Pubblicato in: Ven, Mag 9th, 2014

Oltre il Sociale/La Virtù della Solidarietà al tempo della Crisi

Siamo ancora nel pieno di una crisi economico-finanziaria che nes­suno sa ancora quanto durerà né quanto costerà a tutti noi in termini di instabilità, di insicurezza, di precarietà. La crisi che stiamo subendo è il ri­sultato di un dissesto finanziario venuto fuori all’improvviso ma le cui cause covavano da tempo nei meandri di un “finto capitalismo”. Una finanza “derivata e strutturata” fondata su apparenze fatte passare per vere ricchezze; un finto benessere che negli ultimi anni ha spinto milioni di persone, protagoniste di una crescita infinita, all’indebitamento, al consu­mo sfrenato ed all’assenza di responsabilità.

Una economia bugiarda ed ingannevole; basti pensare che un colosso finanziario come Lehman Brothers aveva un rating “eccellen­te” il giorno prima del fallimento. È quindi una crisi che ha messo in evidenza l’assoluta assenza di criteri etici, in campo lavorativo, economico e finanziario decretando il naufra­gio di molte nostre illusioni. L’inquinamento aumenta e aumentano anche le disugua­glianze e le contraddizioni. Nelle società più “ricche”, obesità, stress e suicidi mietono vittime e danno l’addio alla felicità promessa. Adesso però è richiesto a tutti di ricominciare con sobrietà per riscoprire e ritornare a nuovi valori e diversi stili di vita. La sobrietà intesa non come un banale spendere meno ma come maggior semplicità nelle scelte di vita e nelle abitudini personali.

Ma è la solidarietà che svolge un ruolo di primissimo piano; la società dello sviluppo e del benessere ci ha insegnato la concorrenza, la guerra di tutti contro tutti, l’egoismo ed invece, per la nostra stessa sopravvivenza, dobbiamo ritrovare il senso dell’altruismo, delle relazioni personali significative, dell’a­iuto a superare la solitudine e l’individuali­smo, del rispetto per la terra e le altre specie viventi.

Ambrose

S. Ambrogio, Vescovo di Milano 

La solidarietà è un bene straordinario che si esplica in mille forme non quantifi­cabili ma, fra i tanti modi di offrirsi al bene altrui uno si può misurare: il volontariato. La sua importanza sociale è così alta ed il suo ruolo ormai insostituibile, da essere ormai considerato una vera e propria risorsa sociale. E nonostante la crisi economica, la voglia di aiutare c’è ancora e la solidarietà non è in declino forse perché frutto di una profon­da aspirazione ad un mondo migliore e più giusto di quello che ci circonda, di un forte senso della comunità, della giustizia sociale e del destino collettivo.

La solidarietà si sottrae alle logiche del mercato e del profitto, abbatte barriere a volte insormontabili, colma una parte di quei vuoti che le Istituzioni lasciano intorno a sé per mancanza di risorse, impedi­menti o, brutto a dirsi, disimpegno. Potrem­mo dire che una società perfetta non avrebbe bisogno di volontari? L’utopico desiderio di poterci ritrovare in un mondo perfetto e meraviglioso fa un gran bene al nostro spirito ma non risolverebbe comunque, ad esempio, il problema della sofferenza perché questa esisterebbe comunque in quanto condizione naturale dell’uomo, così come la solitudine, ed allora ecco che il volontariato sareb­be ugualmente necessario.

La verità è che per migliorare il mondo bisogna almeno provarci e per fortuna c’è chi lo fa; più si aggravano i problemi di una società, più cresce il bisogno di persone disposte a dare una mano. Possia­mo anche dire che di solito sono proprio i momenti più bui a spronare le idee, lo spirito di fratellanza, la voglia di fare. La solidarietà può essere vissuta come valore religioso o come virtù civile ma, deve essere considerata comunque un valore essenziale, irrinunciabi­le, con l’obiettivo di mirare a quella giustizia fondata sulle relazioni sociali, sulla qualità della vita e sulla lotta alla squallida doppiezza dell’individuo. “Secondo la volontà di Dio… dobbiamo esserci di reciproco aiuto… o con l’impegno personale o con i buoni uffici o col denaro o con le opere, affinché cresca fra noi l’armonia del rapporto sociale”. (S. Ambrogio – De officiis). 

Titti Martina

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