Per le strade di Lecce. Come in una fiaba
LU TOTU TE LE PAPPAROLE/DOPO LA MORTE DELLA MAMMA
Personaggio più recente della storia cittadina, improvvisamente scomparso dalla scena cittadina, Totu da giovane era stato un abile ramaio, e spesso con sé portava pezzi o oggetti di rame trovati. Il trauma per la morte della madre gli aveva procurato un esaurimento dal quale non era riuscito più a riprendersi e aveva portato la sua mente in un limbo dove a suo modo era felice.
Andava in giro per la città con aspetto bonario, sempre con un sorriso enigmatico sulle labbra, vestito con i pantaloni lunghi un po’ oltre il ginocchio. Devoto di San Biagio e di Sant’Antonio, lo si poteva trovare vicino alla chiesa di Fulgenzio, dove riceveva spesso un pasto caldo. Il nome gli veniva da una modo particolare di pronunciare le parole che risultava incomprensibile ai più e talvolta suscitava inopportuna ilarità, con suo doloroso disappunto.
MARIO “PIETICOTTI”/GRANDI PIEDI COL CAPPELLO
“Ddi piedi rèssi e lenghi […..]/la pippa sempre a mucca, senza fuecu../ na spadda rande e rossa comu nn’ozza../lu nasu russu comu nu percuecu” (i piedi grossi e lunghi. la pipa sempre in bocca senza fuoco, la spalla grande e grossa come una giara, il naso rosso come un peperone, n.d.r.) così i versi ispirati di don Franco Lupo descrivono questo personaggio.
Lo si poteva incontrare nei pressi del cimitero dove si recava camminando lentamente, di solito trasportando con molta fatica delle “capase” che riempiva di acqua da una vicina fontanella per poi innaffiare un’aiuola all’interno del cimitero. I suoi grandi piedi erano ricoperti da stracci di lana avvolti alla meglio; portava i vestiti dell’ospizio dove viveva e in testa un cappello a visiera con uno stemma. I passanti gli davano qualche spicciolo e lui ringraziava con un leggero cenno del capo. Alla sua morte, avvenuta intorno al 1945, lasciò un vuoto tra grandi e piccoli che avevano occasione di incontrarlo ogni giorno.
NAPOLEONE I E NAPOLEONE II/IL RIGATTIERE E IL BARBONE
Lo stesso riferimento all’imperatore condottiero accomuna due personaggi diversi tra loro, entrati a buon diritto nella storia della città. L’appellativo Napoleone I era dato ad un originale personaggio per il suo portamento altero e fiero in contrasto con la statura bassa e la corporatura grassottella. Faceva il rigattiere e trasportava la sua carretta su cui si poteva trovare di tutto, accompagnato dal fedele cane. Sostava di preferenza sul marciapiede dell’ex bar Margherita di fronte alla Scuola Elementare Cesare Battisti.
Napoleone II è stato il più famoso barbone di Lecce negli anni Settanta del secolo scorso. Di età indefinibile, aveva la barba lunga e nera. Si diceva che avesse trascorso vent’anni in prigione per aver ucciso la moglie nei primi anni cinquanta e che, una volta uscito, la strada fosse diventata la sua casa. Lo si poteva incontrare lungo il viale tra Porta Napoli e Porta Rudiae, con indosso un immancabile montone con pelliccia e pantaloni pesanti di tipo militare, seduto sui gradini di un’abitazione, accoccolato per terra con accanto i suoi calzettoni di lana, disteso a riposare sul marciapiede.
Alcune foto sono state tratte dal libro “Passeggiando in città”
Pagine a cura di Lucia Buttazzo



















