Pubblicato in: Lun, Feb 27th, 2012

Treno della Memoria/Auschwitz: la tragedia dell’intolleranza

Ricordare la crudeltà e la lucidità con cui nel corso della Seconda Guerra Mondiale i nazisti, guidati da Hitler, hanno deportato e poi sterminato milioni di ebrei, oppositori politici e persone estranee ai canoni di perfezione ariana, in virtù di un progetto di depurazione del mondo dai “parassiti della società”, è un dovere morale di ogni individuo, ancor più oggi che possiamo ancora entrare in contatto con gli ultimi superstiti dei lager, testimoni diretti di quella barbarie con cui l’umanità ha toccato il fondo.

È questo il fine dell’iniziativa Treno della memoria, che si svolge ogni anno tra gennaio e febbraio ed è promossa in Puglia dall’associazione “Terra del fuoco-Mediterranea”: toccare quel fondo, visitare i campi di sterminio che sono divenuti il simbolo della shoah, Auschwitz e Birkenau, sentire da vicino l’atmosfera che si respira in un luogo in cui ogni minima azione volta all’annientamento della dignità, dell’identità e della vita di persone considerate inferiori era studiata con maniacale meticolosità, degna del più cavilloso gioco di strategia. Soltanto un impercettibile dettaglio fa raggelare il sangue nelle vene: non ci sono pedine ma vite umane. In questo “gioco di morte” non c’è la possibilità di riappropriarsi del proprio turno se non dopo essere passati a miglior vita.

Nei campi, colmi di cruenta verità, l’unica finzione era quella inscenata dalle SS naziste per celare agli internati e al mondo esterno, sino all’ultimo istante, quello che accadeva realmente nei konzentrationslager, campi dal nome quasi innocente ma che, a conti fatti, “di concentramento” non sono mai stati.

Il primo treno della memoria parte nel 2005, su proposta dell’associazione piemontese “Terra del fuoco”; a questo evento aderiscono anche 50 studenti della provincia di Lecce, che l’anno seguente decidono di creare in Puglia una diramazione dell’associazione che si occupi dell’organizzazione del viaggio nel sud Italia. Nasce così “Terra del fuoco-Mediterranea”. Dall’11 al 17 febbraio scorso si è dunque svolto il viaggio del IV ed ultimo treno del 2012, che ha ospitato più di 700 persone, tra studenti pugliesi e calabresi.

Non è un caso se, al di là della settimana del viaggio che costituisce una vera e propria immersione nella tragedia di un passato a noi troppo vicino per essere chiamato storia, si svolgono numerosi incontri formativi ed assemblee per i partecipanti.

“È fondamentale una preparazione, per non rischiare di vanificare gli effetti del forte impatto emotivo che il viaggio provoca – ha dichiarato Paolo Paticchio, presidente di Terra del fuoco Mediterranea – Ci sono pezzi di storia che per essere assimilati hanno bisogno di tutti i sensi a nostra disposizione. Nessuno di noi, se non è stato ad Auschwitz o Birkenau, riesce a capire realmente di cosa stiamo parlando. Hai bisogno di metterti in contatto con quel filo spinato, con il freddo che ti entra dentro per capire almeno in parte la sofferenza di quelle persone”. 

Forse dopo questa esperienza ci si ritrova ancora più smarriti, privi della già labile corazza delle proprie certezze. Si è però più forti, più desiderosi di aprire gli occhi intorno a sé e fare in modo che l’intolleranza non metta più le sue radici, anche grazie ai piccoli gesti quotidiani di ciascuno, per non divenire come quei miliardi di persone che, da lontano, osservano il male senza muovere un dito.

                                                                                                           Grazia Pia Licheri

 

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