Pubblicato in: Sab, Ott 31st, 2015

Pet Tac e Cancro alla Prostata… La colina traccia le recidive

Il Dott. Angelo Mita alle prese con il bilancio del primo anno e mezzo di attività dello strumento operativo nell’Oncologico. 

pet_tac

“La colina è un metabolita delle membrane cellulari che ha ottenuto una grossa performance nella diagnostica dei carcinoma della prostata, nel suo monitoraggio, nella valutazione di probabili metastasi a distanza”. 

È stata collocata, e ha iniziato a funzionare dal 9 aprile del 2014, la Pet Tac nel padiglione on­cologico “Gio­vanni Paolo II”, al Vito Fazzi di Lecce, nell’unità di Medi­cina Nucleare diretta dal dot­tor Angelo Mita. “Non si può che esprimere soddisfazione – ha scritto in una nota il par­lamentare salentino Salvatore Capone – per l’ottimo risultato raggiunto verso quell’imple­mentazione dei servizi e della qualità, che sempre più dovrà essere il vero obiettivo della Sanità nella nostra Regione. Servizi e qualità in un’ottica di reti territoriali e di Poli inte­grati, per consentire alla Puglia quel salto di qualità necessario anche a ridurre drasticamente viaggi della speranza e sanità passiva, soprattutto in questa nuova fase, con l’uscita della Regione Puglia dal Piano di rientro”.

Mita

Si tratta, in effetti, di un esame di fondamentale importanza che trova impiego in diverse branche della medi­cina, ma, soprattutto, in quella oncologica. La Pet Tac è una macchina ibrida che abbina in­formazioni di tipo metabolico, fornite dalla metodica Pet, e quindi, da quella medico-nu­cleare, ad immagini morfologi­che acquisite con la metodica Tac, radiologica. Dalla raccolta delle informazioni metaboli­che e funzionali si ha un’esat­ta localizzazione delle lesioni eventualmente interessate dal­la malattia. Uno dei traccianti che può essere utilizzato per la diagnostica è la tecnica del fluoro 18, ma ce ne sono diver­si. Questi traccianti valutano la presenza di lesioni secondarie o l’attività metabolica di lesio­ni individuate o sospette di tipo neoplastico. Proprio al dottor Angelo Mita abbiamo rivolto alcune domande.

Dottore, quando è neces­sario sottoporsi alla Pet Tac?

È un’indagine di secondo livello: ci sono linee guida or­mai acclarate che indicano il periodo o l’opportunità di ese­guirla a secondo dell’iter clini­co del paziente. Nel caso, cioè, della stadiazione di una neo­plasia, quindi del sospetto del­la presenza di una patologia di tipo neoplastico, nel momento in cui occorre fare il punto del­la situazione e vagliare la pre­senza di eventuali metastasi a distanza oltre alla sede prin­cipale di localizzazione come pure per una valutazione a di­stanza a seguito di trattamenti chemioterapici o radioterapici per scandagliare l’efficacia e l’efficienza del trattamento in essere a seconda dei vari stadi della patologia oppure per valutare la differenza tra un eventuale problema di tipo infiammatorio post radiotera­pico e una ripresa di malattia.

Come occorre prepararsi all’esame?

Non c’è nessuna prepa­razione: l’esame in sé è trau­matico, perché consta della somministrazione in via endo­venosa del tracciante. L’unica precauzione è il digiuno da sei ore e l’astenzione da eventuali farmaci che ci possano essere interfe­renze nelle nostre indagini.

Qual è la procedura di esecuzione della Pet Tac?

Consiste nella sommi­nistrazione del farmaco al paziente, nell’attesa di un adeguato periodo, perché il radiofarmaco si distribuisca nell’organismo e nella rile­vazione dell’attività con la Pet Tac appunto. Dal momen­to della somministrazione del farmaco all’uscita del pazien­te dalla macchina la durata è al massimo di circa tre quarti d’ora – un’ora, a seconda delle problematiche che insorgono in sede di acquisizione di esa­me.

Cosa è necessario fare dopo l’esame? Ci sono precauzioni?

No, tecnicamente parliamo di sostanze radioattive: la pre­cauzione, quindi, generalmente raccomandata è di stare no da bambini e donne incinte. Però, il tempo di dimezzamen­to del farmaco che utilizziamo è di un’ora. Dopo un’ora dalla somministrazione si ha la metà della dose nel paziente, dopo due ore la metà della metà. Perciò, dato che la Pet Tac non è una macchina altamente performante, ha una capacità di riconoscimento della radio­attività molto elevata e ci con­sente di utilizzare radioattività ridotte nel paziente, che, se vo­gliamo essere pignoli, dopo sei ore non ne ha più residui.

Ci sono controindicazioni?

Solo la gravidanza, perché si creano danni al feto.

lecce

Da dove proviene l’utenza della Pet Tac?

Un po’ da tutta la provin­cia e anche dalle limitrofe, perché siamo dotati di un’ot­tima macchina estremamente performante e riusciamo a fare l’esame in brevi periodi di tem­po. Così, non abbiamo lista d’attesa molto elevata.

Quali tipo di tumori ne­cessitano della Pet Tac?

La tipologia è la più vasta possibile. Ci atteniamo a linee guida ormai universalmente accettate, che anche noi ab­biamo validato. Abbiamo dei gruppi di studio interdisci­plinari, cui abbiamo validato le dette linee per l’esatta ap­plicazione della metodica nei vari tipi di oncologia. Trattasi di carcinoma della mammella, del polmone, del melanoma, dei linfomi, dei carcinomi del pancreas, del tratto gastrente­rico, dei sarcomi e tumori del­la prostata, in cui ultimamente abbiamo introdotto un nuovo tracciante.

Qual è?

La colina. Da circa venti giorni eseguiamo esami anche col glucosio, che è un trac­ciante del metabolismo delle cellule tumorali. Però, per un’elevata captazione delle cellule neoplastiche, utilizzia­mo un altro tracciante che è sempre marcato col fluoro: la colina. È un metabolita delle membrane cellulari che ha ot­tenuto una grossa performance nella diagnostica dei carci­noma della prostata, nel suo monitoraggio, nella valutazio­ne di eventuali recidive o di probabili metastasi a distanza, soprattutto nelle ossa, in quan­to nelle cellule prostatiche è stara rilevata un’iperattività dell’enzima colina chinasi, che così giustifica l’utilizzo di questo tracciante in tale tipo di patologia.

E per il futuro?

La PetTac è una metodica, che sarà il futuro della medici­na nucleare. Specialmente nei nuovi traccianti di tipo mole­colare che si stanno studiando. L’utilizzo del fluoro glucosio da una parte e fluoro colina dall’altra è solo una delle tipo­logie di traccianti che si posso­no usare nella Pet Tac. Ci stia­mo attrezzando per l’uso, ad esempio, del gaglio 68 nella ri­cerca dei tumori di tipo neuro-endocrino. Ci stiamo attivando nell’utilizzo di una serie di al­tri traccianti di tipo molecolare che consentono di visualizzare e di individuare con una certa specificità l’evoluzione della patologia, l’accrescimento cel­lulare nell’ambito neoplastico.

Sono le nuove frontiere.

Sì, per quanto riguarda lo sviluppo di queste metodiche siamo agli albori, perché il tracciante maggiormente uti­lizzato in Italia è il fluoro de­sossi glucosio, ma ce n’è una vasta gamma, di cui si può fru­ire in ambito nucleare, specie con la metodica Pet Tac e che rappresenta un’innovazione. Ormai, siamo orientati verso la ricerca molecolare. Non andia­mo alla scoperta della cellula, ma della singola molecola che può essere interessata nel pro­cesso neoplastico. 

Pages: 1 2

Lascia un commento

XHTML: You can use these html tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

 

Gli articoli più letti