Suore d’Ivrea/Il primo apostolato è l’amore fraterno. Poi vengono i bambini
A colloquio con Suor Angela Pignatelli, Superiora della piccola comunità.
“IN QUESTA CASA UN MIRACOLO DELLA NOSTRA FONDATRICE”
“Abbiamo trentacinque alunni di nazionalità straniera la cui integrazione avviene in modo spontaneo e naturale grazie al nostro spirito d’accoglienza”.
Lecce, ore 9.00, corso Vittorio Emanuele II. Un nugolo di fanciulli dal candido grembiule sfila parlottando e confabulando lungo la via deserta, scomparendo immantinente dietro una porta dai vetri zigrinati. Seguendo la scia ci intrufoliamo nei locali retrospicienti, le cui finestre si affacciano su un luminoso cortile interno. La Scuola Comunale dell’Infanzia G. Saraceno ci ospita in attesa di un colloquio con la Superiora, suor Angela Pignatelli, la cui sollecitudine non tarda a manifestarsi. Le rivolgiamo con spontanea confidenza le nostre curiose domande.
Superiora, qual è il vostro carisma?
Il carisma è un dono dello Spirito: non è facile farne una sintesi, anche perché secondo i tempi deve essere vissuto con lo spirito della fondatrice di una congregazione. Per le Suore della Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea è dono dell’intuizione della Beata suor Antonia Maria Verna, nata a Pasquaro, in Piemonte, il 12 giugno 1773 e morta a Rivarolo il 25 dicembre 1838. Il nostro carisma si ispira al mistero dell’Immacolata Concezione, la cui gratuità dell’amore di Dio deve caratterizzare tutto il nostro operato, specialmente per le fasce più deboli della società, massime ai poveri “a gratis” ripeteva la nostra fondatrice.
Qual è stata la prima casa a Lecce?
L’Istituto Saraceno, aperto nel 1880, poichè la nostra presenza in questa città è stata voluta dal Comune, che a tutt’oggi ci ospita con una convenzione. E quest’opera è stata chiamata l’Asilo del municipio, perché ha avuto sempre attenzione per le fasce più deboli della società. Dopo si sono aggiunte altre presenze: l’Istituto Margherita, il Seminario, S. Matteo, l’Asilo Massa, Villa Verde, Casermette, Opis, Ipai, Villa S. Maria. Risale al 1964 l’Istituto Cuore Immacolato di Maria, che ha attualmente 16 suore, casa propria della congregazione. A Lecce non hanno sede suore straniere. Secondo il carisma delle Madre, sappiamo che l’educazione non ha tempi prestabiliti, perciò bisogna credere, attendere, rispettare i ritmi di sviluppo dei bambini, promuovendo la crescita e la maturazione della loro personalità.
Chi frequenta questa struttura?
84 bambini, dei quali 35 di nazionalità straniera e la cui integrazione avviene in modo spontaneo e naturale. Noi cerchiamo di donare accoglienza, ma è più quello che riceviamo, che ciò che diamo. Infatti, benchè di nazionalità e religioni diverse: musulmane, buddiste, cristiane, queste persone sono portatrici di valori ineludibili, di cui è dotata la coscienza di ognuno. Proprio qui, in una stanza del piano superiore dell’Asilo Saraceno, nel 1949 la probanda, Rosa Toma, ricevette la grazia di una guarigione miracolosa tramite l’apparizione e l’intervento prodigioso della Beata Antonia. Accanto al letto sono esposti, appunto, i tre ricordi della nostra spiritualità: c’è il Crocifisso, perché non sussiste vita cristiana né santità né sequela di Cristo senza croce, il Rosario per meditare i misteri di tutta la vita di Gesù, facendo riferimento all’Immacolata, l’Eucaristia per diventare pane spezzato, che si offre e consuma nel servizio ai fratelli, nella semplicità ed umiltà.
Quanto è durato il percorso per la fondazione?
La Madre ha subìto tante prove prima di giungere all’approvazione del suo Istituto. Ha lavorato quasi 30 anni. È stata una donna molto tribolata, che ha saputo cogliere i segni dei tempi, quando, dopo la Rivoluzione Francese, il Piemonte aveva subìto una trasformazione della vita religiosa, della morale. La sua prima intuizione è stata di porre argine alla mancanza di valori che vedeva nel suo ambiente, per cui per primo apostolato si è dedicata all’educazione, ai poveri, agli ammalati anche a domicilio, pure ai “malati di lepra”, come erano chiamate allora le patologie contagiose.
Come è derivato il vostro nome?
La Beata Antonia per esso, rivelando il suo spirito profetico, ha lottato, contrastata anche da sacerdoti, perché, quando ha fondato la congregazione, non era stato ancora approvato il dogma dell’Immacolata Concezione. Lei è morta nel 1838 ed il riconoscimento di tale verità di fede, si sa, risale al successivo 1854. Nel 1830 la comunità primigenia ricevette l’approvazione Regia, però il Padre Spirituale Marcantonio Durando non intuì l’originalità del carisma, identificandolo con quello della Congregazione Vincenziana e voleva accorparlo ad essa. Perciò la Madre nel 1835 si staccò da quanti volevano assorbire la sua Famiglia e ricominciò di nuovo l’opera, con uno scotto pesante da pagare: la perdita di 5 comunità fondate su 7 totali. Il 27 novembre 1885 finalmente ebbe l’approvazione dal vescovo d’ Ivrea mons. Luigi Paolo Maria Pochettini.
















