Maria, Madre di Dio per opera dello Spirito
Issr/La Tesi di Laurea in Scienze Religiose di Michela Turco. Il ruolo del Paraclito nell’Incarnazione.
Maria entra nella storia dell’umanità come Madre di Gesù. Ella occupa un posto unico nella storia umana: nella sua completa apertura, donazione al disegno salvifico, raggiunge un alto grado di intimità con Dio e nello stesso tempo diviene, per noi, modello di fede si abbandona pienamente alle mozioni dello Spirito e, nel “buio” della fede, pronuncia il suo “Sì” accoglie Gesù prima nella mente e poi nel suo seno: prima crede e poi concepisce, per opera dello Spirito Santo. Sant’Ambrogio nota che la “Parola di Dio ci bacia, quando lo Spirito di conoscenza illumina il nostro pensiero”. Si tratta di un bacio potente, perché effonde una grazia divina straordinaria. Lo Spirito ha baciato il caos primordiale ed ecco l’universo, ha baciato il fango ed ecco l’uomo, ha baciato la “Figlia di Sion” e “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv1,14). Un bacio così particolare, potente quello dato a Maria tanto da essere definita “Sposa dello Spirito Santo”. Ad invocarla con questo titolo è stato, tra i primi, San Francesco d’Assisi che nell’antifona mariana dell’Ufficio della Passione (FF 281), prega Maria così: “Santa Maria Vergine, nel mondo tra le donne non è nata alcuna simile a te, figlia e ancella dell’altissimo e sommo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo”. Sposa dello Spirito Santo: ed è proprio “L’azione dello Spirito Santo nella maternità di Maria” il titolo della tesi di laurea in scienze religiose di Michela Turco.
L’elaborato inizia con una frase del Vangelo di Luca “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,35) per tentare di comprendere il mistero della maternità di Maria, progetto misterioso di Dio. Quattro sono i punti principali che caratterizzano questo mistero: la grazia, dono gratuito di Dio, che avvolge Maria nell’essere Madre del Salvatore, Vergine Perpetua, Sposa dello Spirito Santo; la fede, come suo completo, fiducioso abbandono fra le braccia di Dio; l’azione dello Spirito Santo, che illumina la sua mente, ispira la sua volontà; l’intima unione tra Maria e lo Spirito, tanto da divenirne sposa. Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris Mater afferma “Maria viene definitivamente introdotta nel mistero di Cristo mediante questo evento: l’annunciazione dell’angelo. Il messaggero saluta, infatti, Maria come ‘piena di grazia’: la chiama così come se fosse questo il suo vero nome. Non chiama la sua interlocutrice col nome che le è proprio all’anagrafe terrena: Miryam (=Maria), ma con questo nome nuovo: ‘ piena di grazia’. Che cosa significa questo nome? Perché l’arcangelo chiama così la Vergine di Nazaret?”. Nel linguaggio biblico “grazia” indica un dono speciale e, secondo il Nuovo Testamento, ha la sua sorgente nella vita trinitaria di Dio, che “è amore”, come chiarisce Giovanni nella sua prima lettera. Tale termine indica l’amore di Dio per questa creatura, per la sua umiltà, tanto da stendere la mano su di lei e ricolmarla di ogni bene. Si spiega poi il turbamento di Maria: “A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. Ma benché turbata, così come ogni creatura umana quando ha a che fare col divino, scossa da un annuncio a dir poco sconvolgente, Maria non si esalta, non si abbandona a pensieri di vanagloria, ma riflette, per un attimo, in silenzio. C’è un punto non chiaro nella sua mente: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”, una domanda essenziale, chiara, semplice, non dettata dalla curiosità. Non chiede infatti: dove nascerà? E quando? Ed io che posto avrò? Chiede, nel modo più puro possibile: come avverrà questo? Ed ecco la risposta dell’angelo “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”. Maria accoglie liberamente tale invito, senza chiedere consiglio a nessuno, decide, da sola, e si affida totalmente, senza se e senza ma: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Il secondo capitolo della tesi “Lo Spirito Santo discende su Maria”, descrive, delicatamente, l’azione dello Spirito in Maria definita attraverso le parole di Bruno Forte “(…) capolavoro dello Spirito, un fiume pieno degli aromi dello spirito, la meraviglia delle meraviglie” per divenire, attraverso il suo “Sì”, libero, totale, obbediente, docile, Sposa dello Spirito Santo. Bella è l’immagine proposta di Maria “in ascolto dello Spirito”. “Cosa c’è all’origine di questo grande “sì” di Maria? Due cose, una più misteriosa dell’altra: la grazia e la libertà”, precisa padre Raniero Cantalamessa: alla pienezza di grazia da parte di Dio, corrisponde dunque la pienezza della fede da parte di Maria. “La Vergine Maria, scrive S. Agostino, partorì credendo, quel che aveva concepito credendo…
Dopo che l’angelo ebbe parlato, ella, piena di fede, concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo” rispose “eccomi”. La fede di Maria non fu un atto facile, scontato, ma fu un fidarsi totale di Dio, contro ogni logica della ragione umana. E proprio sul piano umano possiamo immaginare questa giovane donna che vive, in solitudine questo mistero, nel continuo succedersi di domande ovvie: a chi spiegare ciò che è avvenuto in lei? Chi crederà alle sue parole quando dirà che il bimbo che porta nel grembo è “opera dello Spirito Santo”? Eppure questa ragazza accetta di rischiare, nonostante le leggi del tempo, gettandosi tra le braccia di Dio, senza sospendere il giudizio, nemmeno per un attimo. “A nullo amato amar perdona” direbbe Dante: Maria si sente pienamente amata da Dio e questo stesso amore la spinge “ad arrendersi” pienamente a Dio, con un atto profondo, intimo di affidamento allo Spirito. La tesi conclude col verso “Su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”, pensato con l’immagine dell’abbraccio sponsale. L’abbraccio è un gesto che esprime affetto, amore, indica un legame forte che spinge ad uscire dalla propria individualità per aprirsi all’altro, per unirsi all’altro. San Bonaventura così descrive l’“abbraccio” dello Spirito in Maria, ‘l’incendio dello Spirito Santo’: “Sopravvenne in essa lo Spirito Santo come fuoco divino che infiammò la sua mente e santificò la sua carne, conferendole una perfettissima purità. (…) con la sua operazione e la sua presenza, il corpo fu formato, l’anima creata, e contemporaneamente, l’uno e l’altra furono uniti alla divinità nella persona del Figlio, cosicché egli fosse Dio e uomo, salva la proprietà di ciascuna natura”. Maria diviene così Madre di Dio, Madre della Chiesa, Madre nostra. Fermandomi un attimo a riflettere, in silenzio, sulla maternità di Maria, le “ragioni del cuore” mi portano a chiudere con un saluto: il saluto che San Francesco, tanto tempo fa, rivolse a Maria e che, oggi, è anche il nostro: “Ti saluto, Signora santa, regina santissima, Madre di Dio, Maria, che sempre sei Vergine, eletta dal santissimo Padre celeste e da Lui, col santissimo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito, consacrata. Tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene. Ti saluto, suo palazzo. Ti saluto, sua tenda. Ti saluto, sua casa. Ti saluto, suo vestimento. Ti saluto, sua ancella. Ti saluto, sua Madre. E saluto voi tutte, sante virtù, che per grazia e lume dello Spirito Santo siete infuse nei cuori dei fedeli affinché le rendiate, da infedeli, fedeli a Dio”.
Manuela Marzo