“Quello che ho te lo do”/Il Progetto Policoro… Da 20 anni anche a Lecce
A COLLOQUIO CON EMANUELE PERLAGÉLI, SEGRETARIO REGIONALE PER LA PUGLIA
“IL CENTRO SERVIZI DIOCESANO RACCOGLIE I SOGNI DI TANTI RAGAZZI”
“Nella diocesi di Lecce alcune esperienze di lavoro partite grazie al Microcredito Sant’Oronzo fortemente voluto dall’arcivescovo D’Ambrosio. Nuove iniziative in cantiere”.
“Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone!”. Così don Mario Operti, “prete operaio” piemontese mancato prematuramente all’età di cinquant’anni, noto come esponente della Gioventù Operaia Cristiana e fondatore del Progetto Policoro nel 1995, quando fu nominato direttore dell’ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e del lavoro. Il progetto fu rivolto principalmente alla creazione di piccole imprese tra i giovani dell’Italia meridionale e negli anni successivi si diffuse in dieci regioni italiane e in circa novanta diocesi. Nel 2015 il numero delle comunità diocesane ha raggiunto ben centoventotto unità. Anche la diocesi di Lecce ne è stata destinataria da subito, alternando generazioni di “animatori di comunità”, ossia referenti locali che guidassero i giovani in un’autentica ricerca di lavoro ragionata. Emanuele Perlangéli, giovane trentacinquenne di Squinzano, è segretario del Progetto Policoro per la Puglia, dopo essere stato animatore di comunità per la diocesi di Lecce nel triennio 2012-2014. Dottore in Lingue e Letterature Straniere, è appassionato di tematiche educative e ha ricoperto la carica di consigliere nazionale per la Gioventù Francescana. Il suo percorso formativo in continuo crescendo lo vede ad oggi impegnato in un corso di Alta Formazione promosso dalla Cei e dall’Università Cattolica, è inoltre membro del Consiglio Pastorale diocesano.
Emanuele Perlangéli, lei è stato animatore di comunità fino allo scorso triennio. Come viene curato l’iter formativo di questa figura?
Il Progetto Policoro cerca di aiutare ciascun animatore per un ciclo di tre anni attraverso la filiera dell’evangelizzazione, rappresentata dalle realtà ecclesiali, diocesane e nazionali, che accompagnano il giovane dal punto di vista della crescita spirituale; e la filiera della formazione, che si configura nelle sigle sindacali e non solo, che si occupano dell’assistenza e della preparazione di un soggetto chiamato a guidare altri giovani all’imprenditoria.
Come, praticamente, il giovane animatore si fa portavoce e garante di nuovi amici in cerca di occupazione?
Il Centro Servizi diocesano per il Lavoro è il luogo dove l’animatore accoglie le istanze, le idee, i sogni, le attese dei suoi coetanei, ascoltandone le storie e valutando insieme un bilancio di competenze personali da rapportare alle normative, in maniera tale da studiare la via migliore, secondo il desiderio espresso o le aspettative, per far nascere una nuova impresa. Strumento importante negli ultimi anni, e presente anche a Lecce, è il “microcredito”, un fondo di garanzia per giovani con buone idee, ma privi di supporti economici validi ad avviare un’impresa. La denominazione attribuita dal nostro Arcivescovo all’iniziativa è “Microcredito Sant’Oronzo”.
Quali sono stati i frutti del Progetto Policoro nel triennio in cui Lei ha animato i giovani leccesi?
Grazie al microcredito, erogato in base al rapporto di fiducia che si instaura con gli aspiranti impresari, si sono ottenuti risultati interessanti: la costituzione di una cooperativa a Vernole, “EG 186”, con le iniziali dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, l’associazione è volta all’inclusione sociale di individui svantaggiati (immigrati, ex-detenuti, ragazze-madri) e continua a dare tanto lavoro anche attraverso forme contrattualistiche, ispirando si alla dottrina sociale della Chiesa. È stata la prima cooperativa finanziata, seguita da altre realtà nei comuni salentini. A Monteroni, una gastronomia da asporto “Pit Stop”; a Surbo, una ditta individuale “Dacci un taglio”, un beauty-hair femminile; a Lequile, un negozio di prodotti alimentari “Sfizi e Sapori”; è in cantiere, infine, ancora a Monteroni, l’apertura di un “salone di bellezza”. Attualmente si stanno valutando nuove altre proposte da sottoporre alla commissione diocesana per il microcredito, deputata alla sostenibilità dell’eventuale impresa da finanziare.