Dubbio Omeopatia… Sarà tutta acqua fresca?
Silvio Garattini/La posizione del Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “M. Negri” di Milano”: Nessuna incidenza terapeutica.
“In assenza di principio attivo, è difficile sostenere che questi preparati possano svolgere di per sé una qualsiasi azione terapeutica”.
Sempre più spesso sentiamo parlare di Omeopatia. Ma cos’è? E soprattutto, funziona? A spiegarcelo, il prof. Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano che affronta proprio questo tema nel suo nuovo libro “Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia”, pubblicato da Sironi Editori e a cui hanno partecipato altri ricercatori. Come già si evince dal titolo stesso, il prof. Garattini, considera le cure omeopatiche “acqua fresca” e noi ci siamo fatti spiegare le motivazioni scientifiche che lo hanno indotto a tale responso.
Prof. Garattini, cos’è l’omeopatia? Ci fornisce una spiegazione comprensibile per tutti i lettori? Come funziona e su cosa si basa una cura omeopatica?
Secondo i dettami stabiliti duecento anni fa dal ‘fondatore’ Hahnemann, la tintura madre, oggi diremmo principio attivo, deve essere diluita n volte in rapporto di 1 a 100 o di 1 a 10. Nel primo caso, a 1 parte di tintura madre (di solito 1 ml) vengono aggiunte 99 parti di solvente (acqua o alcool); nel secondo caso, una parte della tintura iniziale viene diluita in 9 parti di solvente. Le soluzioni così ottenute vengono nuovamente diluite con altro solvente in ragione di 1 a 100, o di 1 a 10, per un nu mero variabile di passaggi (anche fino a 30 volte). In base al semplice buon senso, la domanda cruciale diventa: quanto principio attivo potrà mai essere contenuto in una boccettina, riempita dall’acqua di una piscina olimpionica in cui nuotano solo 2 milionesimi di litro di tintura madre?
Nel libro che ha scritto insieme ad altri collaboratori, date un giudizio piuttosto severo affermando che l’omeopatia è “acqua fresca” o, per lo meno, è il responso, seppur sotto forma di quesito, che si lascia intendere dal titolo stesso. Come siete giunti a questa conclusione?
In assenza di principio attivo, è difficile sostenere che questi preparati possano svolgere di per sé una qualsiasi azione terapeutica. Tutte quelle boccettine che vendono in farmacia possono tra loro essere tranquillamente scambiate, perché contengono tutte la stessa cosa: niente. Ed è impossibile diversificare il niente. Pensiamo a qualcuno che venda del vino fatto con le diluizioni usate per l’omeopatia con l’etichetta ‘Vino Negroamaro omeopatico’ chi mai lo comprerebbe? Tutti sanno distinguere il vino dall’acqua, perché allora si fa fatica a distinguere un farmaco che contiene qualcosa, la cui efficacia è stata dimostrata, da uno che non contiene niente.
Se lei, da quanto si è capito, nega l’efficacia dell’omeopatia, come mai c’è chi la sostiene e cerca di diffonderla il più possibile?
Il ricorso a medicine cosiddette ‘alternative’ o ‘naturali’ è purtroppo oggi molto diffuso nella nostra società. L’aggettivo ‘naturale’ sfrutta l’idea molto diffusa che il ‘naturale’ sia di per sé buono e la chimica ‘cattiva’. Idea che è una stupidaggine perché il naturale in sé non è né buono né cattivo, anzi può essere sia buono sia cattivo. Sono del tutto naturali i maggiori veleni contenuti in alcune piante o emessi da alcuni insetti, sono naturali i batteri e i virus che inducono le malattie. Dunque non esiste una presunta “alternativa”, naturale o meno. Esiste l’evidenza, cioè quello che la ricerca scientifica dimostra che sia efficace o non efficace. Poi c’è il risvolto economico, se vendo palline di zucchero al prezzo di 3 o 4 mila euro al chilo, è evidente che c’è chi può avere un grande interesse a investire in pubblicità per magnificare le virtù ‘miracolose’ dell’omeopatia.
Molti lettori, potrebbero pensare che essendo Lei direttore di un istituto di ricerche farmacologiche, è un po’ scontato che sia a sfavore della medicina omeopatica. Cosa risponde a chi la accusa di essere di parte?
L’istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha come suo carattere costitutivo l’indipendenza, anche e direi soprattutto dall’industria farmaceutica. Noi non brevettiamo i risultati delle nostre ricerche, ma li mettiamo a disposizione dell’intera comunità scientifica internazionale. Noi abbiamo pubblicato diverse ricerche che dimostravano l’inefficacia, la parziale inefficacia o la parità di efficacia di farmaci cosiddetti innovativi con farmaci meno costosi e ampiamente sperimentati e anche per questo non siamo amatissimi dall’industria farmaceutica.
Il titolo che ha dato al libro inizia con una domanda: “Acqua fresca?” Ci chiediamo se ha volutamente lasciato spazio di risposta a chi è favorevole all’omeopatia.
Va premesso che ognuno è libero di ‘curarsi’ come meglio crede, ma in mancanza di evidenze scientifiche non può essere il servizio sanitario a sostenere quei costi. È chiaro che in alcuni casi particolari la medicina omeopatica “funziona”, esattamente come “funzionano” i placebo che vengono somministrati nel corso delle ricerche sui farmaci. Ma il punto è proprio questo: non esistono studi scientifici condotti correttamente sulla base dei quali si possa affermare che l’omeopatia abbia una efficacia superiore al placebo. Ma – sebbene l’effetto placebo sia un effetto scientificamente analizzato e anche utilizzato nella medicina – è completamente irrazionale usare qualcosa per curarsi che non contiene niente”.