Pubblicato in: Mer, Mar 6th, 2013

La Riflessione dell’Arcivescovo durante la Veglia per il Papa Emerito/“La Chiesa di Lecce ti vuole bene”

CI SCRIVONO LE CLARISSE DI LECCE…

LA DIMENSIONE CONTEMPLATIVA L’ULTIMA CONSEGNA DI BENEDETTO ALLA CHIESA

“Il Signore mi chia­ma a salire sul monte, a dedicar­mi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chie­de questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cer­cato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.

Con queste parole semplici, pronunciate nel suo ultimo Angelus di domenica 24 febbraio, il Santo Padre si è congedato dalla scena uffi­ciale di questo mondo. Sono parole disarmate, ma capaci di incantare le coscienze, di portare l’attenzione su quelle logiche, insignificanti e inutili agli occhi dell’uomo contemporaneo, che fondano misteriosamente l’umano sussistere. In un mondo che confida sull’efficienza ed esprime la sua fede nella supponenza dei mezzi umani, la scelta di Benedetto XVI induce a riscoprire la potenza di Dio che si comunica nella preghiera.

Egli lascia tutto per dedicarsi completamente alla contemplazione, ritiradosi, non a caso, in un luogo che ha ospitato un monastero. Con tale scelta certamente Egli riconsegna a tutti la dimensione contemplativa, che è esperienza costitutiva di ogni cristiano e di ogni perso­na e non monopolio esclusivo per addetti ai lavori.

Questo sarà, come ha annun­ciato per il suo ultimo tratto di pellegrinaggio terreno, il suo modo di servire la Chie­sa, di spiegare che essa non esiste se non per mostrare Cristo e per riflettere la sua luce. È una testimonianza dirompente, che riporta la comunità dei credenti, affer­rata dalla frenesia odierna delle attività, delle strate­gie, delle pianificazioni, al primato dell’ascolto esclusivo di Gesù, alla bellezza del riposo in Lui, all’inoperosità feconda del fermarsi in Lui, fonte di ogni agire umano.

Benedetto XVI

Se guardiamo all’etimologia del termine contemplazione, essa deriva da cum-templum: siamo rimandati al tempio, luogo in cui Dio abita. Chi contempla, allora, entra in relazione con Dio e a Lui conduce e affida la storia. Ecco perché un’autentica vita contemplativa è necessaria­mente apostolica e missionaria.

Chiara d’Assisi, nostra madre e maestra nel cammino di contemplazione, visse per ben quarantadue anni stabilmente in San Damia­no, un monastero solitario, ma vicino alla città. Questo consentiva di creare relazioni molto strette e immediate con il territorio circostante, di vivere una forma di vita pienamente inserita nella città, nonostante la separa­zione fisica da essa, come è attestato nelle stesse Fonti francescane.

Dal cammino che la fede fa compiere, nasce una sensibilità del cuore che, contemplando il volto di Dio nella preghiera, lo riconosce poi nel volto di ogni fratello e sorella. Benedetto XVI, dun­que, non abbandona la Chiesa né si isola dal mondo, anzi lo pone in una più profonda comunicazione con Dio.

Ci stringiamo attorno al Papa Emerito, affidando la sua vita al Signore ed esprimendo la più viva gratitudine per il suo gesto profetico, mentre atten­diamo con gioia colui che lo Spirito indicherà alla Chiesa come il nuovo successore di Pietro. 

Le Sorelle Clarisse – Lecce 

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