NOVOLI OLTRE CONFINE… LE ALTRE CITTÀ DEL SANTO DEL FUOCO
Devozione diffusa/In tante Comunità si festeggia il Santo Eremita della Tebaide nei giorni successivi al 17 gennaio.
Alla radice del profondo legame che unisce alcuni paesi del Salento con il Santo della Tebaide, S. Antonio Abate, c’è un’inveterata e secolare tradizione religiosa caratterizzata dalla devozione verso i santi, intercessori per i bisogni materiali e spirituali, e dalla realtà del mondo agreste, che tanta cura ripone nel coltivare a buon profitto la terra e nel preservare gli animali dalle venefiche malattie. Il culto dell’Eremita è esteso in diversi centri salentini soprattutto nel comprensorio limitrofo alla città-capoluogo facente parte della vicaria di Monteroni, interessando diversi centri urbani, con diversificato riverbero della religiosità popolare.
NOVOLI
Una focara ormai nota ovunque
Nella cittadina, ci sono una piazza e una chiesa sede di una parrocchia eretta nel 1930 dal Vescovo Alberto Costa. Negli ultimi decenni, l’attrazione della focara è stata arricchita da molti eventi culturali e folcloristici, superando con successo i confini locali.
ARNESANO
Il fuoco, simbolo e mezzo di riscaldamento
Nell’ultimo sabato di gennaio, dopo il triduo, si officia la messa serale e si brucia un piccolo falò. La tradizione della devozione ha origini molto antiche: una volta, il fuoco bruciava le stoppie tanto utili per poi riscaldare abitazioni e stalle. Come rileva lo studioso padre Antonio Febbraro, “Nell’intercessione al Santo Abate, antico e nuovo si abbracciano insieme, si fondono sacro e profano, si mescolano nuovamente Oriente e Occidente, lingue culture diverse”.
VILLA CONVENTO
La focara, festoso rito comunitario
Il triduo di preparazione, programmato dalla parrocchia, si celebra a fine di gennaio, per evitare la concomitanza con le feste dei paesi viciniori. Si espone la statua del Santo e, dopo la deposizione del simulacro sulla pira, seguono la processione per le vie del paese, la messa con il panegirico in sua memoria, uno spettacolo, i fuochi d’artificio e l’accensione della fòcara. Al termine si degustano vivande tradizionali.
CARMIANO
Festa con gli Sbandieratori di Oria
Fu il vescovo mons. Francesco Minerva, certamente interpretando ufficialmente la sensibilità e la devozione popolare, ad erigere l’8 dicembre 1973 una parrocchia dedicata al Santo e ad inaugurarla cìnque giorni dopo. Nel 1984, fu poi eretta in onore del Santo una moderna chiesa, benedetta dall’Arcivescovo Michele Mincuzzi il 21 ottobre. I festeggiamenti religiosi nella memoria del Fondatore del monachesimo costituiscono il culmine di diverse celebrazioni. Si susseguono giorni d’intensa preghiera e meditazione, che contemplano pure l’Adorazione eucaristica e l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione. Il 24 gennaio, alla vigilia della Festa parrocchiale, è molto suggestiva la partecipazione alla tradizionale benedizione degli animali domestici sul sagrato della chiesa. Da lì, si muove poi una breve processione col simulacro del Patrono fino alla piazza in cui è costruito il falò, per issare un’artistica bandiera offerta in suo omaggio. Segue un momento di festa con i bambini e la solenne liturgia eucaristica; la ricorrenza è caratterizzata dal fascino dell’accensione della fòcara, il sabato sera. La pira, realizzata da tanti uomini di buona volontà con le fascine donate dai contadini del paese, viene accesa con una fragorosa bengalata e uno spettacolo pirotecnico, quest’anno accompagnato anche dagli sbandieratori di Oria. I festeggiamenti si spostano, poi, sul sagrato della Chiesa, dove, ormai da anni, ha luogo l’imperdibile sagra della bruschetta e del tarallo, a cura degli operatori pastorali parrocchiali. Domenica 25 gennaio, di mattina, la devozione si incentra sulla preghiera comunitaria e la richiesta di benedizione per tutto il paese e sul rito della processione per le vie della parrocchia. Al rientro, l’orazione si fa offerta al Signore nella solenne celebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo mons. D’Ambrosio. La sera della domenica, fatti brillare i fuochi artificiali, si prosegue con la sagra del tarallo e della bruschetta e con uno spettacolo musicale. Al di là delle manifestazioni esteriori, la festa del Santo Patrono si propone sempre più come pregnante momento comunitario, in cui accogliere con fede più intensa la grazia divina, mettendo al centro la Parola di Dio, che fa ardere il cuore di carità fraterna, come simbolicamente il libro con la fiamma, posto in mano a S. Antonio nella statua, vuole rammentare.
MONTERONI
Preghiera e tante attività socioricreative
Nel ricordo della vicenda storica del Santo, insigne per la carità e protettore degli animali, è proposto un triduo di preghiera nell’antica chiesetta, un tempo collocata tra le vie per Lecce e per S. Pietro in Lama in un momento di preghiera e di riflessione incentrato sui valori della carità e del volontariato. Le celebrazioni liturgiche, promosse dalla comunità parrocchiale, hanno inizio il 29 gennaio per impetrare la comunione fraterna e la crescita dello spirito comunitario. Segue un breve corteo processionale nella piazza centrale per la traslazione della statua del Santo in chiesa Madre, sul cui sagrato c’è la benedizione dell’ultima fascina del falò. La mattina della domenica seguente è caratterizzata dalla benedizione degli animali. Chiudono i festeggiamenti la solenne messa e la processione. Corposo il programma civile, che prevede il 29 gennaio salve pirotecniche, il giorno successivo la rappresentazione teatrale della commedia di Eduardo De Filippo “Natale in casa Cupiello” ad opera della compagnia “L’Oscenario” e il primo febbraio la sfilata per il paese del concerto bandistico parrocchiale “Città di Monteroni”. Inoltre, si allestisce la Fiera Mercato, si svolge il lancio di palloni aerostatici in occasione dell’accensione del falò, si può assistere a spettacoli pirotecnici e al concerto di musica popolare con “Il Gruppo Musicale Taranteye”. Non manca la distribuzione di pittule e vin brulè da parte dell’Associazione Pro Loco di Monteroni.
S. PIETRO IN LAMA
Tradizione e partecipazione religiosa
A S. Pietro in Lama, per tradizione, dopo la funzione religiosa in onore del santo, si snoda per le vie del paese la processione e, al suo termine, si accende un piccolo falò. La devozione a S. Antonio Abate è particolarmente diffusa tra gli abitanti e, pertanto, si riscontra una notevole partecipazione popolare. Non esistono particolari riti o usi differenti dagli altri comuni coinvolti per la festa e al rientro dalla processione, si mangiano le pittule.
GLI AFFRESCHI DI S. CATERINA A GALATINA
S. Antonio è molto amato nel Salento. Oltre le località menzionate, amo segnalare l’abbondante iconografia presente nella basilica di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina. Qui S. Antonio Abate è riproposto in cinque distinti splendidi affreschi. Il santo è rappresentato sempre aureolato in un volto anziano e barbuto, sempre in piedi, avvolto in un mantello, con in mano “un bastone da pellegrino e il libro delle scritture”. Più tardivamente, un po’ dovunque, la figura di S. Antonio Abate si arricchisce di nuovi simboli e nella terminologia compaiono i due appellativi “del fuoco” e “del porco”. (Antonio Febbraro)
Servizio a cura di Sonia Marulli