Boberek… Vibrazioni di colori, forme e gesti
Fondazione Palmieri/La personale dell’Artista Americana curata da Marina Pizzarelli e da Luigi Sansone.
“Il colore è un linguaggio con una forza superiore alle parole. È comunicazione diretta. All’inizio spaventa, è incontrollabile per poi diventare una necessità da assecondare. Come la musica non ha bisogno di un testo letto”.
Cromofanie: apparizioni cromatiche, vortici di vitalità iridata, emozioni sonore e sensibilità affioranti. Margaret Boberek ci accoglie emozionata alla Fondazione Palmieri di Lecce dove ha allestito la sua mostra personale, visitabile fino al 18 dicembre. Le sue tele ad acrilico e ad olio creano una texture emotiva che coinvolgono lo spettatore senza privarlo della sua autonomia emotiva, si è immersi nel colore con il segno e la forza tutta giocata su un rapporto al contempo diretto e privato, esplosivo e meditato, esplicito ma interiore. Margaret Boberek inizia il suo percorso negli Stati Uniti, a New York, dove studia al Brooklyn Museum e frequenta la School of Visual Arts. A questo proposito le chiedo
Quanto ha influito la tua formazione americana?
Sono stata molto fortunata. A causa della Seconda Guerra Mondiale molti artisti europei si sono rifugiati negli Usa ed è stato possibile per me attingere a tutte le avanguardie. Al Guggenheim ho incontrato i più grandi artisti, andavo nei musei dove ero a contatto con le ricerche più innovative da Kandinsky a Wharol, da Noland a Pollock a Stella, fino al colore sfumato ma possente di Rohtko. Un filo conduttore cromatico che ha inciso profondamente nella mia natura e nella mia sensibilità.
Tutto questo patrimonio ti ha nutrito fino all’arrivo in Italia nella “Milano da bere” negli anni ‘70 e ’80.
Certamente Milano era il centro propulsore di un nuovo mondo immaginato. E qui mi sono concentrata su raffinati soggetti figurativi, eseguiti con colori acrilici, applicati con aerografo su tela con aggiunta di collage, dedicandomi soprattutto a figure femminili. Negli anni Novanta incontro Piero Dorazio e mi avvio verso l’astrattismo.
Dal figurativo all’astrattismo: un percorso quasi obbligato.
A Lindos, nell’ isola di Rodi nel Mar Egeo, sperimento la tecnica dell’acquarello riportando alla memoria quelle vibranti pennellate tendenti alla libertà dall’oggetto riconoscibile. La luce, la natura, l’en plein air, suggestionano le mie emozioni che nel tempo si traducono in reticoli colorati impalpabili.
Fino all’esplosione del colore nell’ultimo decennio. Quale per te la funzione del colore.
Il colore è un linguaggio con una forza superiore alle parole. È comunicazione diretta. All’inizio spaventa, è incontrollabile per poi diventare una necessità da assecondare. Come la musica non ha bisogno di un testo letto: vive nella dimensione dello spirito.
Luce-segno-colore. Una definizione.
L’astrazione è un bisogno impellente. Tutto parte dai rapporti e dalle vibrazioni tra i colori, le forme e i gesti, ora forti e liberi, ora circoscritti in forme geometriche in cui il dialogo con la luce intride il colore di emotività profonda e vibratilità espressiva. La ringrazio per la sua luminosa disponibilità e lascio dialogare le sue opere. La mostra è curata da Marina Pizzarelli e corredata da un catalogo impreziosito dai testi della stessa curatrice e di Luigi Sansone, in collaborazione con la galleria L’Osanna di Nardò.