Pubblicato in: Ven, Nov 20th, 2015

Galleria d’Arte diffusa… Lecce Capitale di Bellezza

Museo Nomade/Fino al 15 dicembre pubblico e privato si fondono per dare vita a una rete dialogante di eventi.

eduardo

Eduardo di Gina Lollobrigida

Al via la trasforma­zione di Lecce in Galleria d’Arte diffusa. Per un mese da 14 no­vembre al 15 dicembre 2015 i contenitori culturali della città, unitamente alle gallerie private operanti sul territorio, saranno legate in una costellazione ar­tistica nel segno della contem­poraneità con mostre personali e collettive per Lecce Capitale Italiana della Cultura 2015. L’Assessorato al turismo, spet­tacoli e marketing territoriale del Comune di Lecce ha creato una rete dialogante di eventi che promuovono e valorizzano la creatività artistica del terri­torio in un colloquio sinergico che trasforma la città in un museo nomade. Per l’occasione al Must – il Museo Storico della città di Lecce, Via degli Ammirati, 11, sarà visitabile dal martedì alla domenica dalle 12 alle 19, la mostra “The Cinema Show”. Fotografie dalla Collezio­ne della Galleria Civica di Modena a cura Daniele De Luigi e Marco Pierini. Nel fattivo interscambio tra le Istituzioni pubbliche italiane, la mostra, proveniente dalla Galleria Civica di Modena, vede allestimento di circa 90 opere dedicate all’immaginario cinematografico. Per l’occasio­ne, inoltre, è stato pubblicato un catalogo, bilingue, prodotto dal Must in collaborazione con la Galleria civica di Modena con testi e la riproduzione di tutte le opere esposte. La Galleria civica di Modena, attiva dal 1959, è da oltre 50 anni uno dei centri di produ­zione culturale più autore­voli nel panorama nazionale dell’arte contemporanea. Ha la vocazione per l’arte contem­poranea e per la fotografia. A Modena ha sede nel Palazzo dei Musei Santa Margherita ed espone anche Palazzina dei Giardini, ex casino di caccia all’interno dei Giardini Ducali. C’è un secolo di cinema rac­chiuso nella mostra “The Cine­ma Show”.

pasolini callas   bragaglia

Pasolini & Callas (sx) –  Bragaglia (dx)

Già il titolo evoca il mondo doppio, poetico, sognato e reale della settima arte, raccontato in musica dai Genesis che avevano scelto questo titolo per uno dei pezzi più intensi del loro album Sel­ling England by the pound. Tra gli scatti di scena, sembra di sentire rumore di pellicole in bobine, ciak e macchine da presa, mentre gli sguardi indugiano sui fotogrammi d’argento. Il cinema, per il fa­scino della sua storia, dei suoi protagonisti, stupisce e cattura con attimi fermati con intelli­genza, capacità e fortuna. Una parte significativa della mostra attinge al fondo Fran­co Fontana da cui ha preso origine. Il percorso espositivo abbraccia un secolo di cinema, dalle foto di Anton Giulio Bragaglia prese sul set del suo “Thaïs” nel 1917, fino ai pro­tagonisti italiani e internazio­nali dei film degli ultimi anni: da Woody Allen a Robert De Niro, da Carlo Verdone a Paolo Sorrentino.

fellini

Fellini

La rassegna presenta l’opera di una quarantina di fotografi, alcuni che hanno dedicato un’intera vita professionale al cinema, altri che nel corso della loro carriera ne hanno ritratto i protagonisti in modo occasionale. Uno dei più importanti pro­fessionisti in questo campo è Mario Tursi, classe 1929, un artista che ha attraversato cinquant’anni di cinema foto­grafando i set dei più celebri registi italiani e stranieri, fra i quali, solo per citarne alcuni, Liliana Cavani, Pier Paolo Pasolini, Roman Polański, Martin Scorsese, Luchino Visconti. “Sono nato in una bacinella da fotografia – rac­conta lui stesso – non avrei potuto fare altro”. Fino agli anni Sessanta la foto di scena era un fotogramma del film: cinquanta scatti, insieme alla sceneggiatura, costituivano la “fotobusta” che serviva per vendere il film. Con il Neorealismo è interve­nuta una seconda generazione di fotografi che venivano dalla cronaca.

totò

Totò

Mario Tursi era uno di loro ed è stato un vero e proprio maestro nel restituire dopo il “si gira” la fitta rete di rapporti che si creano durante la lavorazione di un film. Fotografie di scena, ritratti in studio, scatti eseguiti duran­te le pause sul set oppure in strada di sorpresa, restituisco­no un affresco variopinto del mondo del cinema e la sua dimensione sospesa tra realtà e immaginario. Celebri registi sono rappre­sentati sui set dei loro film, in momenti di concentrazione (Visconti, Antonioni), impe­gnati in intense conversazioni con gli attori (Bertolucci con Depardieu in Novecento, Pa­solini con la Callas in Medea) o intenti a illustrare l’esecu­zione della scena (Fellini in 8 e ½, i Taviani in Kaos). Immagini scattate da alcuni dei più grandi interpreti di questo particolare genere foto­grafico sui set di film come La terra trema e Quarto potere, e a star quali Robert De Niro, Alberto Sordi, Jane Fonda, Charlotte Rampling, Ingrid Bergman. Anche gli attori compaiono spesso colti sul set, durante la recitazione o in momenti di distrazione, come Eduardo De Filippo che scherza con Mastroianni. Tra gli scatti anche una foto contestata di Jean Francois Bauret (Klaus Kinski et son fils Nanhoï, 1979).

marilyn

Marilyn

I fotografi ospiti: Philippe Antonello, Enrico Appetito, Franco Bellomo, Anton Giu­lio Bragaglia, Jean-François Bauret, Giovanni Cozzi, Chico De Luigi, Franco Fontana, David Gamble, Marcello Geppetti, Pino Guidolotti, Horst P. Horst, Emilio Lari, Erich Lessing, Gina Lollobrigida, Umberto Montiroli, Luciana Mulas, Ugo Mulas, Claude Nori, Gabriele Pagnini, Federico Patellani, John Phillips, Ro­ger Pic, Pierluigi Praturlon, Paul Ronald, Gianfranco Salis, Enrica Scalfari, Tazio Secchiaroli, Pino Settanni, Angelo Turetta, Mario Tursi, Leigh Wiener. Foto di scena, scatti che testimoniano la vita pub­blica e carpiscono momenti privati d’interpreti e direttori, ritratti in posa delle dive e dei divi, sono gli ambiti temati­ci affrontati dalla rassegna, che vede tra i protagonisti Roberto Benigni, Ingrid Bergman, Tony Curtis, Gérard Depardieu, Marlene Dietrich, Federico Fellini, John Houston, Klaus Kinski, Marcello Mastroianni, Marilyn Monroe, Nanni Moretti, Pier Paolo Pasolini, Totò, Luchino Visconti. Buona visione!

Maria Agostinacchio

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