti. Ebbene cari miei, togliamo dalle nostre teste tutte quelle visioni distorte e contorte, fasulle, che abbiamo del seminario, influenzati dalla mentalità d’oggi e dal “sentito dire”. Innanzitutto dobbiamo capire che il seminario non è principalmente un luogo, ma prima di tutto un tempo, un tempo di formazione, un tempo di crescita culturale e spirituale. A me piace sempre definire il seminario come la “palestra del cuore”, un cuore innamorato che vuole riuscire ad amare sempre di più e in maniera sempre più forte. Posso dire con sincerità che la bellezza dell’essere seminarista è prima di tutto quella dell’essere innamorato, innamorato di un Amore grande.

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Essere seminarista non sta a significare il diventare pre­te, ma uomo, non dimentichiamocelo mai. Non saremo mai preti se non siamo prima uomini…uomini in grado di amare e che si lasciano amare. Essere mosso dal “desiderio di Dio”, questo mi ha spinto ad intraprendere questo cammino, come dice il Salmo 63: “Tu sei il mio Dio e io ti cerco. Sono assetato di te, ti desidero con tutto me stesso: sono terra arida, secca, senz’acqua. Così ti ho cercato nel tuo santuario per conoscere la tua forza e la tua gloria. Il tuo amore è più prezioso della vita…”. Ecco guardando a questo salmo sento quella forza che mi ha spinto e che mi spinge costantemente nel lasciarmi trasportare da Dio, cercando di scoprire e conoscere il suo progetto d’amore che ha per me, con la consapevolezza che senza di Lui, la nostra vita non avrebbe senso. 

Antonio De Nanni

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