Pubblicato in: Gio, Ago 30th, 2012

Una Chiesa profetica e solidale

Superati disincarnati devozionismi, la comunità ecclesiale si rivela autentica risorsa di promozione religiosa e civile e proficuo riferimento nel cogliere unitariamente i valori etici, la valutazione dei problemi e la riflessione su temi che coinvolgono tutti, a cominciare dal crescente disagio sociale.

Ed è l’Arcivescovo a dare prova di un profondo atto di amore comunitario, che, con il suo atteso e coinvolgente Messaggio in Piazza Duomo, spinge a leggere in modo critico e soprattutto corresponsabile la quotidianità nella fedeltà al mandato evangelico.

Voce di chi non ha voce, invocazione dei disperati che cercano di ritrovare dignità. Presenza di una Chiesa che compie la scelta di essere concretamente dalla parte della gente e assolve il proprio compito civile e pastorale di solidarietà verso tutti.

Il presule interviene come profeta che guarda con cuore lungimirante la realtà nelle pieghe più penose: “Il profeta è colui che sa guardare avanti; non possiamo accontentarci degli occhi in letargo. Il profeta sa andare oltre, non con la presunzione di possedere chissà quali doti o capacità, ma con la certezza di aver ricevuto una parola non sua, che ha il potere di giudicare la storia, di fare nuove tutte le cose”, affermava già il 5 gennaio 2006 a Manfredonia mons. D’Ambrosio.

Ecco, pertanto, l’esplicita denuncia delle negatività e delle povertà e la volontà di far maturare la sensibilità civica per costruire speranza. Interpretando scelte profetiche che diventano appello per una maggiore condivisione.

Proponendo sollecitazioni a essere battezzati capaci di nuove relazioni e forza di rinnovamento dell’intera cittadinanza con credibile identità civile e cristiana e con l’impegno a vivere la “vita buona” del Vangelo facendosi carico dei reali bisogni della gente.

Riconoscendo con coraggio le scelte di ridurre gli sfarzi della festa, evitare lealmente sprechi e privilegi, coinvolgere l’opinione pubblica nel superamento dei preconcetti verso i carcerati, sostenere quanti sono nella sofferenza per le tante carenze concernenti la salute e la mancanza di adeguate difese del lavoro.

Nella memoria del primo vescovo lupiense, la comunità s’incammina così a inculturare più chiaramente il messaggio cristiano con un rilevante compito di rinnovamento, formazione e missionarietà.

                                                                                  Adolfo Putignano

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