Pubblicato in: Gio, Gen 22nd, 2015

Decennale della Morte/C’era una volta l’Istituto d’Arte: Luigi Mura

Il ricordo dello scultore scomparso nel 2004.

Dopo la licenza elementare m’i­scrissi alla sezione “Scultura” della Scuola d’Arte “G. Pellegrino” a Lecce. Vi arrivai (1949) che avevo dieci anni e mezzo. Il corso di studi era della durata di quattro anni, fino a quando, credo nel 1951, la “Règia Scuola artistico in­dustriale”, così si denominava esattamente, divenne Istituto Statale d’Arte, con un triennio di studi inferiore ed uno supe­riore. Intanto era arrivato un direttore Direttore, Settimio Lauriello. Il titolare di Scultura (“Capo d’Arte”) era Guido Gremigni, toscano di Volterra, uomo tutto d’un pezzo. Vederlo lavorare era un incanto, lo scalpello nelle sue mani pareva agire da solo, con la facilità e la sicurezza di chi col coltello taglia del formaggio fresco. Ma Gremigni non era sempli­cemente un “tecnico” eccellen­te. Rivelava anche scintille di creatività di non poco valore. Nel 1954 andò via da Lecce per insegnare a Bari, nell’ap­pena avviato Istituto d’Arte, al seguito del direttore Lauriello. Il laboratorio di scultura della scuola leccese occupava un grande spazio rettangolare non tramezzato. Vi erano assiepati tutt’intorno alle quattro pareti, con finestre grandi e luminose, i lavori “finiti”, per lo più in pietra leccese, eseguiti dagli allievi in diversi anni. Ebbene, fin dal mio primo giorno di scuola cominciai deliberatamente a osservare da vicino, a uno a uno, tali elaborati didatti­ci, riguardandoli più volte, facendo il giro lentamente, nei giorni di lezione successivi fino a memorizzarne i migliori. Rimasi decisamente impres­sionato dai non pochi incredi­bilmente rifiniti, tanto che per “rassicurarmi” facevo scorrere delicatamente i polpastrelli degli indici sulle superfici, sui “piani” e i “contorni”.

Luigi Mura

La firma incisa su questi lavori, era la stessa: Mura. Nell’aula di “Disegno ornato” imperava il buon Raffaele Giurgola, scultore di valore e particolarmente produttivo durante il Ventennio Fasci­sta (Per comprendere le sue notevoli capacità basti guardare l’asciutta e bilanciata figura del soldato-sentinella del monu­mento ai caduti di Monteroni di Lecce). Giurgola metteva in bella mostra i disegni migliori degli alunni. Anche in quell’aula spiccava la firma di Mura. Del quale ricordo in particolare il disegno di un gallo a bianco e nero, dal segno energico e vibrante. Volli naturalmente conoscere in car­ne ed ossa questo bravissimo “collega”, ormai alla fine dei suoi studi nella “Règia scuola”. Non lo rividi in tanti anni. For­se un paio di volte e a una certa distanza, nel centro storico di Lecce, riconobbi la sua figura dal volto bruno e di statura un po’ bassa. Ma c’è di più. Nel 1960 fui chiamato alla dire­zione – dopo i meno giovani maestri Amerigo Buscicchio e Nino Della Notte – della Scuola serale di “Disegno e Plastica” intitolata a Eugenio Maccagnani annessa alla Società Operaia. Ecco che ricompare anche qui la firma di Mura; ed è ancora possibile ammirare quel che vi è restato di un’acquasantiera in pietra leccese, realizzata, certo, per virtù di capacità ma anche di pazienza certosina. (È pro­prio vero: dove tutto è rapido non è ammessa “profondità” o accuratezza). Nel decennale della scomparsa di Luigi Mura, il figlio Mas­simo ha onorato la memoria (“onora il padre e la madre”) di quell’ottimo artigiano-artista che fu suo padre, intanto con una retrospettiva fotografica allestita nella chiesa del Gesù a Lecce e che si è conclusa lo scorso 18 gennaio.

Salvatore Spedicato

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