Pubblicato in: Dom, Dic 6th, 2015

Dubbio Omeopatia… Sarà tutta acqua fresca?

Silvio Garattini/La posizione del Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “M. Negri” di Milano”: Nessuna incidenza terapeutica. 

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“In assenza di principio attivo, è difficile sostenere che questi preparati possano svolgere di per sé una qualsiasi azione terapeutica”. 

Sempre più spesso sentia­mo parlare di Omeopatia. Ma cos’è? E soprattutto, funziona? A spiegarcelo, il prof. Silvio Garatti­ni, fondatore e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano che affronta proprio questo tema nel suo nuovo libro “Ac­qua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia”, pubblicato da Sironi Editori e a cui hanno partecipato altri ricercatori. Come già si evince dal titolo stesso, il prof. Garattini, conside­ra le cure omeopatiche “acqua fresca” e noi ci siamo fatti spiegare le motiva­zioni scientifiche che lo hanno indotto a tale responso.

Prof. Garattini, cos’è l’omeopa­tia? Ci fornisce una spiegazione comprensibile per tutti i lettori? Come funziona e su cosa si basa una cura omeopatica?

Secondo i dettami stabiliti duecento anni fa dal ‘fondatore’ Hahnemann, la tintura madre, oggi diremmo principio attivo, deve essere diluita n volte in rap­porto di 1 a 100 o di 1 a 10. Nel primo caso, a 1 parte di tintura madre (di so­lito 1 ml) vengono aggiunte 99 parti di solvente (acqua o alcool); nel secondo caso, una parte della tintura iniziale viene diluita in 9 parti di solvente. Le soluzioni così ottenute vengono nuova­mente diluite con altro solvente in ra­gione di 1 a 100, o di 1 a 10, per un nu­ mero variabile di passaggi (anche fino a 30 volte). In base al semplice buon senso, la domanda cruciale diventa: quanto principio attivo potrà mai esse­re contenuto in una boccettina, riempi­ta dall’acqua di una piscina olimpioni­ca in cui nuotano solo 2 milionesimi di litro di tintura madre?

Nel libro che ha scritto insieme ad altri collaboratori, date un giudizio piuttosto severo affer­mando che l’omeopatia è “ac­qua fresca” o, per lo meno, è il responso, seppur sotto forma di quesito, che si lascia intende­re dal titolo stesso. Come siete giunti a questa conclusione?

In assenza di principio attivo, è difficile sostenere che questi preparati possano svolgere di per sé una qual­siasi azione terapeutica. Tutte quelle boccettine che vendono in farmacia possono tra loro essere tranquillamen­te scambiate, perché contengono tutte la stessa cosa: niente. Ed è impossibi­le diversificare il niente. Pensiamo a qualcuno che venda del vino fatto con le diluizioni usate per l’omeopatia con l’etichetta ‘Vino Negroamaro omeo­patico’ chi mai lo comprerebbe? Tutti sanno distinguere il vino dall’acqua, perché allora si fa fatica a distinguere un farmaco che contiene qualcosa, la cui efficacia è stata dimostrata, da uno che non contiene niente.

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Se lei, da quanto si è capito, nega l’efficacia dell’omeopatia, come mai c’è chi la sostiene e cerca di diffonderla il più possibile?

Il ricorso a medicine cosiddette ‘alternative’ o ‘naturali’ è purtroppo oggi molto diffuso nella nostra socie­tà. L’aggettivo ‘naturale’ sfrutta l’idea molto diffusa che il ‘naturale’ sia di per sé buono e la chimica ‘cattiva’. Idea che è una stupidaggine perché il natu­rale in sé non è né buono né cattivo, anzi può essere sia buono sia cattivo. Sono del tutto naturali i maggiori vele­ni contenuti in alcune piante o emessi da alcuni insetti, sono naturali i batteri e i virus che inducono le malattie. Dun­que non esiste una presunta “alternati­va”, naturale o meno. Esiste l’eviden­za, cioè quello che la ricerca scientifica dimostra che sia efficace o non efficace. Poi c’è il risvolto economico, se vendo palline di zucchero al prezzo di 3 o 4 mila euro al chilo, è evidente che c’è chi può avere un grande interesse a in­vestire in pubblicità per magnificare le virtù ‘miracolose’ dell’omeopatia.

Molti lettori, potrebbero pensare che essendo Lei direttore di un istituto di ricerche farmacologi­che, è un po’ scontato che sia a sfavore della medicina omeopati­ca. Cosa risponde a chi la accusa di essere di parte?

L’istituto di Ricerche Farmacologi­che Mario Negri ha come suo caratte­re costitutivo l’indipendenza, anche e direi soprattutto dall’industria farma­ceutica. Noi non brevettiamo i risultati delle nostre ricerche, ma li mettiamo a disposizione dell’intera comunità scientifica internazionale. Noi abbiamo pubblicato diverse ricerche che dimo­stravano l’inefficacia, la parziale ineffi­cacia o la parità di efficacia di farmaci cosiddetti innovativi con farmaci meno costosi e ampiamente sperimentati e anche per questo non siamo amatissimi dall’industria farmaceutica.

Il titolo che ha dato al libro inizia con una domanda: “Acqua fre­sca?” Ci chiediamo se ha voluta­mente lasciato spazio di risposta a chi è favorevole all’omeopatia.

Va premesso che ognuno è libero di ‘curarsi’ come meglio crede, ma in mancanza di evidenze scientifiche non può essere il servizio sanitario a soste­nere quei costi. È chiaro che in alcuni casi particolari la medicina omeopati­ca “funziona”, esattamente come “fun­zionano” i placebo che vengono som­ministrati nel corso delle ricerche sui farmaci. Ma il punto è proprio questo: non esistono studi scientifici condotti correttamente sulla base dei quali si possa affermare che l’omeopatia abbia una efficacia superiore al placebo. Ma – sebbene l’effetto placebo sia un effet­to scientificamente analizzato e anche utilizzato nella medicina – è completa­mente irrazionale usare qualcosa per curarsi che non contiene niente”. 

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