Pubblicato in: Gio, Ott 8th, 2015

Don Giovanni Sammarco nella Casa del Padre

L’11 agosto 1946 vi furono in Cattedrale le Ordinazioni, tra le ultime conferite dal Vescovo Costa. Quattro i sacerdoti di quell’anno. A don Giuseppe Quarta di S. Pietro in Lama si aggiungevano tre concittadini: Perrone, Rotino e il nostro don Giovanni, l’ultimo a lasciare questo mondo alla veneranda età di 94 anni. E dopo alcuni anni di sofferenze, silenzio e preghie­ra. In ospedale, nella Casa di Accoglienza Sacerdotale di via Santa Venera e poi alla residenza per anziani “Marangi”. Quivi lo si poteva vedere per quegli incontri che danno gioia non solo a chi è visitato ma anche a chi visita. Alla sua Ordinazione sacerdotale fece seguito anche un solo anno di permanenza al “Seminario minore” di Lecce, come educa­tore di camerata; e poi ancora un solo anno da “Vice” a S. Maria della Porta. E poi… mezzo secolo a S. Francesco di Paola con un primo decennio di permanenza quale Vice, Adiutore ed Economo parrocchiale, preludio di un abbondante quarantennio da titolare di Parrocchia, fino all’estinzione di questa, il 31 dicembre 2007. Dal ‘56 si affiancano pure una condivisione di incarichi in Curia e in Capito­lo fino al giorno del suo parrocato ed alcune attività nella stampa diocesana. L’affetto di ecclesiastici a laici, manifestatosi nel pranzo che gli veniva donato per la sua sussistenza quotidiana da sette famiglie con frequenza settimanale. E soprattutto la partecipazione immensa ai suoi funerali, che si faceva voce sulle labbra del Pastore che ha presieduto una concelebrazione di circa trenta confratelli.

Oronzo De Simone

Sammarco

TESTIMONIANZA/PESCATO DA UNA MERENDINA 

Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini” (Mc 1, 17). Queste parole del Vangelo di Marco, ed insieme ad esse un nugolo di preziosi ricordi, si sono affacciate al mio cuore allorquando l’Arcive­scovo, volendo condividere il tratto gentile di Mons. Giovanni Sam­marco con i numerosi sacerdoti e fedeli accorsi per le esequie, ha narrato di come, ancora parroco presso l’amata Chiesa di Santa Maria degli Angeli, si premurasse far dono di una merendina ai giovinetti in “transito” prima dell’ingresso a scuola. Collocata alle spalle del Liceo Scientifico “C. De Giorgi” ed a pochi metri dall’Istituto Statale d’Arte “G. Pellegrino”, la Chiesa di Santa Maria degli Angeli, ove si venera San Francesco di Paola, era passaggio obbligato per i numerosi stu­denti liceali in cerca di “speciale protezione” in vista di un compito in classe di matematica, un’interrogazione in letteratura latina o chimica. Una volta entrati i nostri occhi di ragazzi venivano letteralmente rapiti alla vista di un sacerdote che, rigorosamente in abito talare, sembra­va anch’egli appartenere alle straordinarie figure rappresentate nei dipinti ivi custoditi e tuttavia, indicando il cesto posto all’ingresso, ci invitava con un dolce e delicato sorriso a prendere una merendina o le caramelle prima di andar via. Per alcuni, pescati con un merendina, da allora è iniziato un cammino insieme: noi figli, tu padre per sempre perché “forte come la morte è l’amore”.

Marco Ruggio

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  1. Soprattutto: Don Giovanni ha sempre donato TUTTO ciò che possedeva o veniva donato alla Parrocchia A CHI NE AVEVA DAVVERO BISOGNO. Passava le sue giornate nella sagrestia di San Francesco in un’umidità davvero eccezionale, che nessuno gli risolveva perché non aveva “santi in Paradiso” (nel paradiso dei politici, laici ma anche non laici, intendo); aveva spesso le scarpe bucate perché non voleva spendere niente per sé; non aveva un’auto e andava sempre a piedi. E infine: si rifiutava di prendere denaro dopo battesimi, cresime, matrimoni ecc. perché diceva che I SACRAMENTI NON SI PAGANO. Era, insomma, un sacerdote come ce ne sono davvero pochi. Fatelo sapere a Papa Francesco.

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