Pubblicato in: Gio, Ott 8th, 2015

Negli affreschi la storia di un popolo

Novoli/Alla ribalta alcuni dipinti che raccontano gli assalti dei Turchi nelle zone costiere del Salento.

La storia di un popolo non è conservata solo negli Archivi ma, luogo privilegia­to, sono quelle pic­cole cappelle che custodisco­no preziosi affreschi, magari sbiaditi che rivelano storie a noi sconosciute. Dipinti da mani ignote, con tecniche molto primitive, in modo ap­prossimativo, avevano però la forza di attrarre, raccontare e trasmettere a quelle genera­zioni fatti e miracoli che oggi a noi è impossibile decifrare. E la Cappella della “Mater Domini”, culla del nascente popolo di “Sancta Maria de Novis”, di queste perle ne ha abbastanza: oltre all’affresco dell’“Odegitria” che troneg­gia nell’abside, c’è quello dell’Annuncio a Maria Santissima. dell’avvenuta risurrezione del Figlio, ed altri quattro affre­schi, richiusi in quadri con cornice di legno e vetro sul davanti; vennero alla luce nel 1865, durante l’abbattimento dell’altare barocco addossato al muro, per l’allungamento della Cappella. Erano posti ai lati dell’icona centrale; da antiche note apprendiamo che erano stati eseguiti nel 1468 (o 1618, secondo altre fonti), ma allo stato attuale quelle date sono solo da prendere come informazione, poiché non ci sono altri documenti di riscontro. Abbiamo detto che i quadri sono quattro; tre narrano la storia di monaci: uno rappre­senta un monaco impiccato, ma è rovinato del tutto, quindi illeggibile; in un altro affresco c’è un monaco inginocchiato con dei soldati attorno, forse sta per essere appeso ad una forca; l’abbigliamento dei sol­dati è tipico dei musulmani; un altro affresco conserva al centro una barca con all’inter­no degli uomini che navigano tra cui, si staglia la figura di un monaco benedicente; lo stato di conservazione è mediocre e la parte superiore si è sbriciolata; l’ultimo, il meglio conservato, ci presenta una città con tanti campanili, tante case, è cinta da mura, con la presenza di demoni, alcuni sono nello spazio antistante le mura, mentre altri entrano nella città fortificata attraverso la porta; nella parte superiore un angelo sta svuo­tando sulla città una coppa piena dell’ira divina.

Quadro

In occasione del secondo allagamento della Cappella, nel gennaio del 1955, gli affreschi furono staccati dal prof. Amerigo Barracchia, della Sovrintendenza di Bari, incollati su tela e posti in ap­positi quadri per poter essere appesi. E fin qui è quanto ancora si può vedere, anche se il loro stato va sempre più deteriorando. Ma veniamo al quadro che rappresenta una città: nel 1995, si trovò a Novoli papas Donato Giannotti, parroco della Chiesa greca di Lecce. Quando vide quegli affre­schi, fu colto da un indicibile stupore, poi rivolgendosi ai presenti, disse: “Rivedete bene questi affreschi, essi ci riportano ai tempi delle razzie dei turchi sulle coste salenti­ne”. Quelle parole rimasero impresse nella mia mente: aveva poi ragione papas Donato? Molto probabilmente, questi affreschi sono lì per raccon­tarci tristi storie che i nostri antenati avevano vissuto o sentito raccontare: di razzie e assalti perpetrati dai turchi nelle zone costiere, le vecchie cronache ne tramandano alcune ma, oggi, a noi manca la chiave interpretativa. Lo sbarco dei turchi e l’eccidio di Otranto nel 1480 fu solo l’apice di queste razzie perpe­trate negli anni precedenti e seguenti a quella data, fino al XIX secolo. In quel quadro, la città fortifi­cata vorrebbe essere Otranto, l’angelo in alto versa la coppa del castigo divino sulla città, mentre dalla porta centrale vi entrano i demoni per poter completare l’opera della punizione divina. Una cosa è certa: la maggior parte dei paesi a nord di Lecce, hanno incominciato a scrivere la loro storia dopo quei fatti. Ecco perché si tramanda la data del 1468! Giorni fa, una serie di telefo­nate mi ha lasciato perplesso: … cosa è stato scoperto? Niente. I quadri stanno là da tanto tempo, molti altri, prima di me si sono interes­sati, quindi … non c’è niente di nuovo oggi sotto il sole. Hanno bisogno di un serio restauro conservativo, almeno per quelli che si possono recuperare!

Antonio Tamiano

Lascia un commento

XHTML: You can use these html tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

 

Gli articoli più letti