Le tre Terre di Puglia… Perché la declinazione passò al plurale?
Mentre si è riaffacciata l’ipotesi di accorpamento di Province e Regioni ecco le origini di una denominazione.
L’area dell’attuale Puglia era denominata, nel linguaggio fiscale dell’Impero Romano, Regio II “Apulia et Calabria”, dove “Calabria” indicava la parte meridionale di quell’area, abitata dai calabri, messapi, sallentini, che già i romani ‘sentivano’ diversi dagli altri abitanti di quell’unica regio. Al tempo dei Bizantini, VI-XI secolo, a quell’area viene dato il nome di “Longobardia”: trasferito il toponimo “Calabria” nell’attuale regione italiana (Quando Bisanzio tra il VII e VIII secolo perse buona parte della sua “Calabria”, per l’invasione longobarda e le incursioni saracene, spostò questo toponimo nel “Brutium” romano e ancora bizantino, per affermare ideologicamente la permanenza del suo dominio in Italia, e inglobò il nostro territorio in una nuova entità politico-amministrativo-militare, appunto la “Longobardia”), i Bizantini fanno del riconquistato territorio dell’antica “Apulia”, ora abitato da Greci al sud e da Longobardi nel centro-nord, la base per ulteriori conquiste nell’Italia Meridionale Longobarda: da qui la nuova denominazione di quell’area.
All’avvento dei Normanni, che cacceranno dal Sud Bizantini, Longobardi e Arabi (dalla Sicilia), nascerà il “Ducatus Apuliae”, ritornerà cioè la denominazione degli antichi Romani. Dai Normanno-Svevi e dagli Angioini fino all’Unità Italiana il nome “Apulia” sarà solo un ricordo storico, perché politicamente e amministrativamente il Regno di Napoli (e poi delle Due Sicilie) era diviso in “Terre” ovvero province, e le nostre erano la (Terra di) Capitanata, la Terra di Bari e la Terra d’Otranto. La struttura del Regno in province persisterà anche dopo l’Unità d’Italia, in quanto lo Statuto Albertino, del Regno di Sardegna, fu esteso a tutta la penisola e prevedeva anch’esso la suddivisione del territorio nazionale in province. Solo con la promulgazione della Costituzione italiana repubblicana, 1946, si istituiscono le attuali regioni (che saranno ‘operative’ una trentina di anni dopo) e ritornerà ufficialmente il nome dell’antica “Apulia”, nella forma ‘ italiana’ di “Puglia”.
IL CONTESTO DELL’ITALIA UNITA
“Apulia” o “Puglia” che sia, siamo sempre davanti a una declinazione al singolare. Come nasce la sua declinazione al plurale? Il plurale lo si incontra in alcune testate giornalistiche della fine dell’Ottocento, per esempio “Il Corriere delle Puglie” (Lecce 1887)… Si può pensare che – nel contesto della ‘nuova’ Italia Unita, nella dialettica e nell’emulazione tra le province, nella complessa presa di coscienza dello specifico di ogni provincia, spente comunque le illusioni di un equo effettivo ‘risorgimento’ del paese e del Sud in particolare – ci si va accorgendo della diversità delle tre aree dell’antica regione, fiscale e geografica, che era stata l’ “Apulia” romana, sì che la pluralizzazione del toponimo veniva a suggerire la feconda sinergia culturale ed economica, del resto e di fatto quasi bimillenaria, delle sue antiche suddivisioni politico-amministrative. Parlando di “Puglie” si suggeriva l’unità nella diversità: insomma non un 1+1+1 = 3 (regioni), bensì un 1x1x1 = 1 (regione).
LA TERRA D’OTRANTO IN TRE PROVINCE
L’invenzione di una regione Salento risale agli anni Venti del secolo scorso, quando il Governo tripartì l’antica provincia di Terra d’Otranto in tre distinte province: Lecce, Brindisi e Taranto. Fu davanti a tale provvedimento che alcuni politici e amministratori si sollevarono, affermando che le tre città da secoli erano vissute e avevano operato insieme, compattamente e fruttuosamente, tanto da potersi quasi considerare un tutto a parte, quasi una regione a sé. La protesta non ebbe alcun frutto, come si sa. Successivamente, durante il dibattito in sede di Assemblea Costituente, 1945-46, il progetto dapprima venne accolto ma alla fine, scomparso nelle deliberazioni finali, non è nelle pagine della Costituzione italiana. L’idea di recente si è riaffacciata, forse in chiave anti-barese, come reazione a un difficilmente negabile e certamente inaccettabile Bari-centricismo delle cose nella nostra regione. Ma forse ci sono anche altre motivazioni meno ‘nobili’, più o meno inconfessate, risalenti ai soliti rapporti di potere e… “di soldi”. Ad ogni modo, e a parte le considerazioni storiche di cui sopra, in un momento in cui si studiano accorpamenti di province e, chissà, anche di regioni, parlare di regione Salento sembra francamente ridicolo se non sospetto, e, nel migliore dei casi, utopistico.
Fernando Cezzi