LA CHIESA DI LECCE IN FESTA NELLA CASA DELLA COMUNIONE
L’ARCIVESCOVO INDICA NELLE OPERE CORPORALI E SPIRITUALI I GESTI CHE RENDONO BELLA LA VITA CRISTIANA…
NELLA MISERICORDIA SI MANIFESTA LA BELLEZZA DI DIO
La nostra formazione cristiana è stata modellata prevalentemente sulla dimensione etica, morale. I comandamenti rimangono la strada maestra per suggerire una condotta di vita. È prevalso il senso del dovere, della legge, del “bisogna fare così, anche se è faticoso”. Spesso il sacrificio ha accompagnato il nostro impegno verso il bene. Non c’è alcuna anomalia in tutto ciò. Resta il fatto che la via della bellezza, la dimensione estetica della vita cristiana rimane per la gran parte dei credenti una via ancora sconosciuta, non praticata. Anzi, c’è da aggiungere che spesso il bello è confuso con il piacere futile. Il bello come sinonimo di mondanità. Nel migliore delle ipotesi il bello entra nella sfera religiosa solo come dimensione artistica (la poesia religiosa, la musica sacra, la pittura, la scultura di soggetti sacri, ecc.). Riesce veramente difficile vedere il bello come un modo di vivere la fede cristiana. L’Anno della Misericordia, indetto da Papa Francesco, mi piace vederlo come il lancio dell’estetica della vita cristiana, la misericordia come il capolavoro che il cristiano produce, in quanto artista sotto ispirazione della stessa misericordia divina.
Nell’omelia della celebrazione in occasione della dedicazione della cattedrale di Lecce, il 6 novembre scorso, l’arcivescovo ha ripetutamente citato S. Agostino, nel rapporto fra il tempio fatto di pietre e il tempio fatto da credenti. Nel pensiero del Vescovo d’Ippona, la bellezza del tempio di pietre è di gran lunga superata dalla bellezza del tempio fatto di pietre vive, sottoposte alla levigazione e alla squadratura della intensa formazione cristiana. L’anno della Misericordia dovrà mettere in risalto questa bellezza. In questo senso vanno le insistenti raccomandazioni dell‘arcivescovo nella sua lettera pastorale: Contemplare il mistero della misericordia. È come se egli indicasse nelle opere di misericordia corporale e spirituale i gesti che rendono “bella” la vita cristiana. Ogni gesto d’amore e di misericordia non è altro che la immediata manifestazione della Bellezza suprema che contempliamo in Gesù crocifisso. È nell’amore supremo che è possibile contemplare la bellezza suprema. Le opere di misericordia corporale e spirituale, indicate da Papa Francesco e dall’arcivescovo come la concretizzazione della misericordia praticata dai cristiani, scaturiscono non da mero sforzo umano ma piuttosto dalla contemplazione orante del Crocifisso, il volto del deforme divenuto il volto del più bello dei figli dell’uomo.
Luigi Manca