Essere Genitori…
Intervista/Il Prof. Paparella interviene sulle difficoltà che incontrano nella crescita i figli di genitori separati.
RENDERE SEMPRE PRESENTE CHI NON C’È. UN’IMPRESA
“Il bambino si accorge della tensione che c’è fra i genitori anche quando questi la mascherano. Se poi diventano tanto sconsiderati da litigare in presenza del bambino, le conseguenze possono essere davvero gravi”.
“Quello che conta, per il bambino è scoprire che fra i due non c’è rancore. Una storia è finita (e già questo non è facile da accettare); ma quella storia non viene rinnegata”.
Vengono frequentemente segnalate speciali difficoltà da parte di bambini di genitori separati e giungono in redazione richieste di suggerimenti. Ne abbiamo parlato con il prof. Nicola Paparella che da molti anni si occupa di educazione dell’infanzia.
Professore, che cosa si deve fare per evitare che i figli dei genitori separati avvertano disagi e sofferenze che poi rendono difficile anche l’azione educativa?
Spesso la separazione si accompagna ad un clima di rissosità che non giova a nessuno; nemmeno a coloro che si avviano alla separazione, figuriamoci ai bambini. La questione più delicata è data dal fatto che il bambino costruisce la sua identità a partire dalla percezione dei genitori. Se i due genitori si scambiano accuse e veleni, ne deriva – agli occhi del bambino – un graduale processo di svalutazione dell’immagine dell’uno e dell’altro, con tutta una serie di intuibili conseguenze. Questo vale, ovviamente, anche per i genitori che non si separano: scambiarsi insulti e messaggi denigratori, è quanto di più improvvido ci possa essere. Né vale tentare di metterci la toppa con l’attivazione di manovre seduttive (da parte ora dell’uno, ora dell’altro), perché anzi, ne possono derivare danni ancora più gravi.
Insomma non si deve litigare davanti ai bambini?
Il bambino si accorge della tensione che c’è fra i genitori anche quando questi la mascherano. Se poi diventano tanto sconsiderati dal litigare in presenza del bambino, le conseguenze possono essere davvero gravi.
E una volta che la separazione è già intervenuta?
È inutile tentare spiegazioni troppo complicate; anzi, i messaggi confusi implementano l’alone del dubbio e dell’angoscia. Meglio parlare chiaro, in maniera semplice e spiegare che l’intesa fra i due non c’è più; ma che l’uno e l’altro ricordano con piacere la loro storia d’amore e credono che sia stato bello e importante vivere insieme e accompagnare la crescita del loro figliolo. Bastano poche parole. Ricordandosi, però, che i discorsi più eloquenti si fanno con i comportamenti e non con le parole.
In che senso?
Quello che sto per dirle è facilissimo, da dire. Ma è difficile da fare. Ciascuno dei due genitori deve rendere presente colui che non c’è. Renderlo presente in un alone positivo. Quello che conta, per il bambino è scoprire che fra i due non c’è rancore. Una storia è finita (e già questo non è facile da accettare); ma quella storia non viene rinnegata.
E quando c’è un altro genitore? Per esempio, la mamma si è separata ed ora convive con un altro signore che si presenta come nuovo papà. Va bene così?
La cosa migliore è sempre la verità. Sempre e in ogni caso. Al più si può dire, soprattutto se la separazione è avvenuta quando il bambino era ancora molto piccolo, che il bambino ha avuto due papà: papà Antonio quando era piccolo e papà Pasquale quando è diventato più grande. Papà Antonio lo ha fatto nascere e papà Pasquale gli insegna a diventare grande. Se però l’età lo consente, si può anche preferire un rapporto più disinvolto, motivo per cui il nuovo compagno della mamma verrà chiamato con il suo nome e senza la finzione di chiamarlo papà, che può determinare dei contraccolpi psicologici. In ogni caso, nel dubbio, ricordarsi che la via migliore è quella che si accompagna alla corretta percezione dei fatti, evitando però di commentarli con tinte oscure, con maldicenze, con forme di denigrazione che agiscono come boomerang.
Non capisco, perché dovrebbero agire come boomerang?
Le faccio un esempio. Se la coppia formata da Maria e Gennaro non trova di meglio che esercitarsi nel continuo scambio di accuse e di epiteti irripetibili, vi sembra davvero impossibile che qualcuno possa chiedere a Maria come abbia fatto a incontrare e a scegliere una persona tanto abominevole come il suo Gennaro? E non può anche accadere che qualcuno possa chiedere a Gennaro come abbia fatto a sposare una persona tanto perversa come la sua Maria? Ecco, questo il bambino lo pensa, anche se non lo dice; anzi, lo crede, anche quando sembra dire tutt’altro. E questo non giova alla costruzione dell’identità del bambino né giova alla gestione dei rapporti intra familiari.
Il prof. Nicola Paparella è disponibile a rispondere alle domande che i lettori vorranno porgli.
A cura di Sonia Marulli