Pubblicato in: Gio, Nov 12th, 2015

LA CHIESA DI LECCE IN FESTA NELLA CASA DELLA COMUNIONE

Voi siete campo di Dio… Edificio di Dio/Omelia dell’Arcivescovo D’Ambrosio

DSC_6

ECCLESIA MAIOR ET MATER

Carissimi tutti,

Non posso non manifestarvi la mia gioia nell’accogliervi in questo tempio santo. Prendo in prestito da Sant’Agostino la motivazio­ne: “La dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostra comunità”. Nella seconda lettura l’Apostolo Paolo ci ricorda: “Fratelli, voi siete campo di Dio, edificio di Dio”. (1Cor 3,9) Saluto e accolgo con queste parole dell’Apostolo tutti voi, convenuti in questa nostra Chiesa Cattedrale, Ecclesia maior et mater, come amo ripetere spesso, per fare memoria del gior­no della sua dedicazione. È bello meditare e capire il senso profondo di queste parole che ci ricordano e richiamano quelle dell’Apo­stolo Pietro nella sua prima lettera: “quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale” (1Pt 2,5). Questo tempio, edificio materiale ha una sua lunga storia della quale non pos­siamo non fare memoria con le sue varie vicissitudini. La prima Chiesa Cattedra­le costruita dal vescovo Formoso Bene nel 1114, fu ricostruita perché crol­lata dal vescovo Roberto Voltorico nel 1214. Ben sappiamo che il vescovo che ha riedificato quasi funditus questo tempio che ci accoglie, è stato Mons. Luigi Pappacoda che ne iniziò la costruzione nel 1659 dandone l’incarico al grande architetto Giusep­pe Zimbalo. L’incontro fra il vescovo mecenate e il grande architetto, ha dato alla città di Lecce la bel­lezza che ammiriamo e che dobbiamo saper custodire. La dedicazione di questa Chiesa Cattedrale fu fatta però dal vescovo Alfonso Sozy Carafa il 6 novembre 1657. Oggi dunque cele­briamo i 358 anni dalla sua dedicazione. Non possiamo non pensare in questa santa assemblea alle tante generazioni di credenti che ci hanno pre­ceduto per vivere in questo luogo santo il loro essere tempi santo del Signore. Riprendo una immagine ancora da Sant’Agostino sulla casa di Dio che forse alcuni o molti tra noi hanno letto e meditato nell’uffi­cio delle letture di questo giorno: “Quello che qui avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si radunano i cre­denti in Cristo. Mediante la fede, infatti divengono materiale disponibile per la costruzione… Quando vengono catechizzati, battezzati, formati, sono come sgrossati, squadrati, levigati fra le mani degli artigiani e dei costruttori”.

DSC_43

QUI È PRESENTE IL SIGNORE

Molto spesso celebrando i misteri santi, sorge quasi spontaneo e immediato l’interrogativo di Salomone nella preghiera di dedi­cazione del tempio: “ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? (1Re8,27). Nella versione dei Set­tanta si aggiunge con gli uomini. Non è una domanda che sgorga da un dubbio. È sorpresa, meraviglia, stupore, lode verso il Dio benevolo e condiscendente che per amore viene ad abitare in mezzo al suo popolo, Lui che ”i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere” (1Re 8,27). Si Dio abita tra noi il segno certo di questa sua pre­senza, il vertice è il Verbo che era Dio, che si è fatto carne per venire ad abitare tra noi e con noi. Cristo Signore vuole abitare fra coloro che sono riuniti nel suo nome: “dove sono due o tre riunti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt18,20). Vuole prendere dimora insieme al Padre, in chi osserverà la sua parola: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. (Gv14,23) Si compie quello che era stato annunciato nell’antica alleanza e che l’Apostolo Paolo ci ricorda: “Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro cammi­nerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo” (2Cor6,16). Cristo Gesù ci ha donato l’Eucaristia che lo rende presente sotto le specie del pane e del vino. Allora il tempio nel quale siamo convocati come popolo di Dio e nel quale la Parola viene annunciata e l’Eucaristia celebrata, è il luogo per eccellenza della presenza di Dio.

BEN SALDI SULLA ROCCIA

Di che cosa ha bisogno questo edificio spirituale per mantenersi ben saldo, per essere casa costruita sulla roccia? Le pietre vive e scelte non diventano casa di Dio se non quando sono unite dal cemento della carità. E ancora Sant’Agostino a ricordarlo: “Questi legni e queste pietre se non aderissero tra loro con un certo ordine, se non si connettessero armonica­mente, se collegandosi a vicenda in un certo modo non si amassero, nessu­no entrerebbe in questa casa…. Volendo Cristo Signore entrare ed abitare in noi, diceva, quasi nell’at­to di costruire: ‘Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv13,14). Eravate infatti invecchiati, non mi costrui­vate ancora un casa, giace­vate nelle vostre macerie. Perciò, per liberarvi dal disfacimento delle vostre macerie, amatevi gli uni gli altri”. 

Pages: 1 2 3 4

Lascia un commento

XHTML: You can use these html tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

 

Gli articoli più letti