La Comunità Cristiana accoglie
TESTIMONIANZA/1
LE SPERANZE TI CROLLANO ADDOSSO, FINO A QUANDO…
È difficile provare a raccontare, in poche battute, la propria vita di donna separata che vive questa condizione, portandosi dentro il dolore, le fatiche e le difficoltà, cercando di vivere con coerenza la propria vita di Cristiana impegnata. La mia storia è simile a tante altre, storia di una cristiana che ha fatto il suo cammino di vita e di fede sempre all’interno della comunità parrocchiale di San Sabino in Lecce, nella quale, attraversando difficoltà, dubbi e crisi, sono cresciuta fino a diventare la donna che sono oggi. La stessa Comunità mi ha accompagnato sempre, anche il giorno del Matrimonio, facendomi sentire una sua “figlia” accompagnata all’altare al braccio di mio padre e sostenuta dalla preghiera di tutta la comunità. Ha vissuto con me i 10 anni di vita di coppia fino al momento più difficile, quello della separazione, il momento in cui non sapevo più chi ero e cosa avrei fatto da quel giorno in poi…È il momento in cui tutti i sogni, speranze, aspettative, progetti crollano lasciando in me il senso del fallimento, non sapendo più collocarmi in quale contesto come persona e donna impegnata nella realtà ecclesiale. La paura, il dubbio, il buio, il dolore più intimo e profondo prendono il sopravvento offuscando la consapevolezza di essere amata e, per questo amore, chiamata a realizzare il Suo progetto su di me. Momenti difficili che possono bloccare ogni persona, anche la più coerente e consapevole (e non sono certamente io). Ma nella mia storia c’è una variante rispetto a tante storie di persone separate che provano a “ricominciare” a vivere come possono e come sanno; nella mia storia c’è l’esperienza della Comunità parrocchiale che si fa esempio concreto di una Chiesa che accoglie e abbraccia chi, come me, ha vissuto e vive una situazione di difficoltà. Ho avuto la fortuna e la gioia di aver vissuto la fase più difficile della separazione con la costante presenza del parroco, don Carlo, che mi ha ascoltato, incoraggiato, sostenuto – che continua a farlo – e, con lui, tutta la famiglia parrocchiale.
È l’esempio vero e concreto della Chiesa che si prende cura di chi porta la croce del vivere una vita pensata per due ma che, invece, ad un certo punto del percorso… è rimasta da sola; che a partire da questo essere sola deve provare a riscrivere un nuovo modo di amare l’altro, perché non ci viene chiesto di chiudere il cuore all’amore anzi, al contrario, di dilatarlo verso un amore più grande… a partire dalla vita di ogni giorno in parrocchia e fuori. Questa Chiesa, fatta di volti e di storie, mi ha aiutato, ed ancora mi aiuta, a vincere la paura di ciò che sarà la mia vita domani, mi incoraggia a vivere l’Amore che non conosce limiti né confini e mi spinge a fare esperienza di amore fraterno lì dove sono chiamata a vivere e ovunque il Signore mi vorrà mandare. È questa mia esperienza personale, questo sentirmi ed essere concretamente parte della Chiesa che, ogni giorno, ogni momento mi spinge all’impegno, senza dubbio faticoso, di “compromettermi” per Gesù e cercare la forza in Lui perché, come dice San Paolo: “Tutto posso in Colui che mi dà Forza”!
TESTIMONIANZA/2
SPIRAGLI DI LUCE OLTRE L’EMARGINAZIONE
Con un nome di fantasia, noi siamo Carlo e Sabrina. Due anni fa abbiamo intrapreso un percorso religioso per situazioni matrimoniali in difficoltà con la parrocchia S. Giovanni Battista. Io e Carlo ci siamo conosciuti otto anni fa; lui veniva fuori da una separazione legale durata 15 anni (con tante sofferenze e incomprensioni), io da un fidanzamento doloroso e deludente. Inizia la nostra bella storia, pulita, come quella delle favole (tengo a precisare che noi non viviamo insieme). Abbiamo 20 anni di differenza, ma per noi non è mai stato un problema. Gli aspetti negativi li abbiamo incontrati in un contesto sociale di emarginazione, perché intraprendere una relazione con una persona separata non è facile. I pregiudizi sono all’ordine del giorno. Carlo ha tre figlie, di cui due con problemi di salute; io vivo con mia madre, donna caratterialmente forte, di 84 anni, ma con problemi di salute di varia natura.
Il giorno in cui abbiamo comunicato alle nostre rispettive famiglie la nostra storia, si è alzato un muro talmente grande, da limitare i nostri incontri. Sono stati, e lo sono ancora oggi, tempi durissimi. La stessa comunità religiosa, anche se qualcosa sta cambiando porta all’emarginazione. Chi vive come noi una storia importante, deve fare i conti anche con le istituzioni a volte fortemente piene di preconcetti. Ci si ritrova ad essere giudicati, ad essere messi da parte da chi poi dovrebbe accogliere e non discriminare. Grazie al gruppo che noi frequentiamo si intravede uno spiraglio di luce. Ma la strada da percorrere è ancora tanto lunga; impariamo dal nostro caro papa Francesco a non giudicare, ad accogliere, ad amare, a perdonare.

















