Vitalizi ai politici… Perché non ridurli?
Privilegi/Tante le misere pensioni dei cittadini, tanti gli accumuli di rendite di parlamentari e manager…
Rimane un tema caldo, pressante, soprattutto in tempi di crisi economica, sempre motivo di generale indignazione. Parlando dei vitalizi dei politici, Tito Boeri, presidente dell’Inps, ospite di Lucia Annunziata nell’ultima puntata di “in 1/2h” ha confermato che è proposta dell’Inps prevedere una riduzione fino al 50% per gli assegni dei politici “oltre 80- 85mila euro all’anno” ipotesi contenuta, ma comunque bloccata, nel pacchetto di misure presentato a giugno dall’Inps al governo, nel quadro di una riforma complessiva delle pensioni. Certamente la platea coinvolta sarebbe stata piccola “circa 200mila persone” interessando, oltre ai politici, “dirigenti di aziende, personale delle Ferrovie dello Stato, altre categorie…”. Ed allora, oggi come ieri o più di ieri, la domanda rimbombante è: cos’è un vitalizio? Una pensione, un assegno, un privilegio… In realtà le rendite percepite dagli ex parlamentari non sono delle vere e proprie pensioni, ma sono appunto delle indennità aggiuntive rispetto a queste, percepite dopo aver raggiunto una certa anzianità di servizio. Nel dettaglio, il vitalizio viene corrisposto a partire dal compimento del 65° anno di età o dal 60°, nel caso in cui il parlamentare sia stato in servizio per più di cinque legislature.
In questo caso non occorre il raggiungimento del limite di età, ma il vitalizio può essere corrisposto a partire dalla fine della sesta legislatura nella quale è stato in carica. La somma corrisposta varia a seconda dell’anzianità di servizio accumulata e può oscillare tra i 2700 e 7200 euro mensili. Non sono pagati dall’Inps (come accade per tutti gli altri lavoratori) ma pesano direttamente sui bilanci di Camera e Senato. Inoltre la peculiarità del sistema giuridico italiano mette in risalto il cumulo che si può fare dei vitalizi: se si svolgono cariche a livello parlamentare, regionale e anche europeo si possono ottenere sino a tre vitalizi. Se guardiamo al passato, il vitalizio ha avuto un’origine condivisibile: già nella prima legislatura della Repubblica italiana, cioè nell’immediato dopoguerra, si stabilì che il parlamentare, non rieletto, avesse diritto ad una rendita per tutta la vita, in modo da permettere a tutti, anche deputati e senatori meno ricchi, di rinunciare al proprio lavoro per dedicarsi completamente all’attività politica, senza alcun condizionamento di carattere economico. Con il passare del tempo il vitalizio è divenuto un vero e proprio privilegio, che stride con le misere pensioni della maggioranza degli italiani. Vitalizi che indignano non tanto per i requisiti di età, quanto piuttosto per l’importo!