Luminarie Perrotta… La storia guarda avanti
A colloquio con il titolare della secolare Ditta di Squinzano protagonista all’Expo di Milano.
“Il futuro immediato ci vede già nel colmo della preparazione e del lavoro per le festività connesse con il Natale… ma è in cantiere un “ritorno” a Milano. è in attivo la collaborazione con un architetto del posto, il quale ha avanzato delle proposte a cui saremo lieti, tra qualche mese, di corrispondere”.
Ormai il Salento condivide la sua arte e le sue tradizioni culturali e di ogni genere con il territorio nazionale e oltre. Di recente è stato il turno di un altro tesoro dello scrigno salentino: le luminarie, che da più di un secolo costituiscono un ornamento quasi connaturato alla geografia delle nostre zone. La Ditta Perrotta, di Squinzano, si distingue con questa attività, perché vanta ben quattro generazioni che si sono susseguite alternandosi alla guida dell’azienda, portandola avanti con spirito di fiducia nell’eredità dei fondatori e rinnovandone lo stile continuamente aggiornato ai nuovi metodi e supportato dalle tecnologie. Antonio Perrotta è cotitolare, insieme con il papà Carlo, di questa attività a conduzione familiare e ce ne racconta le origini in un’intervista.
Antonio, Lei rappresenta la quarta generazione della ditta Perrotta. Vuole ricostruirne la storia?
Certo. Le nostre radici sono ultracentenarie, in quanto attecchiscono grazie alla straordinaria intraprendenza del mio bisnonno Vincenzo. Questi nasce come falegname, ma in seguito comincia ad appassionarsi agli addobbi realizzati attraverso le luminarie. Evidentemente, c’era in lui una vena artistica da non sottovalutare, tanto che é stato capace di trasmetterla ai suoi eredi. Ai tempi del bisnonno, ossia i primi anni del Novecento, erano in uso le lampade a olio o a carburo, solo in seguito si é passati alle lampadine tradizionali, con l’avvento dell’energia elettrica. A Vincenzo succede il nonno Antonio, il quale, inizialmente falegname come il fratello Teobaldo, lascia a quest’ultimo l’arte del legno per dedicarsi decisamente alle luminarie. Ora il conduttore dell’azienda è mio papà Carlo, sempre presente, coadiuvato da me e dalla collaborazione di altri familiari.
Qual è il procedimento per la costruzione delle vostre opere d’arte?
Anzitutto, occorre dire che niente si sarebbe potuto realizzare senza una mano disegnatrice, che di volta in volta si é ripresentata nel Dna di ciascun genitore della nostra famiglia. La paternità attuale dei disegni che si concretizzano nelle composizioni delle strutture in legno appartiene a mio padre Carlo. Ed ecco come qui la tradizione “dei padri” si congiunge perfettamente con le tecniche moderne, di fatto inevitabili. Papà disegna su un foglio di carta, tracciando degli schizzi di ció che mentalmente intende progettare; l’idea del progetto viene comunicata a mia moglie, la quale, con un programma particolare al computer, lo perfeziona e lo definisce, anticipandolo mediante le cosiddette “simulazioni”, anche a seconda di ciò che viene richiesto e commissionato da parte dei Comuni o dei Comitati per le feste patronali. A seguire la costruzione dei vari pezzi in legno che compongono le impalcature.
Oltre a servire i comuni del Salento, ultimamente la vostra firma si é letta a Milano, in occasione di un evento importante…
Sì, premetto che il nostro servizio ha come destinatari i comuni del Salento in vario modo, ossia feste patronali, centri commerciali, occasioni ed eventi privati ecc., ma ha maturato da decenni una significativa credibilità anche in altre province. L’ultima novità, diciamo “un po’ più a nord”, è stata appunto Milano. È da qualche giorno, infatti, che torniamo da un’esperienza gratificante ed emozionante. Siamo stati invitati, insieme ad altre imprese locali, ad animare un progetto del Gal “Valle della Cupa” intitolato “Bande a Sud”, che, in sintonia con Expo, si impegnava ad esportare in settentrione tutto il bello e il buono del Salento, tradotto in specialità gastronomiche e tradizioni artistiche completamente sconosciute nel nord Italia. Con nostro enorme stupore, infatti, la gente osservava quasi incantata la costruzione “in diretta” della “cassa armonica”, storico teatro ambulante a cui, ovviamente, il nostro occhio è avvezzo, e proprio alla nostra ditta spettava il compito e la responsabilità di svelarne la spettacolarità per altri sguardi ammirati!
Quali sono i vostri programmi per il futuro?
Il futuro immediato ci vede già nel colmo della preparazione e del lavoro per le festività connesse con il Natale… ma è in cantiere un “ritorno” a Milano. È in attivo la collaborazione con un architetto del posto, il quale ha avanzato delle proposte a cui saremo lieti, tra qualche mese, di corrispondere. Anche questo, ci auguriamo, sarà motivo di crescita per la nostra impresa, che stiamo facendo amare anche dai figli più piccoli, per garantirne ancora la continuità generazionale!
LA CASSARMONICA
Storicamente, la cassa armonica rappresenta uno dei tanti ritrovati del “genio salentino”, messo alla prova anche dalla povertà dei mezzi disponibili al Sud nei secoli scorsi. Infatti, in un’epoca in cui il settentrione viveva l’ebbrezza e la magia dei teatri, i nostri antenati costruivano dei veri e propri teatri ambulanti dotati di “amplificazione”.
Avevano, ed hanno tuttora, una forma cilindrica di un diametro tale da ospitare un’intera banda musicale, che solitamente si esibiva salendo su questo suggestivo palcoscenico, aperto tutto intorno per consentire la visibilità al pubblico da qualsiasi punto di osservazione. Sormontata da una cupola in rame, che ricorda la cavità sonora degli strumenti musicali, la cassa armonica si rivela in grado, fino ad oggi, di contenere e di amplificare i suoni sostituendo le moderne apparecchiature e i microfoni.
Angela De Venere