La Comunità Cristiana accoglie
Verso una prassi pastorale capace… Da cinque anni nella Chiesa di Lecce l’esperienza straordinaria di una sessantina di persone che vivono situazioni di separazioni e che percorrono un cammino di riavvicinamento alla vita della Chiesa.
LE ATTESE/APPROFONDIRE IL PROGETTO DI DIO E IMPARARE A COMUNICARLO ALLA CULTURA CONTEMPORANEA
È innegabile il grande interesse che accompagna il Sinodo sulla Famiglia,mentre è in pieno svolgimento, e non solo in ambito ecclesiale. Se ne parla da tempo, preceduto da due consultazioni in ogni Chiesa particolare, da un’assemblea straordinaria, da documenti che hanno registrato l’attuale situazione, i dibattiti in corso, su alcuni aspetti, che esigono con urgenza delle risposte di sufficiente chiarezza. Diminuiscono i matrimoni, anche quelli civili, orientandosi a nuove forme di convivenza, che rinnegano la stessa natura della famiglia tradizionale, le sue fondamentali proprietà, così come una storia pluri millenaria ha sempre rispettato e difeso: l’unione di un uomo e una donna, il “per sempre”, l’indissolubilità, la unicità, l’apertura alla vita. La Chiesa e ogni istituzione a cui sta a cuore il vero bene dell’uomo e della società, sono seriamente preoccupate. Solo nella famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna con scelta stabile e definitiva è possibile la piena realizzazione del disegno di Dio, condizione indispensabile perché ogni persona persegua lo stesso scopo della sua esistenza ed ogni società garantisca il suo futuro. È in gioco la convivenza umana e la vita stessa della comunità cristiana. È in questo contesto che la Chiesa vuole contribuire a salvaguardare la famiglia preoccupata delle incertezze anche tra i battezzati, ma varcando i suoi confini sente il dovere di influire sull’intera cultura odierna, perché si rispetti la stessa natura umana e l’originaria costituzione della famiglia. Dal Sinodo ci si attende prima di tutto la riaffermazione dell’immutabile disegno di Dio senza lasciarsi suggestionare o intimidire da pressioni di varia provenienza, con l’intento di giustificare nuove tendenze, situazioni di fatto che rispondono piuttosto ad una cultura in cui prevale una falsa concezione dell’uomo, del libero personale arbitrio, senza alcun riferimento a valori insiti nella stessa natura umana. Si parla ormai da tempo di Nuova Evangelizzazione, ma quasi sempre ancora in termini molto vaghi, che non riescono a tradursi in una concreta e coinvolgente prassi pastorale, capace di apportare decisivi cambiamenti, di porre un consistente freno allo strisciante paganesimo. È necessario ricuperare l’intero itinerario della storia della salvezza, partire dall’uomo, dalla sua identità, dal suo essere maschio e femmina, per una funzione essenziale: donare la vita. Si sente il bisogno che dal Sinodo venga una spinta decisiva, che ponga al centro l’uomo della creazione, chiamato nella differenza dei sessi a formare “una sola carne”, una famiglia indissolubilmente unita. La famiglia nasce con l’uomo ed è stata sempre al centro di ogni cultura e civiltà, sia pure in un cammino non sempre lineare. Cristo eleverà (non una nuova fondazione!) il disegno creativo a luogo di salvezza, di grazia, di redenzione. Questo non significa sottovalutare la visione cristiana, ma darle una solida base naturale, in cui potersi incontrare con altre posizioni religiose o semplicemente culturali, uscendo dal rischio di essere rinchiusi in un ghetto, restando soli e senza possibilità di dialogo e di coinvolgimento. Dal Sinodo dovrebbe scaturire l’impegno per l’intera cristianità ad approfondire il progetto di Dio, la famiglia “naturale” e a saperlo comunicare all’uomo di oggi, nel cuore della cultura contemporanea.
È questo il compito del Magistero, ma soprattutto della stessa famiglia, di ogni famiglia, chiamata a testimoniare la bontà, la validità, la bellezza del disegno di Dio. Per questo scopo si attende dai Padri sinodali una parola chiara, una sicura normativa circa l’ammissione dei battezzati alla celebrazione del sacramento del matrimonio. Appare sempre più necessaria una efficace preparazione, un autentico catecumenato, una quasi rifondazione della scelta cristiana, vista la insignificanza degli effetti dell’iniziazione alla vita di fede avvenuta nella lontana fanciullezza o preadolescenza, rendendo la stessa celebrazione libera da eventuali condizionamenti, persino dal riconoscimento degli effetti civili. La comunità cristiana non può accontentarsi di “celebrare”, ma è chiamata a rimanere accanto alle famiglie, sostenendole e qualificandone la testimonianza, esortandole ad essere protagoniste della pastorale familiare. Perché non pensare ad un vero “mandato missionario” da affidare a chi ha perseguito mete luminose sulla comunione coniugale ed ecclesiale e nella promozione della vita? Grande è l’attesa degli orientamenti, delle decisioni che scaturiranno circa la verità e la posizione della comunità cristiana per i matrimoni civili e le convivenze, le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati) e le persone con tendenze omosessuali e le loro rivendicazioni, soprattutto per quanto riguarda il loro inserimento nella comunione ecclesiale e la possibilità di celebrare i sacramenti. Il Santo Padre da sempre insiste sull’accoglienza, essendo persone battezzate, che non hanno rinnegato la fede, e sono impegnate a vivere i fondamentali valori umani ed evangelici, in un fondamentale atteggiamento di misericordia. Ma, il dibattito è aperto, vivace e non di rado aggressivo e non solo nei lontani, ma anche nell’interno delle comunità cristiane. C’è chi difende ad oltranza posizioni tradizionali, c’è chi spinge verso il superamento, proponendo una certa equiparazione, sia pure a determinate condizioni, soprattutto per la celebrazione dei sacramenti. Il Santo Padre, intanto, ha già emanato un “Motu proprio” che faciliti i processi per la nullità dei matrimoni, precisandone la caratteristica, abbreviandone i tempi, liberandoli da eventuali oneri economici. Per alcune situazioni non è possibile fare delle previsioni, vista la complessità dei problemi e la preoccupazione di non intaccare in alcun modo le proprietà fondamentali del disegno di Dio. In ogni modo si auspica la massima chiarezza nelle conclusioni e la piena disponibilità di tutti sacerdoti e laici ad accoglierle e metterle in pratica.
Salvatore Carriero