La Comunità Cristiana accoglie
ESPERIENZE NELLA DIOCESI DI LECCE.. “FAMIGLIE FERITE” RISCOPRONO LA CHIESA
Sono ormai 5 anni che per volontà del mio Vescovo, nella diocesi di Lecce, nel sud Italia, mi occupo di “famiglie ferite” (separati, divorziati, conviventi, divorziati risposati). Lavorando nella pastorale familiare era necessario, visto il numero crescente di famiglie “in sofferenza”, che creassimo qualche cosa dove questi amici si potessero sentire accolti, ascoltati, amati. Non possiamo ignorare questa gran parte del popolo di Dio che ha avuto una esperienza negativa di matrimonio, non di unità, ma di divisione, spesso anche di violenza tra le mura domestiche. Per non parlare poi dei bambini che soffrono più di tutti la separazione dei genitori e subiscono la seconda famiglia di uno dei due in modo traumatico. Spesso sono oggetto di contesa, costretti a vivere ora con l’uno, ora con l’altro. È chiaro poi che il percorso di catechesi ne risente; molto spesso i ragazzi non partecipano alle liturgie perché sono fuori città, o con il papà o con la mamma.
STORIE DI PERIFERIE
La mia parrocchia, sita alla periferia della città, è costituita quasi per metà da famiglie di conviventi, di separati, di divorziati risposati, con pochissimi matrimoni celebrati in chiesa. Abbiamo cominciato ad incontrarci con alcuni amici di buona volontà che hanno alle spalle un matrimonio spezzato, o hanno subito il divorzio e non ce l’hanno fatta a restare da soli, stabilendo nuove unioni, ma non cancellando Dio dalla propria vita. Si è subito creato un clima di famiglia dove ognuno ha raccontato la sua esperienza, le proprie sofferenze, il desiderio di pace interiore e di comunione con gli altri. È stato naturale e necessario, parlare di Gesù crocifisso che ha subito, lui per primo, delusioni, incomprensioni anche dai suoi più cari amici, ma non ha smesso di amare, di perdonare, di credere nell’amore del padre e nella conversione degli uomini. Avevano bisogno di incontrare un Dio che non li giudicava, non li cacciava, e per me, è stato facile parlare di Dio che è Padre, della Chiesa come famiglia, di Maria come sposa e madre. Era come mettere olio sulle ferite, un ritrovare la Chiesa come madre, un sentirsi riaccolti. Mi faccio aiutare, in questi incontri da alcune persone sposate e non che hanno scelto Dio nella loro vita, mettendolo al primo posto nei loro ideali, per cui anche grazie alla comunione che traspariva dal nostro parlare ed essere insieme, hanno potuto comunicare la loro esperienza, di come Dio, entrato nelle loro famiglie, le ha tenute in piedi, ha dato loro il coraggio di ricominciare, di perdonare per primi, di vedere Cristo nell’altro. Le famiglie “ferite” sono state colpite da queste testimonianze, hanno capito che non sempre c’è bisogno di uno psicologo o di un avvocato per sistemare le difficoltà nei rapporti, che basta incominciare da se stessi a cambiare, senza pretendere niente, cedere in qualche cosa, cercare l’unità della famiglia prima del possesso di tante cose spesso inutili.
MATRIMONI NAUFRAGATI
A parte i vari problemi personali che hanno portato al fallimento del proprio matrimonio, ed alla incognita che spesso accompagna una nuova unione, una sofferenza grande per questi amici, è quella di non sentirsi accolti dalla Chiesa. Alcuni erano stati messi al bando dalle comunità ecclesiali; non sempre erano stati accolti con comprensione neanche dai sacerdoti, ed il non poter ricevere l’Eucarestia durante la celebrazione della S. Messa era un dolore immenso. Si sentivano cacciati, respinti, rifiutati dalla comunità di cui alcuni avevano fatto parte attiva, spesso anche impegnati in gruppi ecclesiali. L’incontro con le “famiglie-riunite”, così amiamo chiamare il nostro gruppo, li ha sbloccati. Hanno ascoltato che Dio li ama, che fanno parte pienamente della Chiesa, che possono continuare ad impegnarsi nella propria comunità. Hanno riscoperto che la presenza di Gesù non è solo quella Eucaristica, ma che quando si vive l’amore scambievole si può avere Cristo tra noi; quando ascoltiamo e viviamo la Parola di Gesù è Lui che ci parla e ci invita a metterla in pratica. Quella frase del Signore: “qualunque cosa avrete fatto al minimo l’avrete fatta a me” ha fatto riscoprire che Cristo è presente in ogni fratello, soprattutto nei più bisognosi. È stato quasi naturale allora per questi amici che non potevano incontrare Gesù sacramentalmente andare ad incontrarlo attraverso il volontariato, servendolo dove c’era bisogno, soprattutto negli ultimi. Per esempio: un nostro amico è diventato dirigente in una squadra di basket formata da ragazzi paraplegici che partecipa ad un campionato e sono spesso in giro per l’Italia; un’altra signora, che ha un posto di alta responsabilità nella società essendo giudice del tribunale dei minorenni è venuta per un po’ di tempo, con alcune signore della Caritas, a portare cibo e vestiario ai Rom che vivono in condizioni precarie nei pressi della Stazione Ferroviaria; altri amici hanno fatto ritorno in parrocchia e si sono messi a disposizione del parroco chi nella segreteria, chi a fare le pulizie della chiesa; un amico convivente mi dà una mano nell’Oratorio e segue i bambini della squadra di calcio; due del nostro gruppo sono andati a dare la loro testimonianza in un corso di preparazione al matrimonio. È un momento di paradiso quando ci vediamo e ci raccontiamo ormai non più la nostra sofferenza, ma le gioie che vengono dal donarsi agli altri.
RITORNO ALLA PAROLA
I nostri incontri sono passati ormai ad essere dei veri e propri momenti di formazione spirituale con brani del Vangelo commentati a turno da noi animatori. Non si legge soltanto il brano del Vangelo, ma ci si confronta, tutti esprimono cosa dice il Signore attraverso quel brano, come lo si può vivere nella vita e ci raccontiamo come lo abbiamo incarnato. Ormai anche loro sperimentano come vivendolo, il Vangelo, ci apre vie nuove, ci fa trovare soluzioni insperate perché è l’amore verso tutti a guidare la nostra vita e ci fa guardare le persone, fosse anche il marito che ha tradito, non come nemici, ma volti di Cristo sofferente. E questa vita che sgorga dal Vangelo vissuto che i nostri amici delle famiglie “ferite” vedono vissuta in noi li coinvolge, fa sentire che il cristianesimo possono viverlo tutti e che produce frutti insperati; non di rado fa trovare soluzioni prima non valutate. Si fa l’esperienza di comunità, dove non conta chi è in regola con la Chiesa perché ha osservato la legge morale, ma chi ama.
FACEBOOK E CHIARA
A qualcuno poi è venuta l’idea di creare un gruppo su facebook per cui ogni giorno ci sentiamo, ci comunichiamo le varie iniziative e immancabilmente arriva anche il “passaparola” con pensieri di Chiara Lubich che “danno il la” alla nostra giornata. I rapporti tra noi si sono intensificati, almeno con lo “zoccolo duro” degli amici che sfidano anche le intemperie pur di essere presenti agli incontri. Spesso ci si ferma a parte per delle conversazioni private e qualche volta si incontrano anche familiari ammalati o figli con particolari problemi. Questo amore personale, questo sentire proprie le loro sofferenze li porta a sperimentare l’amore di Dio e a fare agli altri quello che stanno ricevendo. Altri amici invece, vengono, vedono, e non sempre sentono di fare questa esperienza: la porta è sempre aperta a tutti. Con molto piacere poi ci si incontra in casa di qualcuno per una “pizza” insieme o per festeggiare qualche avvenimento.
INCONTRARE IL PASTORE
Ogni anno, nel mese di giugno, attendiamo l’incontro con il nostro Vescovo: è un appuntamento vissuto nella gioia da parte nostra e da parte sua. Nell’ultimo incontro diceva: “Nei primi incontri li sentivo quasi “arrabbiati” con la Chiesa ora sento che stanno camminando nella fede e si sentono parte viva della comunità”. Stiamo cercando anche di creare degli “operatori pastorali” che possano seguire ed essere punto di riferimento, possibilmente in ogni comunità parrocchiale, per le famiglie in difficoltà. Con degli incontri specifici che vanno dall’aspetto teologico a quello sociale, pastorale e spirituale, stiamo approfondendo le varie problematiche non solo delle “famiglie ferite”, ma anche degli omosessuali. Per ora siamo ancora agli inizi, appena 60 persone divise in due gruppi, ma vogliamo prepararci ad essere presenti visto che ormai coloro che si sposano in chiesa sono una minoranza anche nel nostro sud e che i conviventi ed i divorziati risposati crescono di anno in anno.
Gerardo Ippolito
















