Bruno Tognolini: “I bambini di oggi vogliono adulti che raccontino qualcosa di bello”
PERSONAGGI, SIMBOLI, EVENTI, PERICOLI, E TANTI ‘LIETO FINE…
CI SARANNO SEMPRE, IL LUPO E L’ORCO MA ANCHE LO SCIOCCO E IL CREDULONE
Mi si conceda una piccola punta di polemica nell’affrontare l’argomento “la fiaba oggi”. La fiaba si è collocata nel corso dei secoli come un genere letterario di tutto rispetto. Ma dagli albori della civiltà, attraverso la trasmissione prima orale e poi, man mano, scritta, essa ha svolto un ruolo che da intrattenimento ludico e fantasioso è passata a inverare un fondamentale bisogno degli esseri umani, cioè identificarsi in questo o quel personaggio nella lotta tra il bene e il male, tra la virtù e la mansuetudine contro il sopruso e la violenza, tra chi sotto le vesti di agnello o benefattore perpetra inganni e minacce ai danni di chi è debole, solo, perseguitato e tradito. La fiaba ha una morale (non meno importante ed esplicita di quella della favola) evidenziata dalla vittoria del bene sul male, della giustizia contro la sopraffazione, del debole sul protervo. L’accenno fatto all’inizio su una punta di polemica che mi batte dentro, è dovuto a una recente notizia secondo la quale qualche esponente della cultura francese ha proposto di abolire la fruizione delle fiabe da parte dei più giovani con argomentazioni pretestuose, infondate e senza supporti reali. La fiaba in questo caso viene condannata ed esclusa perché “sessista” e diseducativa. Che sproposito! Mi piacerebbe capire per intero il significato di queste valutazioni e accuse, anche se preventivamente affermo che non le condivido perché avulse e lontane dallo spirito, dagli scopi, dal valore educativo che essa ha sempre rivestito e continuerà a rivestire.
I giovani lettori di fiabe saranno avvicinati ai valori fondanti del vivere insieme con gli altri, attraverso il veicolo della fantasia e del divertimento, ma altresì saranno avvertiti che il cattivo, il lupo, l’orco ci sono e ci saranno sempre perché è nella dinamica e nella conflittualità del vivere quotidiano che si annidano pericoli per gli sciocchi e i creduloni, premi e ricompense per chi opera con onestà e generosità. Le antinomie della vita e dei suoi modi di snodarsi nel tempo sono recepite dai giovani molto più facilmente attraverso gli esempi offerti dalla narrazione di fatti, ordinari o straordinari che siano, ma emblematici in ordine ai bisogni dell’educando e dell’educatore che è il tramite e l’interprete di questo compito. Al di là di sottigliezze “pseudosessiste” (le fanciulle vittime, traviate, virtuose, i giovani cavalieri, principi ed eroi, gli orchi e le streghe malvagi e profittatori?) di natura pseudopolitica, pseudoeducativa, pseudopropagandistica in forza di un blaterato, ma inconsistente bisogno di riscatto al femminile o al maschile che sia, la fiaba in tal modo e con questo intento viene snaturata, avvilita e falsata.
Le motivazioni d’oltralpe sono, spero, un evento sporadico e da lasciare nel dimenticatoio. Quel signore che ha fatto tale proposta si è dimenticato di quanto lustro, fama, popolarità e successo hanno sortito le fiabe del loro più celebre autore, C. Pereault. Solo questo nome lo avrebbe dovuto fermare e far riflettere. Personaggi, simboli, eventi, pericoli, riscatti, lieto fine sono le metafore dell’invenzione rapportata a moduli realistici di ogni tempo. La fiaba continuerà a essere scritta e letta, secondo l’inventiva, il gusto e gli obiettivi di ciascuno, ammodernata secondo l’evolversi dei gusti di ogni epoca o ricalcherà schemi, moduli ed esempi tradizionali, ma resterà il primo ed il primario metodo educativo, semplice e diretto perché va diritto al cuore alla sensibilità e alla potente capacità di fantasticare e di inventare dei giovani lettori, i privilegiati destinatari di questi piccoli o grandi strumenti educativi.
Laura d’Arpe