Lecce Sacra/Antica Innografia in onore di Cristo Re
Abbiamo conosciuto il padre Vittorio Genovesi S. J. (23 aprile 1887 – 20 novembre 1967), quando su segnalazione del padre Arrupe Preposito Generale della Compagnia di Gesù fu segnalato al nostro Vescovo Mons. Francesco Minerva, nell’apertura del processo apostolico della Serva di Dio Luigia Mazzotta, sulla fine degli anni ’70.
Il reverendo padre con gesto magnanimo accettò di buon grado il gravoso e gioioso incarico. Ma, recatosi alla Congregazione dei Riti, gli si diede ad intendere che nello stesso processo non si può essere giudice e parte, essendo anch’egli consultore di quel dicastero. Per cui, ben presto, dovette rinunciare al nuovo ufficio. Il padre Genovesi, entrato nella Compagnia di Gesù a soli quindici anni, ricoprì nella Chiesa numerosi incarichi, tra cui quello di innografo della suddetta Congregazione dei Riti.
E quando alla fine del Giubileo del ’25, papa Pio XI volle lasciare un imperituro ricordo di esso istituendo la solennità di Cristo Re dell’universo – già insignito dal motto episcopale: Pax Christi in Regno Christi – a piè del suo monumento sepolcrale furono aggiunte le seguenti parole: “Cuius totiusque vitae ratio fuit atque propositum”. Tanto fu affidato a titolo esplicativo alla liturgia delle ore composta in parte dal Genovesi.
Liturgia che si leggeva fino agli inizi degli anni ’70, allorché il Papa Paolo VI volle affidare alla detta solennità cristologica (secondo lo spirito del Vaticano II) un significato di netto taglio escatologico e perciò trasferita all’ultima domenica dell’anno liturgico. Nei vespri (primi e secondi) introdotti con le solenni parole “Te saeculorum Principem” l’inno composto da otto quartine trova la sua più alta espressione cultuale nella sesta di esse che citiamo di seguito: “Te nationum Presides, honore tollant pubblico, colant magistri, iudices, leges et artes expriment”.
Che è quanto dire in italiano “pubblicamente ti onorino i sovrani terreni; i giudici e i maestri con le leggi e le arti”. Nell’inno già di “mattutino” (ora ufficio delle letture) è così scritto: “O ter beata civitas cui rite Christus imperat, quae iussa pergit exequi edita mundo caelites”. Passando così dalle istituzioni sociali terrene alle analoghe leggi. Infine nell’inno delle lodi mattutine troviamo l’epinicio più bello della nostra sudditanza societaria e della sua divina regalità: “Tibi volentes subdimus, qui iura cunctis imperas: haec civium beatitas tuis subisse legibus”.
Oronzo De Simone

















