Decennale della Morte/C’era una volta l’Istituto d’Arte: Luigi Mura
Il ricordo dello scultore scomparso nel 2004.
Dopo la licenza elementare m’iscrissi alla sezione “Scultura” della Scuola d’Arte “G. Pellegrino” a Lecce. Vi arrivai (1949) che avevo dieci anni e mezzo. Il corso di studi era della durata di quattro anni, fino a quando, credo nel 1951, la “Règia Scuola artistico industriale”, così si denominava esattamente, divenne Istituto Statale d’Arte, con un triennio di studi inferiore ed uno superiore. Intanto era arrivato un direttore Direttore, Settimio Lauriello. Il titolare di Scultura (“Capo d’Arte”) era Guido Gremigni, toscano di Volterra, uomo tutto d’un pezzo. Vederlo lavorare era un incanto, lo scalpello nelle sue mani pareva agire da solo, con la facilità e la sicurezza di chi col coltello taglia del formaggio fresco. Ma Gremigni non era semplicemente un “tecnico” eccellente. Rivelava anche scintille di creatività di non poco valore. Nel 1954 andò via da Lecce per insegnare a Bari, nell’appena avviato Istituto d’Arte, al seguito del direttore Lauriello. Il laboratorio di scultura della scuola leccese occupava un grande spazio rettangolare non tramezzato. Vi erano assiepati tutt’intorno alle quattro pareti, con finestre grandi e luminose, i lavori “finiti”, per lo più in pietra leccese, eseguiti dagli allievi in diversi anni. Ebbene, fin dal mio primo giorno di scuola cominciai deliberatamente a osservare da vicino, a uno a uno, tali elaborati didattici, riguardandoli più volte, facendo il giro lentamente, nei giorni di lezione successivi fino a memorizzarne i migliori. Rimasi decisamente impressionato dai non pochi incredibilmente rifiniti, tanto che per “rassicurarmi” facevo scorrere delicatamente i polpastrelli degli indici sulle superfici, sui “piani” e i “contorni”.
La firma incisa su questi lavori, era la stessa: Mura. Nell’aula di “Disegno ornato” imperava il buon Raffaele Giurgola, scultore di valore e particolarmente produttivo durante il Ventennio Fascista (Per comprendere le sue notevoli capacità basti guardare l’asciutta e bilanciata figura del soldato-sentinella del monumento ai caduti di Monteroni di Lecce). Giurgola metteva in bella mostra i disegni migliori degli alunni. Anche in quell’aula spiccava la firma di Mura. Del quale ricordo in particolare il disegno di un gallo a bianco e nero, dal segno energico e vibrante. Volli naturalmente conoscere in carne ed ossa questo bravissimo “collega”, ormai alla fine dei suoi studi nella “Règia scuola”. Non lo rividi in tanti anni. Forse un paio di volte e a una certa distanza, nel centro storico di Lecce, riconobbi la sua figura dal volto bruno e di statura un po’ bassa. Ma c’è di più. Nel 1960 fui chiamato alla direzione – dopo i meno giovani maestri Amerigo Buscicchio e Nino Della Notte – della Scuola serale di “Disegno e Plastica” intitolata a Eugenio Maccagnani annessa alla Società Operaia. Ecco che ricompare anche qui la firma di Mura; ed è ancora possibile ammirare quel che vi è restato di un’acquasantiera in pietra leccese, realizzata, certo, per virtù di capacità ma anche di pazienza certosina. (È proprio vero: dove tutto è rapido non è ammessa “profondità” o accuratezza). Nel decennale della scomparsa di Luigi Mura, il figlio Massimo ha onorato la memoria (“onora il padre e la madre”) di quell’ottimo artigiano-artista che fu suo padre, intanto con una retrospettiva fotografica allestita nella chiesa del Gesù a Lecce e che si è conclusa lo scorso 18 gennaio.
Salvatore Spedicato