Pubblicato in: Gio, Dic 10th, 2015

Gen. Bellini/“Siamo in pace o in guerra? Dal Papa un’opera concreta di pacificazione”

E proprio sull’Isis vorremmo farle una domanda. Spesso noi tutti anche quelli media­mente acculturati stentia­mo a farci un’idea esatta di questo nuovo protagonista nel contesto del composito mondo islamico. Ci può dare qualche utile indicazione?

Cominciamo col dire che un documento utilissimo a riguardo è rappresentato da un recente libricino distribu­ito col Corriere della Sera di Loretta Napoleoni, dal titolo l’Isis. Ne vorrei sottolineare solo pochi concetti. Innanzi­tutto è bene considerare che l’Isis non è solo un’organiz­zazione terroristica, ma è an­che un vero e proprio Stato, creato in poco tempo, con un territorio, specifiche strutture di governance e leggi proprie L’obiettivo dichiarato dell’Isis è quello di allagarsi ulterior­mente fino a raggiungere pos­sibilmente le dimensioni del Califfato di Baghdad distrutto dai Mongoli intorno al 1300.

Come si può combattere l’I­sis?

Per realizzare tutto ciò l’Isis risulta essere il primo e unico esempio dopo la fine della Seconda Guerra Mon­diale di uno Stato che ten­ta di allargarsi con la forza delle armi. In ultima analisi il Califfo attuale Abu Bakr al-Baghdadi vuole coronare il sogno di offrire al mondo isla­mico uno Stato confessionale in cui tutti si riconoscano, in grado di proteggere comunque gli islamici di tutto il mondo, impersonando di fatto, forma anche più rigorosa, un ruolo simile a quello svolto da Isra­ele a favore di tutto il mondo ebraico. L’Isis, a dispetto delle apparenze, opera con strutture e procedure modernissime e si avvale di tutte le possibilità offerte da tutte le tecnologie disponibili specie quelle infor­matiche e telematiche sia per operare sia per comunicare. Si può comprendere perciò quan­to sia difficile per la comuni­tà internazionale combattere l’Isis in una sorta di guerra asimmetrica, all’interno della quale trova ampio impiego il terrorismo sviluppato in gene­re con gruppi di kamikaze.

isis

In questo scenario, non pro­prio roseo, quale ruolo può giocare l’Italia?

Il nostro Paese appartiene alla cerchia ristretta dei Pae­si più i industrializzati e come tale ha il dovere di prende­re parte attiva alle iniziative di vario genere messe in atto dalla comunità internaziona­le, specie quelle definite per controllare e possibilmente bloccare il terrorismo di qua­lunque natura e quindi anche quello sviluppatosi nell’area del cosiddetto fondamenta­lismo islamico. Oggi l’Italia vanta la più consistente parte­cipazione alle missioni di pace in atto. Ed in tale contesto la sua presenza più qualifican­te si esprime nel campo della formazione delle forze di si­curezza locali. Personalmente ho assistito ad un colloquio a livello dei Ministri delle Di­fese degli Usa e dell’Italia. In tale occasione ho avuto conferma che gli Americani hanno sempre molto apprez­zato il contributo dell’Italia. In quell’occasione ci fu chie­sto espressamente di lasciare in un certo teatro operativo, da cui ci stavamo ritirando, almeno il personale addetto alla formazione ritenuto in assoluto il migliore a livello mondiale, in modo particolare i Carabinieri utilizzati anche per l’Intelligence ed in altri settori operativi molto delicati come la difesa dell’ambiente, la protezione delle opere d’ar­te e la ricerca di esplosivi. In definitiva l’Italia sta svolgen­do appieno la sua parte e con­tinuerà a farlo, ritengo, anche per il futuro, impersonando un ruolo da protagonista mante­nendo gli standard di qualità sin qui dimostrati.

Quale contributo può dare la Chiesa per controllare il pericolo del terrorismo inter­nazionale specie di matrice fondamentalista.

La Chiesa con la sua espe­rienza millenaria saprà certa­mente individuare i modi per dare un contributo importante alla pacificazione degli animi ricercando il giusto dialogo con la parte più illuminata del mondo islamico che subisce le prepotenze ideologiche della componente fondamentalista. Il Papa ha già detto che l’a­spirazione dei popoli non può essere che quella di convive­re pacificamente nel rispetto delle tradizioni dei sentimenti religiosi di ciascun popolo. Per fare opera concreta di pa­cificazione il Papa non ha esi­tato ad esporsi anche a rischi terribili per la sua incolumità personali dimostrando la sua ferma convinzione che in fon­do gli uomini possono e de­vono ricercare linee di convi­venza e di collaborazione che rappresentino progresso per tutti. Rifuggendo da scorcia­toie di tipo violento che non possono fare altro che mettere a rischio la serenità la tran­quillità di tutti. In definitiva la Chiesa sta già svolgendo al meglio il ruolo che le è pro­prio in una forma di grande equilibrio importantissima in questa fase in cui molti dei protagonisti sulla scena mon­diale operando istintivamente senza considerare le giuste rivendicazioni e aspirazioni degli altri.

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