Pubblicato in: Dom, Dic 20th, 2015

Tempi duri per l’Informazione in Puglia

A colloquio con Bepi Martellotta da pochi giorni eletto nuovo Presidente di Assostampa Regionale. 

Newspapers on the computer keyboard close up

“Oggi è sufficiente un tweet per sentirsi giornalisti e spacciare ai propri interlocutori per informazione ciò che non lo è, minando la credibilità dei media. Per questo i giornalisti combattono una difficile battaglia con i “pirati” dell’informazione, in un mercato dove molte regole sono saltate”. 

Nella società odierna i mezzi di comunicazione sono sempre a portata di mano ed in continua evoluzione. Ciò tende a sminuirne l’importanza e di conseguenza a sva­lutare il lavoro di chi fa veicolare le informazioni.

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Se si pensa poi che potrebbe bastare avere tra le mai uno smartphone per dare a chiun­que la sensazione di potersi improvvi­sare giornalista, è semplice immagina­re come svolgere questa professione possa essere diventato difficile. Sco­priamo queste nuove problematiche assieme a Bepi Martellotta, Presiden­te dell’Assostampa Puglia.

Nel villaggio globale in cui vivia­mo, dove l’informazione è accessi­bile a chiunque ed in ogni momen­to, è facile essere un giornalista?

Assolutamente no. In questi anni si è scambiata la libertà di opinione, tutelata dalla Costituzione per tutti i cittadini, con la libertà di informa­zione: tutti si sentono, o improvvisano, giornalisti, agevolati da un acces­so alla professione reso sempre più libero dall’Ordine. La realtà è che solo il lavoro accurato, la verifica rigorosa delle fonti, l’accertamento approfondito dei fatti, l’assunzione di responsabilità rispetto a terzi (i lettori, innanzitutto), magari con una testata registrata presso il tribunale e dunque soggetto riconosciuto in sede civile e penale, garantisce e tutela la professione giornalistica e la dignità di tutti i colleghi che faticosamente rappresentano questa categoria. Oggi è sufficiente un tweet o una considera­zione di un qualsiasi cittadino – anche non supportata da fatti – su facebook, per sentirsi giornalisti e spacciare ai propri interlocutori per informazione ciò che non lo è, minando la credibi­lità dei giornali, delle tv, delle emit­tenti radiofoniche che in ogni piccolo comune del Paese verificano i fatti, hanno accesso alle fonti, controlla­no la valanga di comunicazioni che i diversi portatori d’interesse lanciano nel sistema dell’informazione. E che, per questo, combattono una difficile battaglia con i “pirati” dell’informa­zione, in un mercato dove molte rego­le sono saltate.

Quali sono i principali problemi in cui si imbattono i giornalisti pu­gliesi?

Purtroppo, gli stessi in cui si im­battono tutti i giornalisti italiani. Intanto la concorrenza sleale: sul mercato si offrono in tanti pur di con­quistare l’ambito tesserino dell’Ordi­ne professionale, talvolta con remu­nerazioni che offendono la dignità, talvolta gratuitamente. Il risultato è che per gli editori, dalla carta stam­pata alle emittenti tv, è diventato gioco facile attingere dall’immenso bacino di questi “invisibili”, facendoli entra­re dalla porta principale nel mentre si ricacciano dalla finestra i redattori più “costosi”, quelli cioè per i quali esiste uno stipendio, un versamento previ­denziale e la conseguenziale tassazio­ne. Prepensionamenti dei redattori da un lato, gente che ha maturato espe­rienza e professionalità nelle redazio­ni, e dall’altro l’utilizzo di avvocati, idraulici, elettricisti o consulenti com­merciali dediti a tutt’altra attività ma interessati al giornalismo come hobby. Ovvio che in questo esercito di profes­sionisti di ogni dove, vi siano anche tanti colleghi che provano, da pubbli­cisti o lavoratori autonomi, ad entrare nel mondo del lavoro a cui dedicano la loro vita. Peccato che quel mondo, an­che a causa di questa concorrenza sel­vaggia, sta progressivamente sparendo e non abbia più spazi di occupazione. Sino al 31 dicembre sono in vigore gli sgravi contributivi per 3 anni su cia­scun assunto a tempo indeterminato: si tratta di risparmi per le aziende di circa 8mila euro l’anno, non di poco conto. Ma dei quasi 300 neo-assunti in Italia che risultano all’Inpgi, il nostro istituto di previdenza, ci risulta che la gran parte sia residente al Nord. Evi­dentemente, l’imprenditoria editoriale del Meridione, che pure ha beneficia­to in questi anni degli aiuti dei nostri istituti di categoria per consentire gli esodi, non intende continuare ad inve­stire nel nostro settore, tantomeno nel­la nuova occupazione.

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La nostra regione facilita questa professione?

La nostra regione paga da un lato il sovraffollamento, dall’altro la crisi tipica delle regioni del Sud. Si contano ancora 34 emittenti tv, quante ne ha l’intero Paese della Germania, trop­pe per poter tutte restare sul mercato. Aspettiamo di conoscere gli esiti del bando varato dal governo e che si è chiuso il 3 dicembre scorso sulla ces­sione delle frequenze, che ha consenti­to a diverse tv in procinto di chiudere di fare cassa mettendo sul mercato la propria frequenza. Ne resteranno sei, alla fine del processo, e capiremo se ce l’avranno fatta solo le realtà più grandi e forti, o se sarà sopravvissuto chi era ad un passo dalla fine. Quanto alla carta stampata, non c’è un gior­nale che non sia in dichiarato stato di crisi: lo è la Gazzetta del Mezzogior­no e il dorso locale del Corriere della Sera, entrambi impegnati nel contratto di solidarietà. Altri, come Paese Nuo­vo e il Corriere del Giorno, entrambi nati dalla costituzione di cooperative, hanno chiuso nonostante i benefici statali ed altri ancora, penso al Nuo­vo Quotidiano di Lecce, sono in una lunga lista d’attesa per l’accesso ai pre-pensionamenti composta ormai da 390 giornalisti in Italia e che difficil­mente verrà esaurita, non essendo stati ripristinati i fondi statali destinati agli ammortizzatori sociali nell’editoria. In questo quadro di grandi difficoltà, il sindacato conta di rispolverare dai cassetti la legge di sostegno all’edito­ria, approvata dall’ufficio di presiden­za del consiglio regionale nella scorsa legislatura ma rimasta inattuata per assenza di fondi.

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