50 anni fa moriva “L’Usignolo”… Lecce in festa per Tito Schipa
Eraldo Martucci/“Musicista a tutto tondo, con seri studi di composizione che sfociarono nell’operetta”.
“L’Elisir, il Barbiere, il Werther e Manon i suoi principali cavalli di battaglia”
Critico musicale e giornalista del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, vicepresidente della Fondazione Ico “Tito Schipa”, Eraldo Martucci ha curato le manifestazioni legate al cinquantenario della scomparsa di Tito Schipa. rappresentanza del Comune di Lecce. Martucci ha poi fondato assieme al pianista Francesco Libetta, e con l’aiuto della Fondazione Patrons of Exceptional Artist di Miami, l’Associazione Nireo, diventata etichetta discografica. Tra le sue pubblicazioni c’è anche il cofanetto di 31 cd contenente tutte le registrazioni del grande tenore leccese Tito Schipa.
Martucci, chi era Tito Schipa?
Vocalmente il suo timbro non era bellissimo, ma era assolutamente inconfondibile. All’inizio della carriera Schipa cantò soprattutto opere come Tosca e Cavalleria Rusticana, ma il suo repertorio d’eccellenza fu quello del tenore leggero, ed i suoi cavalli di battaglia furono L’elisir d’amore, Werther, Barbiere di Siviglia e Manon.
Ma la popolarità di Schipa varcò i confini spesso ristretti del teatro d’opera…
Se definissimo Tito Schipa solo come tenore, per quanto tra i più grandi di tutta la storia del belcanto (ed in assoluto il più grande del ‘900 tra quelli cosiddetti di grazia) non gli renderemmo infatti piena giustizia. D’altronde lui stesso amava ripetere: “Attenzione! Io non sono un tenore! Casomai sono un uomo che canta da tenore!”. Il cantante leccese era infatti qualcosa di più e di diverso. Intanto era un musicista a tutto tondo, con seri studi di composizione alle spalle che sfociarono, tra l’altro, nell’operetta “La principessa Liana”. E nei numerosissimi concerti che teneva infiammava il pubblico con le più belle canzoni leggere dell’epoca, soprattutto quelle di Bixio, e con i “classici” della canzone napoletana. Negli anni trenta, però, la sua popolarità, già grandissima, ebbe un ulteriore incremento dalla partecipazione ai primi film sonori italiani. Fra le tante pellicole girate in quel periodo il suo film più celebre fu “Vivere”, del 1936.
Tutte canzoni che si trovano nel cofanetto pubblicato da Nireo cinque anni fa.
Con Francesco Libetta abbiamo lavorato due anni per portare a compimento questo progetto. La pubblicazione, che ha visto vede come coprotagonista la Fondazione “Tito Schipa” Ente Morale e l’Associazione Amici della Lirica “Schipa”, è stata resa possibile anche grazie al contributo del Conservatorio “Schipa”, del Comune e della Provincia di Lecce e dell’Archivio “Schipa – Carluccio”. La base è stata fornita dal texano Padre Cantrell che, in 50 anni di dedizione totale e di lavoro ininterrotto, ha raccolto tutto quello che Schipa ha inciso, una raccolta scoperta e incoraggiata da Tito Schipa jr.