Pubblicato in: Dom, Mag 26th, 2013

Le domande dei bambini…Piccoli, ma maestri di Speranza

I bambini non smettono mai di fare e di essere domande. Non hanno voce nei dibattiti culturali , non intervengono nelle scelte politiche che pure li riguardano essendo anch’essi cittadini come sempre ha ricordato Carlo Alfredo Moro. Forse sono invisibili, ma chi ha responsabilità di sintesi e di governo non può in coscienza accettare che vengano lasciati ai bordi della storia. I bambini ascoltano, capiscono, pensa­no, giudicano. Un piccolo esempio: nel libro di Romano Battaglia “Lettere dal domani”, un bambino di nove anni, dopo aver assistito al salvataggio di

un passero da parte dei pompieri in piazza del Duomo a Milano, così commenta: “Come mai accadono tante cose brutte nel mondo se la gen­te chiama i pompieri per salvare un passero?”. Non si dovrebbe dimenticare la sapienza dei piccoli, basterebbe stare un po’ in mezzo a loro per rendersi conto della profondità dei “perché” e della capacità di distinguere le risposte forma­li dalle risposte che nascono dal cuore. Questo vale anche sul piano della fede: centina­ia di migliaia di ragazzi in questi mesi ricevono la prima Comunione: uno spettacolo di voglia di vivere e di credere che si pone di fronte alla tiepidezza e alla stanchezza di molti adulti.

Anche qui i bambini sono e fanno domande. Papa Francesco, con un linguaggio alla cui freschezza e profondità sta educando l’opi­nione pubblica, non si stanca di ricordarlo e di richiamare i piccoli come espressione e messaggero di un amore infinito. Potrebbe quindi piacere al Papa quello che un bambino di otto anni del Costarica scrive nel libro di Romano Battaglia: “Nella mia casa siamo tutti poveri ma il mio babbo ha gli occhi celesti, la mia mamma ha gli occhi celesti, io ho gli occhi celesti e anche il gatto ha gli occhi celesti.

Quando siamo tutti seduti a tavola nella nostra  casa sembra che ci sia il cielo”. Un sorriso ci sta bene ma l’immagine porta a pensieri che nulla tolgono al dolore e alla denuncia per le tragedie in cui i bambini sono direttamente o indirettamente coinvolti, nulla tolgono al dovere di un impegno personale e pubblico perché non vengano tradite e derubate di futu­ro le generazioni che salgono. Semplicemente, questa immagine, dice che i bambini continua­no a essere testimoni e maestri di gioia e di speranza e, nonostante tutto, sono in attesa di adulti che lo siano altrettanto.

Paolo Bustaffa

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