Padre Mario Marafioti, la vita accanto agli ultimi
Il compleanno di Padre Mario Marafioti è stato, quest’anno, non solo l’occasione per ricordare i 35 anni di intensa ed instancabile attività promossa dalla Comunità Emmanuel, che egli ha voluto fondare e sostenere, ma anche per promuovere l’iniziativa del “villaggio solidale”, un’altra bellissima opportunità di esercizio di carità, solidarietà e condivisione. Solidale, perché la finalità di aiutare il progetto del “villaggio solidale”, appunto, ha determinato la folta partecipazione alla festa animata da giovanissimi e bravi cantanti, domenica 29 novembre, presso le “Sorgenti”. Durante quell’evento è stato presentato e distribuito, ottenendo in dono un significativo importo destinato anch’esso al “Villaggio”, un libretto di poesie dal titolo “Padremarioaccanto”, con rime dedicate a lui o ispirate dalla sua catechiesi. Nei prossimi incontri in Comunità ed altrove verrà riproposto, con le stesse finalità di aiuto e di sostegno. L’autore, Dario Marangio, ha voluto firmarsi con lo pseudonimo di “ultimo”, quasi a sottolineare l’umiltà del gesto, ed il fatto di aver voluto dare voce ai tanti volontari che, per primi e infaticabili, hanno realizzato, con la guida di Padre Mario, la realtà più importante sul piano del recupero e della spirituale riabilitazione.
È stato chiesto a Piero Severi e Valeria Calò, volontari da sempre, con compiti di responsabilità nella Comunità, di descrivere l’esperienza del “villaggio solidale”: “il Villaggio solidale” (a 4 km dalla città – sulla Prov. Lecce- Novoli) da tutti chiamato “Le Casette”, nasce come spazio di vita relazionale ed anche come spazio abitativo e lavorativo rispettoso dell’ambiente e della persona che si integrano esprimendo una cultura di accoglienza e attenzione reciproca, di pace e di apertura all’esterno. Le Casette, quattro strutture a piano terra (tetti con tegole rosse ed energia solare) sono costituite da piccoli appartamenti adatti a dare risposte diversificate a chi vuole completare un percorso di vita verso l’indipendenza, o trovare una risposta abitativa e uno spazio relazionale culturale solidale all’uomo e alla natura, o essere accolto in un momento transitorio di difficoltà, per sperimentarsi in un percorso sociale e lavorativo e anche spirituale (spazi laboratoriali, agricoltura sociale, orti sinergici, baratto, banca del tempo, etc). È questa per noi una risposta che va al di là della proposta abitativa residenziale perché è un servizio flessibile e di accompagnamento ad intensità variabile; è una risposta adattabile che mette al centro la persona in evoluzione nel tempo e si colloca in modo intermedio nella gamma di servizi esistenti. La grande piazza e la struttura centrale e mobile di accoglienza che si vuole realizzare (per le scuole, gli enti, le associazioni, i gruppi, le famiglie, i laboratori interattivi, il mercato) sono gli elementi che rendono ancora più evidente il dialogo tra periferia e centro della città e tra l’uomo e l’altro uomo, perché si faccia: “unità nella diversità”.
Giovanni Mangiullo