Pubblicato in: Ven, Nov 21st, 2014

Volontariato… Un nuovo umanesimo di fraternità

“Il volontariato che io amo di più è quello in cui il volontario si sente dentro a un rapporto, non un altru­ista. Penso cioè che il volontariato debba essere inteso come recipro­cità, come offerta di un rapporto”. Sono parole di Luigino Bruni, Docente di Economia Politica ed Etica Economica all’Università Milano Bicocca. Secondo Bruni, infatti, l’esperienza del volontariato è una dimensione del vivere, non semplicemente del fare e va impostata non tanto come un’offerta di servizi e di beni ma soprat­tutto come “offerta di comunità diverse e di rapporti nuovi”. Il volontario non è un altruista, non si incuriosisce o si preoccupa semplice­mente per i problemi degli altri ma è colui che ha capito che la vita buona richiede reciprocità. Egli sperimenta che la povertà è una condizione esistenziale della vita, non è la mancanza di beni ma un sapere che si dipende dagli altri; essa è, in senso lato, condizione dell’umano e non una categoria di persone e il donare le proprie forze alle persone svantaggiate rientra in un rapporto di scambio. Le ferite causate dalla grande corsa allo sviluppo dei tempi moderni ri­siedono soprattutto nelle relazioni, all’incapaci­tà d’incontrarsi nella reciprocità e nella bellezza spirituale della relazione e proprio nelle società opulente oggi sperimentiamo una crescente noia e solitudine. La crisi che stiamo vivendo da diversi decenni è una crisi etica e morale, perché la ragione dell’individuo può cogliere il valore dell’uguaglianza, ma non quello della fraternità. Adam Smith, considerato il padre fondatore della scienza economica moderna affermava: “La gratuità è meno essenziale della giustizia per l’esistenza della società. La società può sussistere senza gratuità”.

sm

E ancora: “La società civile può esistere tra persone diver­se basandosi sulla considerazione dell’utilità individuale, senza alcuna forma di amore o di reciproco affetto”. Gli effetti di questo modo d’intendere la convivenza sociale sono quoti­dianamente davanti ai nostri occhi ed in futuro avremo un bisogno immenso di persone capaci di gratuità e reciprocità che hanno capito che nella vita il bene più prezioso sono i rapporti, le persone, non le merci o i soldi. È uno stile di vita, un modo di intendere l’esistenza umana per il valore che ha il suo stesso respiro e non semplicemente un’attività confinata in due, tre ore di tempo libero quasi fosse l’espletamento di un compito. Donare il proprio tempo deve rappresentare la punta di un iceberg che nascon­de quindi qualcosa di più profondo, di invisibi­le, nella consapevolezza che ciò che facciamo o doniamo non deve legare l’altro ma liberarlo; deve rappresentare un “vivere di più” e non la compensazione per qualcosa che manca o di cui non si è contenti. Poi ovviamente dobbiamo parlare di fraternità perché per costruire un mondo nuovo non bastano le persone uguali e libere ma serve qualcos’altro che le tenga assieme. Un popolo che non trova questo legame, anche se è fatto di persone libere ed eguali, non è popolo ma una sommatoria di individui senza progetti e senza futuro. La fraternità, essendo un legame, è ambivalente e vulnerabile; cosa che non av­viene con la solidarietà. È facile dare ciò che si ha in più ma molto difficile dare se stessi con gratuità e gioia. Per questo, il volontariato ha molto a che fare con la fraternità e meno con la solidarietà. Forse i tempi sono ormai maturi per farci capire verso dove andiamo, che cosa vogliamo davvero e se stiamo diventando persone migliori; tocca a noi essere pietre vive delle comunità e con passo leggero ed un ope­rato gioioso preparare un nuovo “umanesimo”. 

Titti Martina

Lascia un commento

XHTML: You can use these html tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

 

Gli articoli più letti