Pubblicato in: Ven, Mar 13th, 2015

Psicologia e Pedagogia/Felicità fa rima con Eticità

La più ignota delle emozioni. La felicità appartiene alla sfera dell’eticità come a ricordare che non si può essere felici senza il nostro consenso e senza il coinvolgimento della volontà e della virtù. 

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EDUCARE AD ESSERE FELICI 

L’uomo ha sempre cercato la felicità; ha esplorato terre lontane, ha spinto lo sguardo al di là dei monti e dei mari, ha accettato sfide straordinarie, ha scritto pagine di vero eroismo, ma non sempre ha trovato felicità. A volte l’ha intravista, l’ha percepita come compagna di viaggio, schiva e lontana, quasi sempre velata e in disparte; altre volte ha ricevuto appe­na un sorriso, quel tanto che serve a confermare una presenza, a riconoscere un percorso possibile, a rimarcare e motivare un desiderio. Qualcuno ha persino gridato contro al destino, perché incoraggia e delude, promette e nega, mostra e nasconde … la felicità. Che resta un emozione indecifrabile: la più impor­tante delle emozioni, e forse anche la più sconosciuta. Diventato adulto, l’uomo, che non è riuscito a capire e ad accostare la felicità, si preoccu­pa di assicurarla almeno ai suoi figli. E, però, così gli inganni si moltiplicano. Perché la felicità si partecipa. E non è mai per uno solo, ma è almeno per due.

I BAMBINI E LA FELICITÀ 

Se, allora, ci interessa la felicità del bambino, dobbia­mo lasciarci coinvolgere. Incominciamo ad osservarlo, con spirito libero, senza ansie e senza affanni, metten­doci in ascolto, guardandolo con attenzione. Sarà forse possibile capire anche quel che sfugge a chi si lascia travolgere dagli affanni e dagli affari. La saggezza antica ci ha detto che la felicità appartiene alla sfera dell’eticità, come a ricordare che non si può esser felici senza il nostro consenso e senza il coin­volgimento della volontà e della virtù. Ma alla felicità dell’adulto si giunge per gradi. Quando si è ancora bambini, la felicità è innanzi tutto e fondamentalmente armonia; anzi, nasce dall’armonia con sé medesimi. Il bambino ancora piccolino, che sia stato ripulito ed accarezzato, che abbia assunto la sua porzione di latte, che abbia ritrovato il calore dell’ab­braccio materno e che, ora, tranquillo, nel sonno, muo­ve appena le labbra, quasi ad accennare ad un sorriso, mentre porta in alto le braccia e stringe le sue mani, come a trattenere qualcosa presso di sé… quel bambino è l’immagine esatta della felicità.  

felicità

ARMONIA FATTA DI SEMPLICITÀ

È felice ed insegna all’adulto che il primo passo verso la felicità è stare in armonia con sé medesimi: un armonia fatta di semplicità, di capacità di ascolto del proprio corpo, di intimità esplorata, di pensieri collocati in buon ordine, di passioni mantenute sotto controllo, di sguardi rivolti al futuro, di disponibilità all’ascolto e alla condivisione. Il bambino più grandicello è felice quando conquista il mondo che gli sta attorno, quando avverte di poter gestire le cose e di poter contare sulle persone, quando sa, senza alcuna incertezza, che può sempre contare sulla mamma e sul papà: sono loro che lo rendono libero ed autonomo, ma sono ancora loro le sorgenti della sicurezza. Qualche volta gioca, o forse sembra giocare, e così quasi per scherzo pone ai genitori domande imbarazzanti… Vuol semplicemente controllare di aver capito bene, se il loro amore è dav­vero per sempre e se il loro aiuto è garantito anche al di là di ogni eccezionalità. Se avrà le risposte giuste, anche poche parole, purché precise, rassicuranti, propositive, allora smetterà di chiedere e tornerà ai suoi giochi: tranquillo, sereno come può essere chi è riuscito a sconfiggere ogni dub­bio e a gestire ogni disagio. Per molti anni i bambini e le bambine hanno bisogno di sperimentare la loro capacità di allontanarsi dai genito­ri; debbono imparare a conquistare il mondo e vogliono farlo da protagonisti. Ma proprio quando la distanza si fa chiara e percepibile, proprio allora hanno bisogno di tornare di corsa fra le braccia del loro papà o della loro mamma. Anche nell’età adulta, più grande è la conquista dell’autonomia, più è carico di letizia l’abbraccio con i genitori. L’esperienza del viaggio nasce sempre dal gesto ardi­mentoso dell’andare e si completa sempre nel piacere del ritornare e del ritrovare la dimora preziosa dei propri sentimenti e dei propri affetti.  

ADOLESCENTI E FELICITÀ

Più innanzi negli anni, quando i figlioli raggiungono l’età in cui si confrontano con le proprie scelte, ma an­che con le regole e i vincoli della vita sociale, quando incominciano a disegnare progetti del tutto indipendenti da quelli della famiglia d’origine, quando sperimen­tano il turbamento dei primi amori e la soddisfazione dei primi successi, allora sarà più forte il desiderio di felicità e più incerto il suo possesso. E’ il momento più difficile per l’educazione e sicuramente, anche, il momento di maggiore criticità per il gesto partecipativo della felicità, perché oltre tutto il giovane vorrà fare da solo le proprie esperienze e perché è giusto che egli si misuri direttamente con gli altri e con il mondo. Ricordiamo allora che la sorgente inesauribile di felici­tà è data dai beni dello spirito e che questi si coltivano sì, con la riflessione, ma spuntano dall’agire sociale. I giovani hanno bisogno di esperienze di produttività sociale: il lavoro e il volontariato, l’impegno nella soli­darietà e quello della ricerca scientifica possono essere altrettanti ambiti di espansione della coscienza, della identità e della riflessività del giovane, giunto ormai quasi all’età adulta. È lì che si foggia il suo spirito, è lì che egli scopre la propria vocazione esistenziale, è lì che egli impara ad amare. Ed è lì che egli fa l’esperien­za della felicità. Ed è ancora lì, che conviene tornare, da adulto, quando sembra che la vita ci sia stata matrigna e il destino ci abbia rubato la felicità che ci era stata promessa.

Nicola Paparella 

NICOLA PAPARELLA

È Professore Ordi­nario di Pedagogia Sperimentale. Preside della Facoltà di Scien­ze Umanistiche della Università Telematica “Pegaso”, Napoli. Insegna Didattica Generale. Ha compiuto la sua car­riera accademica nella Università del Salento (Lecce). Collabora a mol­te riviste scientifiche ed è il responsabile scien­tifico di alcune collane editoriali, attive nei settori della ricerca pe­dagogica.

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Ha pubblicato oltre 280 titoli scienti­fici, tra saggi, articoli e monografie. Nel dicembre 2010 gli è stato conferito lo “Stilo d’oro”, Premio Internazionale per la Ri­cerca Scientifica in Area Pedagogica. Svolge una intensa attività pubbli­cistica.

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