Isis, Parigi, Terrore… E i bambini stanno a guardare
Intervista/Il Prof. Luigino Binanti spiega come raccontare i drammi ai piccoli.
“Mai distinguere i buoni dai cattivi. La Scuola può aiutarli a capire”
“L’errore più grave che gli adulti possano commettere consiste nel silenzio. Più i figli sono piccoli e più saranno sconcertati da fatti di cui non comprendono la portata che, spesso, sfugge anche agli adulti”.
Il mestiere del genitore, si sa, è il più difficile al mondo. I bambini crescono e come una spugna assorbono tutti gli stimoli che hanno intorno. A volte i loro silenzi dicono più di cento parole e sta all’adulto comprendere se dietro ad essi si celi un turbamento, altre volte, invece, le loro domande spiazzano l’interlocutore, proprio per la loro spontaneità e nello stesso tempo per il giudizio critico che è suscitato dalla curiosità, assolutamente plausibile, di sapere quanto più è possibile. Ma come si fa a spiegare ad un bambino certi fatti di violenza e di terrorismo, come quelli che hanno visto protagonista Parigi nelle ultime settimane? Si sente dire che il mondo sta cambiando, che oggi la vita è più pericolosa. Può anche darsi. Tuttavia, quel che è certo è che i canali di comunicazione, rispetto al passato sono molteplici e diversificati, il che è un bene se usati correttamente. Spetta al genitore e all’educatore, allora, insegnare al ragazzo a discriminare “il bene dal male”, guidarli per mano all’ascolto e al pensiero critico. Luigino Binanti, Professore Ordinario di Pedagogia Generale e Sociale all’Università del Salento, ci suggerisce importanti consigli.
Prof. Binanti, i bambini d’oggi sono spesso esposti ad immagini di violenza, trasmesse durante l’intera giornata, da molteplici media. Quali possono essere le conseguenze per loro?
Il rischio è che crescano con l’illusione che ciò che dovrebbe essere e restare un’eccezione appaia loro come normale. È sorprendente, assistendo ad interrogatori di giovani che abbiano commesso qualche reato, anche gravissimo, sentire la sconcertante domanda: “ma che male c’è? Lo fanno tutti!”. Non riuscire più a distinguere il normale e il positivo, dal riprovevole e negativo, sembra capitare sempre più di frequente.
Purtroppo, la realtà talvolta supera la fantasia. Quando non sono i film, ma è l’informazione a diventare un bollettino di guerra, come e cosa devono fare i genitori per guidare i propri figli all’ascolto e alla visione di telegiornali e social network?
Quando la realtà supera la fantasia, tutto diventa terribilmente più complicato. Il ruolo degli educatori, genitori “in primis”, diviene sempre più essenziale, innanzi tutto con la presenza e il colloquio. Tutti conosciamo, purtroppo, le attuali situazioni professionali che tengono spesso entrambi i genitori lontani da casa. In tali casi le situazioni rischiano di esasperarsi, perché i bambini trascorrono moltissimo tempo in solitudine. Sarebbe, tuttavia, necessario che i genitori presentassero ai propri figli le elementari norme etiche e comportamentali, insegnando loro a distinguere il bene dal male e la finzione dalla realtà.
Gli ultimi fatti di terrorismo in Francia segnano un’ardua sfida per i formatori che si trovano a spiegare ai bambini il senso di quanto è accaduto. Come rispondere alle loro domande?
In tali casi emerge tutta la nostra impotenza ed il problema sembra insuperabile. Evitando di distinguere, manicheisticamente, i buoni dai cattivi, occorre dire che la convivenza, talora, diventa difficile, ma che con la perseveranza e la coerenza nei valori in cui siamo stati educati, si può sperare che le situazioni cambino. La convivenza è comunque necessaria ed il rispetto è una necessità.
Come rassicurare i bambini sul fenomeno terroristico contemporaneo e nello stesso tempo come insegnare loro a non avere paura dei loro compagni stranieri?
L’errore più grave che gli adulti possano commettere consiste nel silenzio. Più i figli sono piccoli e più saranno sconcertati da fatti di cui non comprendono la portata che, spesso, sfugge anche agli adulti. Poiché i fanciulli potrebbero convincersi che si possa fare del male anche a loro o ai loro congiunti, occorre spiegare, con termini a loro comprensibili, che, realisticamente, non accadrà nulla di tutto ciò. Ricordiamo, infine, che i pregiudizi appartengono al mondo degli adulti, per cui i bambini, che in genere, non nutrono riserve nei confronti dei loro compagni provenienti da altri Paesi, andranno incoraggiati a non prendere le distanze da loro ed anzi ad imparare cose nuove dalle loro esperienze di vita. In ciò la scuola, dell’infanzia e primaria in particolare, avrà un ruolo fondamentale.