Pubblicato in: Ven, Ott 23rd, 2015

Cotroneo: nel Salento ho trovato il Sud che preferisco

L’intellettuale tra i ragazzi dell’Artistico: la cultura è talmente multimediale che non si può fare una sola cosa nella vita. 

“Sono venuto qua per la prima volta nel 1988. Ho visto un Salento straordinario e siccome venivo da una famiglia cresciuta nel nord ma con origini nel sud, senza avere più parenti, in fondo ho cercato un mio sud per tutta la vita e l’ho trovato qui”. 

È stata davvero un’invasione in­tellettuale attiva quella avvenuta sabato 17 e do­menica 18 otto­bre. La due gior­ni di Leccelegge Festival della Letteratura, or­ganizzata dalle Associazioni Arteverso, Nireo e Leccelegge, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali in collaborazione con l’Assesso­rato alla Cultura del Comune di Lecce è stata il fiore all’oc­chiello tra le attività di Lecce Capitale Italiana della Cultura 2015. Tutti gli appuntamenti sono stati declinati nella lettura di Italo Calvino, di cui ricor­rono i trent’anni dalla morte. Palazzi, scuole, luoghi istitu­zionali, sono stati crocevia di letture animate e appassionate. Tantissimi i partecipanti in tut­ti gli eventi: dagli incontri con gli autori in tre Licei della cit­tà, alle letture tenute da attori professionisti e lettori appas­sionati nei cortili delle dimore storiche, ai laboratori al Must con i Cantastorie, i Sentieri di Carta e i Disegni arrabbiati, fino ai Libri in mostra.

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Ancora approfondimenti nei Dialoghi su Calvino e per i nottambuli, ancora affamati di libri, è stato possibile seguire i Cantacrona­che in cinque locali della città dove si cantavano i quattro bra­ni musicali scritti da Calvino. Tra gli scrittori intervenuti alla manifestazione Roberto Co­troneo, animatore di due in­contri, uno rivolto agli studenti del Liceo Artistico “Ciardo Pellegrino” di Lecce e l’altro al Dajs, entrambi sulla foto­grafia, a cui è dedicato il suo ultimo libro Lo sguardo rove­sciato. Come la fotografia sta cambiando le nostre vite, Utet 2015. L’abbiamo incontrato in entrambi gli appuntamenti. Con gli studenti ha approfon­dito il rapporto tra la fotografia e la creatività, mentre nell’in­contro successivo il concetto di nitidezza tra fotografia e lette­ratura.

Roberto Cotroneo: scrit­tore, poeta, giornalista, professore, fotografo. L’intellettuale.

Io penso che non è un vo­ler strafare. Oggi la cultura è talmente multimediale che non si può fare una sola cosa nel­la vita. Ormai i meccanismi di espressione passano attraver­so mezzi diversi. Un po’ come accadeva nel Rinascimento, quando non esistevano solo i pittori o solo gli scultori: erano architetti, dipingevano, scrivevano versi e facevano tante altre cose.

Il linguaggio dell’immagi­ne e della parola scritta. Quale il più immaginifico?

Credo che sia un tutto insieme. Oggi l’immagine è molto forte e dà delle grandi soddisfazioni ma anche la let­teratura credo sia diventata compagna di strada di espres­sioni artistiche interessanti.

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Roberto Cotroneo e Italo Calvino.

Mi viene in mente quando ho avuto la possibilità di ve­dere le lettere di Calvino che nessuno ha mai letto. Le let­tere che lui scrisse a Elsa de Giorgi, acquistate dal Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia, vincolate dagli eredi di Calvino per una cinquantina d’anni quindi impossibili da leggere, custodite in una cas­saforte. Io queste lettere le ho avute per le mani perché Elsa de Giorgi, la diva dei Telefoni Bianchi che era stata compa­gna di Calvino, mi chiamò un giorno, mi invitò a casa sua, aprì un baule e cominciò a ti­rar fuori queste lettere in una maniera bizzarrissima. Erano firmate tutte solo con la I di Ita­lo, non le firmava per intero. E questo è uno dei ricordi. L’altro ricordo è quando ero bambino e lessi per la prima volta Mar­covaldo.

Roberto Cotroneo e il Sa­lento.

Io sono venuto qua per la prima volta nel 1988 perché ho avuto la mia ex moglie di Lec­ce. Ho visto un Salento stra­ordinario e siccome venivo da una famiglia nata e cresciuta nel nord ma con origini nel sud, senza avere più parenti, in fon­do ho cercato un mio sud per tutta la vita e l’ho trovato qui. È il mio sud e la mia origine perché i miei erano calabresi di origine e si erano trasferiti in Piemonte negli anni ’30. Mi ri­maneva questa visione del sud nella sua intensità però non avevo un sud perché andavamo al mare in Liguria. In fondo ho avuto la possibilità di scegliere il sud che preferivo e ho scelto questo.

Maria Agostinacchio

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