Gli incrementi delle Pensioni per il 2016
Saranno soltanto le pensioni di importo medio, quelle che si collocano all’incirca tra 1.500 e 3.000 euro – cioè tra tre e sei volte il trattamento minimo – a beneficiare di una rivalutazione per il 2016. Sarà di pochi centesimi, ma l’aspetto notevole è che tale “privilegio” deriverà non dall’ordinario adeguamento dei trattamenti pensionistici al costo della vita, alla cosiddetta “inflazione”, bensì avverrà per effetto della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione nel 2012-2013. Infatti, il tasso di rivalutazione provvisorio da applicare alle pensioni nel 2016 è – si badi bene – pari a zero. Quindi nel 2016 non ci sarà alcun incremento degli importi delle pensioni in pagamento per effetto dell’adeguamento al costo della vita. Infatti, il decreto 19 novembre 2015 del ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicato il 1° dicembre scorso nella Gazzetta ufficiale, fissa a zero, “salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo” la percentuale provvisoria di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni nel 2016. Si tratta ovviamente di un valore provvisorio, in quanto calcolato sui dati (parziali) ad ora disponibili per il 2015, quindi non è improbabile che quello definitivo cambi, con effetto tra un anno esatto. Così come la perequazione provvisoria per le pensioni del 2015, stabilita all’inizio dell’anno nella misura dello 0,3%, è stata poi invece fissata definitivamente – dallo stesso decreto citato – allo 0,2%.
Come conseguenza, all’inizio del 2016 i pensionati dovranno restituire lo 0,1% in più incassato nel 2015. Pochi centesimi, beninteso! Ma il meccanismo di perequazione prevede che venga fissato un valore stimato, calcolato sull’anno in corso, da applicare in quello immediatamente successivo (nel nostro caso il 2016) e contemporaneamente divenga definitivo quello utilizzato nell’anno in corso (il 2015, ma di fatto riferito all’anno 2014). L’attuale meccanismo della perequazione automatica delle pensioni è stato impostato con il decreto legislativo 503/1992, che ha introdotto l’adeguamento degli importi sulla base della variazione annuale del costo della vita di operai e impiegati. Da allora i valori dei conguagli sono sempre stati a favore dei pensionati. All’epoca, tempi di inflazione abbastanza elevata, il legislatore non ha minimamente ipotizzato un tasso pari a zero o addirittura negativo. Ma ora (purtroppo?) ci siamo, con conseguenze per alcuni aspetti inimmaginabili. Si è infatti posta una questione analoga con la rivalutazione dei montanti contributivi, pure questa ipotizzata dal legislatore degli anni ’90 come sempre in ascesa. Invece, nel 2014 il tasso di rivalutazione dei montanti contributivi è venuto fuori dai calcoli come negativo ed al governo è toccato intervenire con un proprio decreto per evitare che – per la prima volta nella storia della previdenza italiana – i contributi accumulati dai lavoratori si riducessero di importo invece di crescere come qualsiasi investimento “sicuro”.
Antonio Silvestri